Da sempre siamo più appassionati a capire cosa succede nel sistema nervoso produttivo del nostro territorio, rispetto al piccolo cabotaggio di magagne e prebende d’oro che in questi giorni stanno agitando Palazzo di Città a Torino. Che vengano riciclati e garantiti i vertici di Amiat o GTT è davvero un semplice problema politico che riguarda persone che permettono questo malcostume ed altre che ne usufruiscono. Queste persone usino quindi gli strumenti a loro disposizione e agiscano di conseguenza: noi, la prossima volta non daremo appelli quando sarà l’ora di valutarli e di mandarli a casa. Ciò che invece ci interessa veramente sono i movimenti nel mondo FIAT, che alla fine si possono riassumere nella completa perdita di centralità di Torino: la Fiat-Chrysler è una nuvola più compatta di quello che si pensi che sta velocemente omogeneizzandosi nei modi e nelle strategie di produzione con la testa pensante ormai fuori dall’Italia e con uno standard davvero globalizzato ed unificante dal Brasile agli Stati Uniti passando per Melfi. Possiamo certamente gridare con toni acutissimi allo scippo della nostra storia, alla possibilità che i nostri lavoratori restino a casa e che il futuro della nostra città possa avviarsi ad una piccola realtà di medio-piccole dimensioni con vocazione turistica e dolciaria, ma come sappiamo il problema resterà lì dove lo lasciamo. Allora è necessario che la politica nostrana, dopo aver dato un tratto di matita rossa alle piccole beghe create per sistemare qualche personaggio attraverso ampie guarentigie, inizi a pensare almeno come trattenere la testa pensante di queste produzioni e produca un ambiente favorevole all’insediamento ed allo sviluppo di tutto ciò che produce innovazione tecnologica, crescita delle conoscenze, valore intellettuale aggiunto, uniche speranze per permettere l’insediamento di produzioni che possano rilanciare occupazione qualificata, non delocalizzabile e che crei un vantaggio competitivo anche nelle grandezze del mercato globale. Possiamo continuare a lamentarci di cosa come cittadini attraverso lo Stato abbiamo dato e preso all’industria nostrana, ma ciò non risolverà i problemi. Bisognerà invece mettere in moto le intelligenze e le energie di tutti, colletti bianchi e blu, per dimostrare a noi stessi e agli altri che quello che possiamo creare qui, nel nostro territorio ha un valore aggiunto e possiede caratteristiche vincenti rispetto a Detroit o Belo Horizonte. Con la postilla che certamente la politica non è più in grado da sola di disegnare un progetto vincente e compiuto, ma può ancora essere un catalizzatore moderno ed efficace per far emergere e creare un ambiente favorevole dove produrre idee e prodotti ad alto contenuto di conoscenza che non possono essere, ancora, prodotti in Cina ed avere una bellezza tale da essere imparata a Detroit.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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