Una lezione utile su come supportare una moderna modalità di governo fondata sui dati e sulle evidenze scientifiche è quella del Government Office for Science britannica, che potrebbe trovare utile applicazione anche a livello di amministrazione regionale. In sostanza l’Office governativo è la “casa” della scienza e dell’ingegneria presso il Governo, con il ruolo chiave di garantire che tutti i livelli di amministrazione e decisione politica, tra cui il Primo Ministro, ricevano la migliore consulenza scientifica possibile, consentendo un’interazione in grado di creare politiche che sono supportate da forti prove e robusti argomenti basati su evidenze scientifiche. L’attività viene rimandata anche ai non specialisti tramite un sito con la supervisione di Sir Mark Walport. La creazione di uno strumento simile è sicuramente utile soprattutto in quei casi, e sono molti nel nostro Paese, in cui il decisore politico è a digiuno di preparazione e modalità scientifiche di ricerca e che quindi si trova a masticare una materia ostica soprattutto per le diverse abitudini di risoluzione delle problematiche e le scelte improntate sempre ad una corretta analisi di robusti ed evidenti dati forniti con metodo scientifico.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Il Post riporta un duro editoriale della prestigiosa rivista Nature sui rapporti tra Scienza e Politica in Italia.
“La scienza è soggetta a un sospetto irrazionale in molti paesi, ma in Italia c’è la percezione che la scienza non abbia alcun peso: una condizione dovuta a decenni di pochi finanziamenti e disprezzo da parte della classe politica. L’Italia investe appena l’1,26 per cento del suo prodotto interno lordo nella ricerca e nello sviluppo (R&D), rispetto alla Germania che investe il 2,82 per cento e alla media del 2 per cento dell’Unione Europea. Nel 2009, in Italia erano impiegate a tempo pieno solo 226mila persone nel settore R&D, mentre in Germania erano 535mila. Il sistema soffre da tempo della mancanza di soluzioni per favorire il merito, cosa che favorisce il clientelismo per ottenere incarichi e promozioni in ambito accademico. I responsabili delle istituzioni di ricerca sono diventati tali spesso per indicazione politica e non per le loro competenze”.
Le cose non sembrano migliorare nemmeno in tempi di governo tecnico per le continue giravolte del Ministro Profumo, che solo ultimamente ha deciso di dialogare con i ricercatori creando una consulta degli enti di ricerca.
Colpisce la chiusura dell’intervento di Nature: “È cruciale in questo momento che i responsabili degli istituti di ricerca siano lasciati in pace per portare a compimento la riforma, e che la scienza non cada vittima – ancora una volta – di politiche poco trasparenti. Costruire il rispetto per la scienza richiede tempo”
Il problema non è essere d’accordo, il problema è esserne convinti nel profondo e riportare nell’agenda politica la scienza e la ricerca come questioni dirimenti per il futuro dell’Italia.
Gli interventi di lotta alla povertà, ai cambiamenti climatici, alle diseguaglianze di salute e via discorrendo, hanno tutti una specificità: a volte funzionano, a volte no e nessuno sa spiegare bene il perchè. Da una parte gli amministratori – chi avrebbe in teoria il potere e la possibilità di far cambiare le cose – non sembrano possedere gli strumenti, anche culturali, per affrontare bene i problemi. (altro…)