Che la salute costi, e molto, è un’ovvietà. In tempi di crisi è quindi logico che le “razionalizzazioni” della spesa pubblica coinvolgano anche gli ospedali, richiedendo un dimagramento delle risorse assegnate al suo funzionamento. Ma quanto è necessario tagliare? Lasciamo da parte qui considerazioni politico-sociali e consideriamo invece qualche vincolo di semplice fattura economica. Un confronto immediato viene posto con altri tipi di organizzazione sanitaria che sembrano essere maggiormente efficienti e meno costose, come ad esempio quelle di sanità privata. Con diverse sorprese. (altro…)
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
(via repubblica.it) di Antonello Caporale
(…) Giuseppe è pediatra oncologo, vive e lavora a Perugia: “Arrivo a circa 52 mila euro scarsi l’anno, ho 36 anni, ho due figli e moglie a carico. E sono precario. Sono specialista in oncologia, lavoro come pediatra oncologo, ho un dottorato di ricerca in ematologia e diversi altri post-it nel mio curriculum. Perché dico questo? Perché della smania e della voglia di essere “medico” non me ne resta più traccia. Della passione iniziale adesso solo routine. In reparto siamo in quattro e facciamo turni massacranti, un week end libero al mese. Non abbiamo diritto a ferie scientifiche o di aggiornamento. Non ci viene pagato lo straordinario che facciamo e ci viene imposto di ridurre le ore di accesso notturno. L’assistenza ai malati del nostro reparto è lasciata al nostro buon cuore e al rimorso che un giorno in più di ferie possa essere troppo per loro. Ed oggi leggo di illustri colleghi che prendono fino a 600 mila l’euro l’anno. Io che non ho tempo per me ed i miei figli, che devo pregare la banca per un fido di 3000 euro, cos’altro devo aspettarmi da questa Italietta? E loro come fanno ad arrivare a tali retribuzioni? Che tristezza ed amarezza”. (…)