Per rivoluzionare il sistema energetico mondiale tagliando del 70% le emissioni entro il 2030 sono necessari circa 810 miliardi di dollari. Tradotto vuol dire che sarebbe necessario impiegare l’1% del PIL mondiale per raggiungere l’obbiettivo di 550 ppm (parti per milione) di anidride carbonica  in atmosfera. Il dato emerge dalla pubblicazione del nuovo rapporto Mc Kinsey sul contenimento delle emissioni di gas serra. Una delle domande che i consulenti si sono posti è stata infatti quali sono i costi ed i benefici dei tagli alle emissioni ottenibili con le attuali tecnologie. Paraddossalmente una delle risposte immediate è che oltre ai costi esistono, appunto, dei benefici rappresentati da quelli che, nel gergo tecnico, sono chiamati “costi negativi”. Cioè investire sull’efficienza dei motori, sul passaggio da lampadina a Led, sull’isolamento delle abitazioni, sulle auto ibride, produce un contemporaneo taglio delle emissioni ed un calo dei costi iniziando dalla spesa energetica.

Queste considerazioni economiche, portano anche ad individuare una scala di priorità delle azioni che vede in primo luogo l’efficienza energetica come primo passo meno costoso, attribuendogli la possibilità di risparmiare 14 miliardi di tonnellate all’anno di CO2.
Al secondo posto ci sono le energie rinnovabili. Idroelettrico, eolico, solare, biocarburanti e le nuove metodiche di cattura della CO2 potrebbero garantire a livello mondiale il 70% del fabbisogno energetico carbon-free.
Successivamente esistono le azioni di modifica del ciclo del carbonio: fermare la deforestazione, piantumando nuovi alberi, modificando i sistemi di produzione in agricoltura che incrementerebbero le capacità di assorbimento della CO2.

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