Barack Obama all’attacco sulle misure anticrisi. Afferma che le attuali politiche sono state ritenute positive dal 95% degli economisti ma non sono ancora sufficienti. Quindi via ad una nuova scossa economica con abolizione delle agevolazioni fiscali per le classi ricche e abbassamento della pressione fiscale per le classi medie attraverso un’azione governativa da varare anche entro un mese. Con una sferzata al Senato Usa per una pronta approvazione degli sgravi fiscali per le piccole imprese. Tra le due perdite di popolarità, quella del Capo del Governo italiano e quella del Presidente degli Stati Uniti, la qualità è ben diversa…
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Paul Krugman, nobel per l’economia, mantiene una posizione alquanto critica riguardo le politiche economiche internazionali. Secondo il suo punto di vista abbandonare le politiche espansionistiche significherà un periodo di “bonaccia” economica che non sarà in grado di recuperare i posto di lavoro perduti negli ultimi anni di recessione. “Ho letto i discorsi del presidente Herbert Hoover nel 1932” – dice Krugman – “ed è incredibile come ampi stralci assomiglino alle cose che dice ora Trichet. Una resurrezione di vecchie visioni, molto deprimente”. Lo stesso traino cinese non potrà dimostrarsi utile per la crescita mondiale e la germania ha preso una posizione che non fa bene a se stessa ed all’Europa. E l’Italia? “L’Italia è un caso curioso. Se si guarda al rapporto debito-Pil dovrebbe rientrare nel club dei paesi in crisi e anche prezzi e salari sembrano sopavvalutati, ma il suo deficit di breve periodo è inferiore e non ha problemi di finanziamento del settore privato perché non ha avuto bisogno di salvare banche come Spagna e Irlanda. Non dà l’impressione di entrare nell’area di crisi ma semmai il suo problema è che avrà un’economia debole per un certo periodo perché non è competitiva sul fronte dei costi”.
A livello nazionale e locale, esiste una discussione sulla capacità delle opposizioni di unirsi e dare una prospettiva politica a tutti coloro che, con la propria “astensione” attiva, più che far vincere il centrodestra sembrano aver fatto perdere il centrosinistra. Nasce così un florilegio di temi su cui non sembra possa raggiungersi una vera sintesi, ma di cui la vera essenza è che poco interessano i cittadini che vorrebbero conquistare. Credo che il tema che continua ad interessare gli elettori del nostro Paese sia relativo alla perdita di potere economico, sia che si voglia leggere come perdita di posti di lavoro o di potere d’acquisto. Il resto rientra nella categoria “fuffa”. Su quali temi creare quindi una unità di forze politiche? Lasciando perdere la “fuffa” credo potrebbe essere apprezzato un cartello di forze politiche che si batta per politiche economiche di espansione – quelle che una volta si chiamavano keynesiane – rovesciando le screditate teorie economiche di depressione e di tagli delle destre; una nuova regolamentazione della finanza; una maggior capacità di controllo democratico sulla politica della banca centrale europea. Come alcuni ricordano, questo è quello che, al contrario, hanno fatto piccole e grandi banche, operatori ed agenzie finanziarie e via discorrendo, unendosi e lasciando indietro futili differenze contro la politica di regolamentazione che era stata tentata dall’amministrazione americana poco tempo fa: hanno vinto unendosi sotto l’egida della finanza, anche politicamente riuscendo a disgregare la sponda opposta. Bisognerebbe lasciare perdere le inutili discussioni sul nulla delle opposizioni e iniziare a ragionare di unità d’azione proprio su questi temi economici, che poi rappresentano gli attuali profondi bisogni di operai, disoccupati e professionisti, L’unione insomma tra merito e bisogno.