No, questa cosa proprio non funziona e davvero ne abbiamo le scatole piene. Con la possibilità di un raffronto. Oggi al Senato della Repubblica italiana erano presenti 11 onorevoli su 321 per la discussione del decretino anticrisi. La seduta comincia alle 16,30, dura 10 minuti e alle 16,43 l’eroica riunione si scioglie riconvocando l’assembea plenaria per il 5 settembre. Dal 23 agosto la discussione riprende in sede di commissione bilancio con altri pochi eroici senatori. Lunedì sera, il 15 agosto, Mauro Salizzoni entrava in sala operatoria con la sua equipe di medici ed infermieri per un trapianto di fegato. Il ricevente, affeto da cirrosi, era classificato come “Urgenza Nazionale” che significa una bassissima aspettativa di vita: in sostanza sarebbe morto da lì a poco. Ora sia Salizzoni – e altri medici ed infermieri di altre equipe che hanno trapiantato anche i reni in altre città – che tutto il sistema sono certamente pagati meno lautamente dei nostri senatori e sostanzialmente non possono calibrare più di tanto le loro ferie per motivi ovvi, con l’aggravante soprattutto degli infermieri di sala operatoria che hanno alte specializzazioni – e bassi emolumenti – e sono pochi. Però, di fronte allediverse “urgenze nazionali” il comportamento di questi lavoratori è ben diverso: sia dal punto di vista contrattuale, sia di remunerazione che, certamente, etico. C’è quindi un’Italia che prende a cuore le urgenze nazionali e un’italia un po’ meno preoccupata, soprattutto dal punto di vista etico. E non ha paura di essere accusata di demagogia.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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