Come Giunta provinciale di Torino abbiamo deciso, su proposta del Presidente Saitta, di procedere alla costituzione di parte di civile nel processo vs. Thyssen-Krupp. La decisione potrebbe sembrare dovuta ed automatica, ma così non è. Soprattutto perché tra i diversi Enti Locali esistono diverse valutazioni sul come procedere: quantificare il danno e finire con un accordo extragiudiziale con l’azienda oppure procedere permettendo di celebrare per intero il processo. Per intenderci la prima opzione sembrerebbe quella maggiormente congeniale al Comune di Torino, mentre la seconda è stata quella scelta dalla Provincia di Torino. Entrambe le posizioni sono certamente legittime ed hanno pro e contro di indubbia efficacia. Ma personalmente mi sono adoperato affinché la Provincia di Torino andasse avanti nel procedimento senza tentennare sull’accordo pregiudiziale con la Thyssen-Krupp e lasciando al giudice l’eventuale quantificazione del danno. Perché non è il pagamento del danno il problema. Il nodo è comunicare a chiare lettere a tutta la società – aziende, lavoratori, politica, sindacati – che un Ente che governa un’area vasta come la Provincia di Torino, non tollera cedimenti sulla sicurezza del lavoro e sul rispetto delle norme. Questo è quello che i nostri elettori ci hanno chiesto; questa è la politica obbligata per una Giunta ed un Consiglio con maggioranza di centro-sinistra. Pur rispettando infatti le norme tecniche che lo Stato si è dato per regolare i rapporti tra le vittime ed il datore di lavoro inadempiente, vale la necessarietà di una scelta politica chiara e senza ombre. La salute del lavoro rimane un fatto collettivo, che accresce la sua forza se tutta la società interviene non caricando le singole famiglie, duramente colpite, di compiti politici che non possono sopportare. Non è sbagliato, ben inteso, che esista la possibilità di sostenere per via legale le famiglie colpite, ma altra cosa è il bene salute collettivo, bene comune che non può essere monetizzato, perché la nostra storia di salute non è legata a vicende singole, ma è appunto una storia collettiva. Un’ultima annotazione tra le tante che si potrebbero fare. Personalmente trovo debole la ragione di ottenere a tutti i costi un risarcimento da impiegare successivamente per creare fondi a favore della sanità dei lavoratori, aprire padiglioni ospedalieri dedicati, istituire con quei soldi corsi di formazione antinfortunistica o altre cose simili. Queste operazioni devono essere compiute come scelte prioritarie al di là di risorse che derivano da fatti di inaudita gravità. Devono essere scelte politiche con cui si destinano risorse proprie della pubblica amministrazione a tutti i livelli, compiendo chiaramente una scelta nella distribuzione delle risorse pubbliche in questo senso in alternativa ad altre di minore urgenza e validità sociale. È una scelta culturale e politica che non può essere messa in mora dalle scarsità di risorse o attendere gravi incidenti per essere agita.
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