Questa storia delle decurtazioni della spesa della politica attraverso tagli dei Consigli regionali, in realtà rischia di aggiungere irritazione a indignazione nei comuni cittadini. Almeno per due ragioni. Chiaramente la chiamata all’austerità è molto tardiva e sospetta: se non ci fosse stato il ballon laziale dubito si sarebbe verificata un’accelerazione. Ma soprattutto la “riformetta” sui costi della politica segue, da buon’ultima, quella che ha asciugato le tasche popolari a colpi di Imu e via discorrendo. Questo non è molto accettabile e la credibilità di una manovra del genere avrebbe certamente tenuto se la cosiddetta politica avesse iniziato prima di altri ad autoriformarci. Cade cioè l’idea che lo snellimento delle prebende (snellimento e non vero e proprio talgo) possa intendersi come un momento di condivisione delle difficoltà generali. in sostanza prima tu che poi arrivo anch’io. Il secondo tempo della storia è ancora più simpatico e sottende una incapacità di fondo: le agevolazioni e denari che si stanno per sopprimere, non avranno un benchè minino effetto sulle casse dello Stato. Risulta comunque chiaro che mille euro stanno meglio in un asilo nido e che l’idea di una limatura alla sperequazione sia positiva, ma tutto questo non sarà minimamente efficace. Ed in fondo questo lo sappiamo tutti, e proprio perchè lo sappiamo siamo ancora in attesa di azioni che possano davvero ascriversi al bisogno di efficacia ed efficienza che tutti ormai richiedono dalle pubbliche amministrazioni. E se un qualsiasi provvedimento che toglie a qualcuno e nei fatti non aumenta il benessere degli altri viene propagandato come necessario, forse è solo fumo negli occhi e potrebbe anche essere incasellato nella categoria della stupidità pelosa
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro