Cosa ne pensa il Governo della Regione Piemonte sui ticket sanitari? La domanda non è oziosa, perchè in realtà la norma ormai in via di approvazione sull’imposizione di contributi alle prestazioni sanitarie lascia la possibilità alle Regioni di far pagare il ticket intero, di distribuirlo in diversi miniticket o di non farlo pagare recuperando risorse da altri capitoli. L’Importante per il Governo Bossi-Berlusconi è che le Regioni si accollino la spesa sanitaria scaricando lo Stato: forse un nuovo modo di intendere il federalismo fiscale. Per ciò che attiene il Piemonte il ticket sulle visite specialistiche vale circa 29 milioni di Euro come ci informa il Sole24Ore e su queste cifre bisognerà ragionare in Piazza Castello. Nulla però ci è pervenuto sulla volontà del Governo Regionale del Piemonte in merito. Una decisione che può nascondere una partita più articolata e che tocca il nodo della sanità privata. Sono diverse, infatti, le considerazioni che giungono da diverse parti sull’eventuale regalo che questa norma potrebbe fare ad una strisciante privatizzazione sanitaria. Se la norma non verrà congegnata in modo perfetto, si potrebbe verificare il caso che il superticket si assommi alla franchigia e quindi si potrebbe arrivare ad evitarlo pagando solo la franchigia al privato ed eseguendo esami e valutazioni specialistiche nel privato. Senza nessun livore “pubblicistico” balzerebbe comunque immediato all’occhio una distorsione del “mercato” sanitario a mio avviso insostenibile e soprattutto svantaggioso per chi non possiede redditi “forti”. La risposta sulla volontà di normare in Piemonte questa nuova tassazione non è quindi “neutra”, ma potrà farci capire quali siano le linee guida del Governo verde-blu sulla salvaguardia delle prestazioni pubbliche e quali idee esistono in merito al rapporto pubblico-privato in sanità
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Vedremo se le manterranno, ma alla voce “misure di compartecipazione all’assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni erogate dal Sistema Sanitario Nazionale, rimangono ad oggi i nuovi ticket sulle prestazioni sanitarie che saranno attivi dal 2014. Dentro c’è un po’ di tutto: dai ricoveri ospedalieri, alle prestazioni radiologiche, dalle visite specialistiche ai farmaci e via discorrendo. Ma il punto odioso di questo provvedimento è che tali pagamenti per prestazioni si sommerebbero a quelli già presenti in alcune Regioni, arrivandosi quindi ad un doppio ticket peraltro diverso nelle varie Regioni. Dal punto di vista dell’economia sanitaria sono diversi gli studiosi che hanno analizzato l’impatto sul risparmio sanitario con il risultato di non considerarli dei calmieratori di spesa pubblica, ma anzi in diversi casi dei moltiplicatori di spesa. oltre infatti alle diversità che si creerebbero sul territorio nazionale, spicca la considerazione che l’introduzione di questa tassa provocherebbe, man mano che si scende dalle famiglie con maggior potere d’acquisto a quelle con maggiori difficoltà, ritardi di diagnosi e difficoltà maggiore d’accesso alle prestazioni sanitarie con un supplemento successivo di spesa sull’intera comunità data dalla necessità di assistere persone con stati più avanzati di malattia e con necessità di maggiori tempi di ospedalizzazione e di cure. Resta il fatto che la nuova norma permette comunque la possibilità, per le Regioni che prevedono già un Ticket, di adottare provvedimenti di riduzione delle “misure di compartecipazione”, purchè venga assicurato comunque l’equilibrio economico-finanziario attraverso misure “alternative” .
Giusto per comprendere come vanno le cose in sanità, credo sia ora di ricordare alcune cose sulla pubblica amministrazione che, nel mio piccolo, ho imparato nel precedente ruolo di Assessore della Provincia di Torino.
L’iter istruttorio di una delibera, e credo non faccia eccezione più di tanto l’Ente regionale, prevede che prima di essere “passata” in Giunta contenga tutta una serie di pareri tra cui quello del Direttore della struttura, che non è un organo politico, che la sottoscrive assumendosene diverse responsabilità di tipo amministrativo. Il contenuto “politico” deve cioè passare il vaglio della legittimità amministrativa prima di essere licenziata dalla Giunta. Il fatto poi che venga presentata nei lavori di Giunta da un Assessore, non toglie che la responsabilità dell’approvazione o meno, sia di tutta la giunta che, infatti, esprime parere favorevole a maggioranza o, come di consueto, all’unanimità. (altro…)
Un aspetto che continua a rimanere in ombra in questa campagna elettorale è quello della salute. Se da una parte è vero che il Comune non ha reposnsabilità dirette nella gestione delle cose sanitarie, rimane pur vero che il Sindaco è la più alta autorità con responsabilità anche dirette sulla salute dei cittadini. In sostanza determinate scelte sulla salute dei cittadini vedono il Sindaco come interlocutore privilegiato, sia nel momento in cui sono imposte dall’Autorità regionale sia in fase propositiva, dove il Sindaco preso atto dello stato di salute dei propri cittadini, delle diseguaglianze dei risultati di cura nelle diverse zone della città, delle diverse esposizioni a rischio immediate o diluite nel tempo, può concertare gli interventi da fare. Particolarmente interessante, infatti, rimane un risultato che la scuola torinese di epidemiologia ha a lungo ed intensamente studiato nella nostra città e cioè la differenza dei risultati di salute nelle diverse zone della città e le cause che determinano queste ineguaglianze. (altro…)
I liberaldemocratici, nelle ultime elezioni inglesi, avevano lanciato una proposta apparentemente curiosa in fatto di sanità: trasformare i “primary care trust” – i corrispondenti della nostra Asl- in organi elettivi. In realtà l’idea non è così nuova e ne abbiamo traccia nell’opera di Maccacaro negli anni ’70. Proprio oggi, nel pieno della discussione di deficit sanitari, di critica ai poteri dei Direttori Generali sempre più monocratici, di ingerenze della politica persino nella nomina dei primari degli ospedali, questa proposta non è certamente da scartare. (altro…)
Per dire cosa ci piacerebbe veder realizzato nel nostro Sistema Sanitario piemontese, basterebbe replicare l’iniziativa presentata all’Ospedale Bambin Gesù di Roma. Con un semplice “click” attraverso un collegamento internet o dall’Ipad, è possibile disporre di una serie di servizi quali prenotazione di visite, esami diagnostici tipo Tac, pagamento e ritiro dei referti oltre alla possibilità di disporre di una “Carta della Salute Elettronica” che contiene storia clinica, disgnosi, terapie dei malati. (altro…)
Preoccupazione: questo è il sentimento che sta percorrendo ospedali, ambulatori, pronto soccorsi o comunque chi lavora in sanità. E di motivi certamente ce ne sono diversi. Dapprima la sensazione che non esista un vero timoniere nelle questioni che riguardano la salute con visione sul futuro allegata. Divisioni partitiche all’interno della maggioranza tra Enzo Ghigo che attacca il vertice leghista, divisioni tra l’Assessore di riferimento Caterina Ferrero (Pdl) e il Direttore dell’Aress Zanon (Lega nord) conditi dal Direttore Generale dell’Assessorato Monferino che sembra giocare una partita in proprio senza padrini o padroni. (altro…)
Ieri è sucesso che per la prima volta mi si sono presentate chiare, una dietro l’altra, le ragioni per le quali l’opposizione di questo paese riesce a perdere consensi anche quando il governo in carica si avvia allo sfacelo. E se davvero si riesce a vedere un mondo in un granello di sabbia, il mio non fa eccezione. Il mio granello di sabbia si chiama salute, o forse meglio cura delle malattie ed è un mondo che tutti conoscono, chi più chi meno, perchè fin da piccoli siamo abituati a fare i conti con la prima vaccinazione, la prima puntura, la varicella, un parente malato da andare a trovare in ospedale e via discorrendo. Tutti pensiamo di saperne abbastanza in maniera tale da parlarne, un po’ come la nazionale di calcio. Eppure non è così. (altro…)
Roma, 17 gen. (Adnkronos Salute) – A lavorare negli ospedali, negli ambulatori e nelle Asl del Servizio sanitario nazionale sono 734.183 operatori. Di questi, 119.369 sono dirigenti medici e 290.278 sono invece infermieri. E’ la fotografia scattata dal Conto annuale 2009 della Ragioneria generale dello Stato – il rapporto che ogni anno registra numero, caratteristiche e costi del personale pubblico italiano – analizzato dal Centro studi della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) e pubblicato sul proprio sito web. Sul totale del personale, quelli con contratti a tempo indeterminato rappresentano la maggioranza con 693.730 unità, contro le 40.453 unità con rapporti di lavoro flessibili e quindi precari (tempo determinato, interinali, lavori socialmente utili, formazione lavoro e telelavoro). (altro…)