Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Assunzioni in sanità? Vieni in Piemonte

Il governo ha confermato che «le vigenti disposizioni limitative delle assunzioni non si applicano agli enti del servizio sanitario nazionale che non sono interessate dai piani di rientro». Pochi giorni orsono l’Assessorato Sanità della Regione Piemonte ha fattivamente bloccato la nomina di nuovi primari, capi dipartimento e via discorrendo, almeno fino a quando non sarà riorganizzato l’assetto territoriale delle ASL ecc. Insomma, mettetevi d’accordo…

Monferino part time?

Rientrato da una parentesi di aggiornamento in Francia, scopro che il nuovo Direttore Generale della sanità in Piemonte stia ancora a “bagnomaria” nell’attesa che qualcuno sciolga il rebus delle sue compartecipazioni nei c.d.a. – remunerati – di diverse aziende. In soldoni firmerà il suo contratto in Regione se gli saranno garantite le prebende che attualmente riceve da altre fonti. Una domanda semplice semplice potrebbe essere quella di come farà a garantire una costante presenza in assessorato, tenendo conto che l’impegno non è certamente da considerarsi alla stregua di un hobby. Chi lavora per la sanità certamente non lo fa solo per passione, ma da qui a pensare al part time ce ne corre davvero…

Il Sudan meglio del Piemonte?

Emergency apre un ospedale in Sudan in due anni. Usa anche tecnologie ecosostenibili e progetta la struttura partendo dale esigenze di chi vive nelle sale operatorie, nei reparti, negli ambulatori. Perchè questi lavoratori sanno quali saranno i flussi delle persone, da dove verranno, come si muoveranno all’interno di un ospedale, dove andranno. Due anni. Noi siamo ancora a capire se possiemo fare la città della salute, dove, come. L’obbiettivo di emergency è semplice: dare le migliori risposte possibili di salute. E chiaramente il concetto di “spreco” non è nemmeno immaginabile date le risorse possedute. L’obbiettivo è una risposta alla salute. Non altro. Non gli ospedali “Hub” con i “satelliti” del nostro Presidente del Piemonte. Mi chiedo come sia possibile che chi lavora in sanità non abbia la nausea e non dica nulla.

Cota e la sanità: dilettanti allo sbaraglio

Ciò che più stupisce delle dichiarazioni dell’ultima settimana del Governatore Cota e della sua squadra è la completa ignoranza del “pianeta sanità”. Tenendo conto che si parla di circa l’80% del bilancio regionale, la cosa si fa preoccupante. Tralasciando amenità come i pampers ai nuovi nati – sarebbe più utile intervenire meglio su questi presidi per categorie a rischio come gli anziani – è utile esaminare meglio cosa effettivamente hanno detto gli amministratori della nostra sanità. Straordinari per diminuire le liste d’attesa? Forse non tutti sanno che per i medici specialisti non è previsto l’istituto dello “straordinario”. Essendo dirigenti – non si sa bene di cosa, ma è così – i medici lavorano per soddisfare le esigenze delle persone che richiedono assistenza secondo carichi di lavoro richiesti dalle aziende. Se per raggiungere quei carichi ci metti 8 o 12 ore sono “affari” tuoi, anche se esiste un orario di lavoro di circa 8 ore giornaliere. Una forma di straordinario esiste per chi fa turni di guardia o reperibilità, che sono cose diverse. Tenendo anche conto che il Governatore Cota e la sua giunta hanno chiaramente ridotto anche la possibilità di sostituire i medici i pensione con nuovi medici (si chiama blocco del turn-over), un qualsiasi reparto deve comunque dare un volume di assistenza programmato con meno medici. E le ore che si fanno in più non vengono comunque pagate: è storia comune che ogni medico ospedaliero abbia di norma decine o anche centinaia di ore extra orario che nessuno riconoscerà mai. Maggiori contributi per pagare ore in più e contenere le liste d’attesa sono quindi una pia illusione e non toccano il problema. Che è più quello della richiesta di visite non appropriate o di organizzazone del lavoro che altro. Oltre al fatto che è davvero di dubbio gusto far passare l’idea che i medici siano dei mercenari che aspettano solo di farsi pagare qualche ora di lavoro in più per abbattere le liste d’attesa. Non si sa poi quando effettivamente potrebbero farle queste ore, visto il fatto che si lavora già per centinaia di ore in pù fuori dall’orario di lavoro. Insomma Cota e i suoi sono a digiuno della differenza che corre tra curare un sintomo o una malattia. L’altra chicca ci proviene dal capogruppo dei berlusconiani in Regione Piemonte che chiede poliambulatori aperti fino al tardo pomeriggio e sale operatorie in funzione tutto il giorno, sabato compreso. Se non avete perso il filo del ragionamento fatto finora, vi verrà spontaneo chiedere con quali risorse di medici, infermieri, tecnici e via discorrendo sarebbe possibile fare tutto ciò. Ricordando anche che i medici sono abituati a lavorare sulle urgenze la sera e la notte, a garantire la gestione di un reparto tutti i giorni della settimana sabato e domenica compresi. Ma davvero ci si sarebbe aspettato di più, almeno sapere come, quando e con chi risolvere il problema sanitario. Dal momento che hanno istituito non una, ma ben due commissioni in appoggio alla scrittura delle politiche sanitarie della nostra Regione. Sarebbe ora di avvertire il governo della sanità piemontese che il tempo della ricreazione sta finendo e che sarebbe ora di passare dal vuoto dilettantismo alla concretezza della professionalità.

Cota ritira il ricorso: il Piemonte terra di conquista nucleare.

Che fossero amici del nucleare lo potevamo presumere, malgrado le incertezze durante la campagna elettorale per le regionali piemontesi. Ma ciò che veramente fa specie in questo ritiro del ricorso della Regione Piemonte, allora amministrata da Mercedes Bresso, è che nei fatti il governatore leghista Cota dà nei fatti via libera a Roma per la scelta dei siti dove installare il o i siti nucleari in Piemonte. Una vera e propria cessione di sovranità al centralismo di Roma che deciderà senza nessun intoppo l’area che meglio preferisce per costruire appunto un’opera di forte impatto ambientale. O magari anche dove ubicare semplicemente il sito nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari italiane, con Trino in pole position data l’attuale capacità di accogliere le scorie della precedente attività piemontese. Interessante sarà comprendere come riusciranno a far conciliare sbandierate, almeno in campagna elettorale, virtù quali la capacità di leggere il territorio, di vicinanza alle popolazioni, di essere “padroni a casa propria”, di autogoverno piemontese e via discorrendo. Ma le uniche capacità attualmente esercitate sembrano essere quelle delle parole (perchè di fatti ancora non ne abbiamo visti) contro gli immigrati. Sempre che anche questi non servano ad infoltire le fabbrichette brianzole o la raccolta delle pesche nostrane. Chiaramente sulle energie rinnovabili o sulla necessità di rendere davvero il più possibile indipendente il nostro territorio dal ricatto del petrolio “nisba”, per dirla come loro.

Giornata dell’ambiente: il Piemonte si affida a “chi l’ha visto?”

Giornata dell’Ambiente. Il Piemonte si affida alla trasmissione “chi l’ha visto?” per comunicare cosa c’è da fare e cosa è stato fatto in questi anni. Devo dire che, almeno all’interno del mio luogo di lavoro, nessuno sapeva nulla dell’avvenimento. E dire che non c’è nemmeno troppa necessità di spesa per far capire due o tre piccole cose e far appassionare le persone non tanto al catastrofismo ambientale, ma alle numerose opportunità che una rivoluzione ambientale potrebbe far nascere non sulla luna, ma proprio sul nostro territorio.

La sanità piemontese affidata ai proconsoli.

La sanità piemontese in mostra oggi sulle pagine dei giornali. Da una parte il Prof. Fronda, Direttore della Chirurgia delle Molinette, denuncia che con il blocco previsto dalla Giunta Cota nei prossimi mesi dovrà ridurre posti letto ed interventi per mancanza di personale. Dall’altra il consigliere del Presidente della Regione arruola 13 nomi illustri della sanità piemontese per intervenire su altrettante aree sanitarie dall’emergenza per infartuati, alla rete per gli ictus peraltro già avviata dalla precedente amministrazione. In mezzo a tutto questo il silenzio dell’opposizione tutta, che non si scandalizza del fatto che si crei una struttura aristocratica medica che deciderà al di là della normale dialettica democratica e scientifica e che lascia senza colpo ferire che sia attivato un vero e proprio razionamento delle prestazioni sanitarie a ridosso dell’estate, momento certamente critico come ben sanno i medici che lavorano negli ospedali e ambulatori. Fare una seria opposizione in Regione significa anche incalzare i decisori politici sul fatto che esistono priorità che vanno affrontate con professionalità e che la prima cosa da osservare è come l’amministrazione possa favorire il lavoro dei medici. Perchè i medici sanno lavorare, si organizzano in società scientifiche che elaborano linee guida, costruiscono modalità di gestione attraverso la discussione ed il consenso dei propri aderenti e hanno da molti anni rifiutato nello svolgere la loro professione tipi di organizzazione a sfondo paternalistico, come sembra voler invece costruire la nuova Giunta Regionale. Questo è infatti il modello di sanità che sta muovendo i primi passi in Piemonte: un paternalismo che non coinvolge più solamente i pazienti, ma anche i medici delle strutture sanitarie: un ritorno indietro nel tempo contro ogni forma di organizzazione sanitaria moderna. Il tutto condito dal completo silenzio dell’Assessore Regionale alla Sanità che dovrebbe essere lo “specialista della materia. Se verrà qualcosa di buono saremo certamente favorevoli ad applicarla senza dubbi, ma la politica che entra nella Medicina dalla porta di servizio attraverso i proconsoli diventa certamente pericolosa. Se certamente eravamo consapevoli di che piega avrebbero preso gli eventi un minuto dopo il responso delle urne, ciò che ci fa male è il silenzio molto più pericoloso dell’opposizione democratica, che sembra aver smarrito anche la capacità di leggere  i fatti che accadono sotto gli occhi di tutti, dopo aver smarrito le idee.