Una semplice riflessione a margine di un’esperienza di qualche giorno fa. Chiamato al Pronto Soccorso del mio Ospedale, visito un signore di circa 70 anni con sangue nelle urine. Ben presto il quadro è chiaro: la vescica è completamente ostruita da una neoplasia ed in realtà il sangue esce senza controllo, per meglio dire rigurgita dalla vescica stessa. Pare sia da almeno una settimana in queste condizioni. Gli esami eseguiti d’urgenza dimostrano una anemia molto grave, attendendomi uno shock da un momento all’altro. Ma non sta qui il problema.
Esiste in questi casi una “linea d’ombra”, o meglio un periodo variabile compreso tra il momento in cui decidi un atto importante come un intervento d’urgenza di cui non sai bene l’esito ed il momento in cui inizi effettivamente l’intervento, dove la tua mente si resetta e si concentra solo sulle cose fondamentali. Spesso c’è la possibilità, malgrado le condizioni della persona a te affidata, di cercare di capire un po’ meglio le coordinate di questa vita che hai incrociato. E data la situazione questo momento non può essere fatto di chissà quante parole, di chissà quali ragionamenti; e viene speso con estrema franchezza e sincerità. E’ un incontro per forza di cose veloce e spesso duro, senza scampo dove è difficile mentire. La storia in realtà è semplice: una moglie anziana e malferma e soprattutto un figlio disabile di quarantacinque anni su una sedia a rotelle. La preoccupazione di tornare a casa il più presto possibile per continuare ad accudire il tutto. Non c’è questa volta malasanità, liste d’attese lunghe, errori diagnostici o altre cose del genere. Una storia banale, in fondo. Ma la cosa che mi ha davvero colpito è il fatto che nessuno si sia accorto di nulla. Siamo in una società in cui la nostra vita sembra tracciabile in ogni istante: le telecamere sparse nella città, gli orari in cui compiano un prelievo al bancomat o paghiamo con una carta di credito, il momento e la zona dove facciamo una telefonata e mille altri nostri segni. Ma nessuno ha “tracciato” cosa stava avvenendo in una famiglia di normali possibilità, dove la cura di un figlio è affidata ad un uomo di settant’anni che aspetta fino all’ultimo ed arriva con le proprie gambe in condizioni disastrose al Pronto Soccorso. Quest’uomo potrà avere anche qualche colpa, qualcosa che sconfina nella paura o nell’omissione. Però, il succo, continua ad essere che nessuno si è accorto di nulla prima: questo è molto più che preoccupante.
Esiste in questi casi una “linea d’ombra”, o meglio un periodo variabile compreso tra il momento in cui decidi un atto importante come un intervento d’urgenza di cui non sai bene l’esito ed il momento in cui inizi effettivamente l’intervento, dove la tua mente si resetta e si concentra solo sulle cose fondamentali. Spesso c’è la possibilità, malgrado le condizioni della persona a te affidata, di cercare di capire un po’ meglio le coordinate di questa vita che hai incrociato. E data la situazione questo momento non può essere fatto di chissà quante parole, di chissà quali ragionamenti; e viene speso con estrema franchezza e sincerità. E’ un incontro per forza di cose veloce e spesso duro, senza scampo dove è difficile mentire. La storia in realtà è semplice: una moglie anziana e malferma e soprattutto un figlio disabile di quarantacinque anni su una sedia a rotelle. La preoccupazione di tornare a casa il più presto possibile per continuare ad accudire il tutto. Non c’è questa volta malasanità, liste d’attese lunghe, errori diagnostici o altre cose del genere. Una storia banale, in fondo. Ma la cosa che mi ha davvero colpito è il fatto che nessuno si sia accorto di nulla. Siamo in una società in cui la nostra vita sembra tracciabile in ogni istante: le telecamere sparse nella città, gli orari in cui compiano un prelievo al bancomat o paghiamo con una carta di credito, il momento e la zona dove facciamo una telefonata e mille altri nostri segni. Ma nessuno ha “tracciato” cosa stava avvenendo in una famiglia di normali possibilità, dove la cura di un figlio è affidata ad un uomo di settant’anni che aspetta fino all’ultimo ed arriva con le proprie gambe in condizioni disastrose al Pronto Soccorso. Quest’uomo potrà avere anche qualche colpa, qualcosa che sconfina nella paura o nell’omissione. Però, il succo, continua ad essere che nessuno si è accorto di nulla prima: questo è molto più che preoccupante.
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