Probabilmente ho difficoltà di digestione e non capisco bene come si sta muovendo la politica oggi. Leggevo quà e là alcune note trovate sul web sulle miniere del Sulcis, l’evasione fiscale, la giustizia, la necessità di rinnovamento, la crescita e via discorrendo. Non posso però davvero fare a meno di chiedermi dove eravamo tutti in questi ultimi anni. Per tenersi larghi, perchè, chiaramente, io so dove stavo negli ultimi anni. Però tutta questa foga di ricercare l’untore politico non mi convince più di tanto. Perchè se c’è l’evasione fiscale la politica avrà anche i suoi demeriti, ma la colpa rimane degli evasori. Così per il resto. Se il nostro Paese non cresce e le aziende tedesche sì, magari potremmo anche pensare che abbiamo una classe industriale che non è semplicemente in grado di fare quel lavoro e che è ora che la smetta di riempirsi la pancia con contributi pubblici per manifatture che essi stessi hanno portato alla cottura. E anche come capacità di venirne fuori non siamo messi meglio. Leggevo sul sito di Fermare il declino la storia delle miniere sarde ripresa giornalisticamente. Va bene, la storia la sappiamo e quindi? Se si vuole far politica bisognerebbe anche rispondere ai minatori e capire come farli uscire da una condizione estremamente “subordinata”, non a rammentargli la condizione del loro settore, che loro e tutti noi sappiamo. E poi tutti quanti pare abbiano smarrito come la politica debba incidere sull’idea di Giustizia che dovrebbe informare le nostre istitutzioni e le nostre scelte. Già, perchè è inutile continuare a parlare di crescita se poi non sappiamo quale idea base la distribuirà: tutta questa crescita promessa la daremo ancora una volta in mano, oltre alla vecchia politica, a industriali incapaci o evasori furbetti o economisti ragionieri? Mi sono davvero stufato di questo balletto di “esperti” che riducono tutto ad una partita di giro economica e che già in passato avevano preso qualche tram sbagliato. Mi sono anche stufato degli equilibrismi democratici, del nuovo “centrino” e di altre amenità del genere. Grillo, a mio modesto parere sbaglia, ma è comprensibile perchè muove gli aderenti del MoVimento 5 stars: sbaglia e non andrò con lui, ma certamente ci ha indicato una via utile, forse persino sana. Bisogna rimboccarsi le maniche da soli, senza attendere uomini del destino, darsi da fare senza rete, dal basso. Bisogna andare ancora oltre e non aver paura di non avere griffes.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Un bell’articolo di Giuliano Garavini su Pubblico che vale la pena di leggere
Ci sono delle cose dell’economia che non possono essere dette in pubblico. Una di queste, lo sottolineano acutamente sia Luciano Gallino che Paul Krugman in recenti contributi, è che la crisi che stiamo vivendo non è una crisi del debito pubblico ma una crisi della finanza. In altre parole: le banche e la loro regolazione sono il male, mentre il debito pubblico non è che una manifestazione di questo come di altri mali che andrebbero curati alla radice. L’ulteriore riprova dell’indicibile è il “decalogo” prodotto dal Partito democratico in vista delle prossime elezioni politiche. Nella carta in questione si cercheranno inutilmente i termini “banche” e “finanza”. Il paradosso è che mentre si cercano soluzioni al delitto della crisi economica, i maggiori indiziati – ricercati dai movimenti sociali di tutto il mondo – non figurano neppure. Per inciso: anche nella carta d’intenti di SEL, pur trovandosi un meritorio riferimento alla necessità di rinegoziare i trattati europei e di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie, le parole sulla riforma del sistema bancario sono sostanzialmente assenti.
Per chi non se ne fosse avveduto, stiamo assistendo ad una grandiosa melina sulla legge elettorale per non dover andare ad elezioni anticipate. Pd e Pdl non hanno nessun interesse né a mollare un sistema che garantisce una composizione sicura delle fila parlamentari, né a correre al voto presentando coalizioni che non sono ancora pronte nei fatti. Lo stesso Berlusconi sta lavorando alla formazione di una nuova offerta politica ed ha bisogno di tempo per metterla in carreggiata e tentare di riprendere quanti più voti possibile. Dall’altra parte, malgrado la vittoria sembra a portata di mano, Bersani non ha certamente ancora “coagulato” una maggioranza in grado di portare fuori dalla tempesta senza particolari turbolenze. Oltre al fatto che l’avvicinarsi all’orizzonte di nuovi gruppi politici “centristi” – leggi i vari Giannino, Montezemolo o Passera – necessita un sistema in grado di smorzare la loro capacità di interdizione, riconducendoli all’obbligo di cercare alleanze nelle diverse coalizioni, pena l’emarginazione politica. E cosa meglio del “porcellum”?
Giusto per capire dove va il mondo, mi è capitata sotto mano questa slide del sondaggio di Ballarò dove risulta chiaro cosa sta accadendo. In sostanza il Governo di Mario Monti sta mietendo vittime o consensi nella parte destra della figura, quelli della fotografia di Vasto per intenderci. Non c’è da stupirsi più di tanto, data l’incapacità dei tre leader di Pd, IdV e Sel non solo di trarre vantaggio dall’evidente difficoltà del centrodestra dell’ultimo scorcio del 2011, ma di costruire anche successivamente un’idea politica tale da indicare una via d’uscita dalla crisi, un’idea di futuro su cui ricostruire un Paese importante come il nostro. Così, quando finirà il governo “tecnico”, sapremo chi dovremo ringraziare per il successo che le nuove proposte politiche otterranno dagli italiani, stufi di una certa idea approssimativa, inefficace e inefficiente della politica. E, a differenza di altre volte, i numeri, cioè la realtà, faranno male…
Nella pancia del Partito democratico c’è una nuova, robusta, combattiva e ambiziosa creatura politica che sta prendendo forma con una velocità sorprendente, e che da qui alla fine della legislatura cercherà di conquistare sempre più spazio all’interno del centrosinistra.
Claudio Cerasa sul Foglio ci racconta la storia di una nuova corrente del Pd, che dal Pd se ne vuole andare.
Pare che il nuovo Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, voglia costruire un proprio movimento. L’obiettivo principale sarebbe quallo di contrastare la discesa in campo dei miliardari come Montezemolo e Profumo, oltre a costruire un’alternativa a Silvio Berlusconi. Lo sforzo sarebbe comunque indirizzato a raccogliere gli “indignados” italiani e tutti coloro che vogliono far politica al di fuori dei partiti, rimanendo nel campo del centrosinistra. Ma non si tratterà di un nuovo partito e l’attenzione è focalizzata anche al movimento Uniti contro la crisi. (altro…)
Su L’Inkiesta viene pubblicato un interessante articolo nel quale vengono illustrati i commenti di un insigne ordinario di Politica Economca qual è Cesare Vaciago. Il testo è di buona scorrevolezza anche per i non iniziati in argomenti economici e chiarisce diversi argomenti del dibattito politico attuale che da altre parti sono di difficile reperimento. Ma ciò che mi ha colpito è la chiosa dell’articolo, che pone davvero il problema cruciale di ogni politica – non solo economica – come di ogni idea o azione che ci accompagna nelle nostre attività: una cosa può anche essere efficiente, ma non così efficace. Così alla domanda finale dell’intervistatore su un bilancio finale del documento di Bersani la risposta è esemplare (altro…)
Duro botta e risposta tra Pier Luigi Bersani e Luca Cordero di Montezemolo. «Chi vuole solo farsi largo bombardando a destra e sinistra, non è utile al Paese», ha attaccato il segretario del Pd. Accusando il presidente della Ferrari e «tutto quel mondo» che nell’agone politico sceglie la via del «terzismo», senza «spiegare da che parte sta». Tanti cittadini «aspettano di sapere dove sta il Pd», è stata la risposta piccata di Montezemolo.
Gad Lerner, in un recente post del suo blog, centra un punto importante, più politico a dire il vero che economico: la reticenza del Partito Democratico di fonte alla patrimoniale. Manca infatti, nelle proposte di Bersani, una vera tassazione sui grandi patrimoni che rimangono un vero e proprio tabù intellettuale. Sulle ragioni dell’introduzione di questa imposta lascio la descrizione allo stesso Lerner. Una considerazione più politica riguarda il fatto che se anche Luca Cordero di Montezemolo ritiene giusta l’introduzione della patrimoniale ed il Pd no, è davvero comprensibile come molti cittadini stiano abbandonando quelle forze che si ritengono nominalmente di sinistra, e non lo sono, e trovano maggiore affinità con chi non si preoccupa delle questioni nominalistiche ma che ritiene e richiede nei fatti che il risanamento si coniughi con una maggiore equità. Un’altra pietra, insomma, della necessità di superare nei fatti questa destra e questa sinistra.
In sostanza sta succedendo questo: qualcuno, all’interno del Partito Democratico, vorrebbe proporre un referendum per la modifica della legge elettorale. Dopo qualche giro di opinioni diversi maggiorenti dello stesso Partito, compresa la sua Presidente, pensano che l’idea poi non sia così male. Comunque ci pensa il Segretario dello stesso Partito a rimettere le cose a posto: “Mi stupirei se i dirigenti del Pd promuovessero un referendum” dice – “il Pd non promuove referendum, perché si tratta di strumenti della società civile. Il Pd può appoggiare un referendum, ma non promuoverli se vogliamo avere un buon equilibrio tra partiti e società civile”. Appunto. Ma è triste.