Se la sinistra vuole ridare a Nicolas Sarkozy tutte le chances per il 2012, non potrà fare migliore scelta che ridurre il proprio progetto di società, come proposto da Martine Aubry (Segretaria del Partito socialista Francese), al concetto di “cura” (care) (…). Questo concetto si inscrive nella tradizione della filosofia empatica inglese, che risale a Hume e Adam Smith e risorge negli Stati Uniti con Reagan, nel 1982, con un libro di Carol Gilligan facendo del “care” l’ideologia del femminismo, la “moralità delle donne”, prima di diventare, con un altro libro di Joan trento, nel 1993, una forma generale di società. Così definito, questo concetto trova a priori una risonanza nella crisi attuale: rinvia al bisogno di rispondere al sentimento di solitudine, d’abbandono, in cui soffrono coloro che sono in una situazione precaria, in una società che privilegia i vincitori. Essa ha anche l’abilità di introdursi nascostamente nella rivendicazione sindacale di una generalizzazione della sicurezza sociale alla precarietà del lavoro, alla domanda di cura che esprime l’emozione attorno ad azioni caritatevoli e di mordere sul terreno del cattolicesimo sociale che incarnano ad un tempo il centro e la seconda sinistra. Ma la Francia del 2010 non rassomiglia per nulla agli Stati Uniti del 1980 e questo concetto è infatti incompleto e pericoloso. E’ incompleto perchè non riprende che parzialmente al concetto inglese, che include infatti l’idea di “interessarsi a, prendere sul serio, dare importanza a” e rinvia alla dignità, all’esercizio partecipato del potere e non al paternalismo della cura. E’ pericoloso perchè trasforma i cittadini in malati e lo Stato in una sorta di Ospedale sociale generale. Come la sinistra fece già un tempo parlando della necessità di una “sicurezza sociale professionale”, assimilando la disoccupazione a una malattia, che lo Stato dovrà curare. E’ pericolosa perchè dimentica che i più deboli, quelli che dovrebbero essere curati, sono coloro i quali, oggi, non hanno diritto di voto. Di fatto, oggi, come domani, i Francesi non sono essenzialmente dei malati da curare, ma dei cittadini da prendere in considerazione. Essi non hanno bisogno di essere ascoltati se piangono per guarirli; ma che si ascoltino le loro volontà, per agire, per essi stessi, per gli altri, per le generazioni a venire, per il Paese. I Francesi non hanno bisogno di cure; essi domandano rispetto. E il rispetto passa da subito attraverso un discorso di verità: lo Stato è stato rovinato da vent’anni di lassismo. I soldi pubblici sono stati mal spesi, a vantaggio di coloro che hanno meno bisogno. Il Paese non lavora abbastanza e va verso il declino. La nazione ha dunque bisogno di una autorità giusta, attenta ai più deboli, che si preoccupi dell’avvenire, che decida democraticamente delle priorità trasparenti. Nulla sarà peggio che ritornare ai valori del 19mo secolo per riuscire nel 21mo.
(qui l’articolo originale di Jacques Attali)