Luca Salvioli su “Nova” segnala un’iniziativa di Lawrence Lessig, coadiuvato dallo stratega politico Joe Trippi, molto interessante riguardante la politica americana ed in particolare il prossimo rinnovo del Congresso – il Parlamento – degli Stati Uniti.
Il punto di partenza è l’unione di concetti innovativi legati al web (Wiki, Mash up, Open source) con il tema che ormai è il sottofondo dell’attuale momento politico americano: the change, il cambiamento.
Il nucleo è la creazione di u sito internet bipartisan che sfrutta la natura partecipativa del web 2.0 applicato alla politica e che si svilupperà in tre fasi.
Nella prima i candidati potranno segnalare la loro adesione ad uno o più di quattro principi di fondo:
- la non accettazione di contributi dalle lobby;
- l’impegno a vietare la destinazione di denaro a progetti di quartiere di discutibile valore;
- l’impegno a sostenere il finanziamento pubblico delle elezioni;
- la promessa di promuovere una maggiore trasparenza del funzionamento del Congresso.
Nella seconda fase – iniziata da aprile – ogni distretto sarà colorato a seconda dell’appartenenza dei candidati.
Quelli che aderiranno a tutti i principi vedranno il loro colore di riferimento con tonalità più o meno brillante a seconda del numero dei principi a cui avranno aderito, con l’indicazione dei contributi economici ricevuti dalle lobbies.
La terza fase sarà la raccolta di finanziamenti per i candidati che faranno della riforma il loro impegno principale.
Una volta svolte le elezioni i cittadini monitoreranno l’attività dei politici e l’aderenza alle scelte fatte in precedenza.
Il sito monitorerà anche temi come il riscaldamento globale, la guerra in Iraq, la sanità, fornendo una base popolare e informata.
“Non si tratta di un opuscolo politico” – ha detto Lessig – “il web è una tecnologia che, se ben architettata, può consentire a uno straordinario numero di cittadini di impegnarsi: parlare, scrivere, studiare, assumersi responsabilità. Questo impegno trasforma gli elettori in militanti”.
Proprio nel momento in cui anche nel nostro Paese si discute di cambiamenti delle forme-partito, di trasparenza, di cambiamento della classe politica ed oltre, un uso diverso delle tecnologie può rappresentare uno strumento adatto fornendo la struttura anche per una nuova definizione dell’agenda pubblica, non più calato dalle strutture o dal funzionariato partitico, ma emergente dal basso.
Ma il tasso di innovazione delle forze politiche non sembra essere al momento molto significativo.
A partire proprio dagli strumenti del web, settore in cui la blogosfera sembra aver, anche per questa nostra tornata elettorale, bocciato i partiti.
Forse tocca adesso tocca noi.
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