Si dirà tutto il bene o il male possibile sul discorso di Walter Veltroni nella sala gialla del Lingotto a Torino. Ciò che però appare immediatamente chiaro è che l’ex segretario del Partito Democratico ha costruito un frame, una cornice possibile all’interno della quale costringerà ora al confronto il partito stesso. Oltre al fatto che questa costuzione potrebbe essere quella che potrà portare fuori dalle secche lo stesso Pd, arenatosi da più di un anno in un rincorrersi astratto di dichiarazioni dove vale tutto ed il contrario di tutto. Questa è l’impressione a caldo che emerge, soprattutto dopo l’intervento di Bersani che non è uscito da quella cornice, ma ci si è adattato senza altre divagazioni o rilanci. Ad oggi, infatti, quella di Veltroni sembra essere l’unica proposta compiuta che riporta il Partito Democratico alla discussione esterna, alla proposta larga al di fuori delle lotte intestine che hanno caratterizzato questo ultimo periodo. (altro…)
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
E’ ancora una volta da qui, da questo luogo, ieri di fatica operaia e oggi di servizi, tecnologia, idee, che vogliamo parlare della nostra Italia. Qui, da questa meravigliosa città che ha esaltato i due tratti fondamentali della nostra peculiarità nazionale, la voglia di intraprendere e lavorare e la grandezza del talento e della creatività.
Da qui, ancora una volta, deve venire una spinta coraggiosa a rendere possibile ciò che oggi rischia di sembrare impossibile.
Da qui deve venire l’indicazione di una luce per uscire dal tunnel e dall’incubo nel quale è precipitato il paese. (altro…)
Il documento dei veltroniani dovrebbe essere questo
La crisi politica del centrodestra è arrivata ad un punto di non ritorno. Dopo la rottura del Pdl, Berlusconi ha davanti a sé due strade: aprire la crisi di governo e invocare le elezioni, al caro prezzo di dover ammettere il fallimento politico della più consistente maggioranza parlamentare della storia della Repubblica; o tenere in piedi il governo e la legislatura, ma al prezzo non meno alto di legittimare la presenza determinante, nella coalizione di centrodestra, di una forza e una leadership che si collocano in modo esplicito su una linea politicamente e culturalmente autonoma.
Qualunque sarà la scelta, è chiaro che si va concludendo un ciclo storico, quello segnato dall’egemonia sul centrodestra e sul Paese del populismo berlusconiano, che ha dimostrato in questi anni una indiscutibile capacità di rappresentanza di una parte larga e tendenzialmente maggioritaria della società italiana, ma non è riuscito a trasformarla in azione di governo all’altezza dei problemi del Paese, adeguata ad affrontare in modo risolutivo i nodi che ostacolano lo sviluppo dell’Italia. (altro…)