In Piemonte si vorrebbe importare il cosiddetto “modello lombardo” di sanità. Ecco le ragioni per cui non riteniamo utile perseguire questo modello spiegate da Mario Agostinelli.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Sapete di cosa si parla nei luoghi di lavoro? Se pensate che tutti i giorni nelle mense aziendali si parli dell’ultimo ricorso al Tar o delle terre dell’ex Presidente del Consiglio regionale Gariglio o del tapiro verde donato in Consiglio Regionale a Mercedes Bresso, beh, negli ospedali non sembra esserci traccia di queste campali battaglie o informazioni giornalistiche. Parlando almeno del mio luogo di lavoro, sembra che l’argomento più gettonato sia la prossima riorganizzazione dei presidi di cura. Come pure del blocco del turn over, delle pensioni, dell’impossibilità prossima ventura di ottenere nuovi strumenti di diagnosi e cura. Passando per alcune domande come ad esempio quali Pronto Soccorso verranno salvati nella nostra ASL. Non è un mistero che ad esempio in uno degli ospedali della mia Azienda ospedaliera stia facendosi strada l’idea che il Pronto Soccorso possa restare aperto fino alle 8 di sera per poi chiudere e riaprire la mattina dopo. E poi 3 pronto soccorso nel giro di 10 km sono effettivamente uno spreco, come chioserebbe il nostro Presidente della Regione! Ma quest potrebbero essere chiacchiere di quattro amici al bar: aspettiamo con fiducia che dopo più di 6 mesi di nuovo governo regionale qualcuno ci racconti finalmente cosa avverrà della nostra sanità.
Gli oncologi italiani hanno lanciato il loro allarme sulle conseguenze della manovra finanziaria dalla sede del più prestigioso congresso mondiale di oncologia, ASCO, che si sta tenendo a Chicago. L’avvertimento è corredato da considerazioni puntuali che i responsabili del Governo dovrebbero analizzare con attenzione. Ad esempio si sottolinea come la manovra comporterà maggiore sofferenza delle strutture del Sud Italia che rischieranno di chudere aumentando i viaggi della speranza. E proprio su questo punto si sottolinea come la riduzione della migrazione sanitaria otterrebbe un risparmio minimo almeno del 10% della spesa sanitaria. Secondo il Presidente degli oncologi italiani, Prof. Carmelo Iacono, la vera risposta è la creazione di un sistema a rete dimodochè un centro possa supplire le carenze di un altro.
Particolare attenzione viene inoltre posta al taglio trasversale del personale. I dati pubblicati dal libro bianco redatto dagli oncologi italiani, giunto alla quarta edizione, sottolinea che un’ulteriore riduzione del personale medico ed infermieristico, che si verificherà con il blocco del turnover, porterà inevitabilmente al blocco delle attività, oltre all’illogicità a questo punto di un eventuale investimento sul macchinario compiuto negli anni scorsi che non avrebbe la possibilità di funzionare data, appunto, la carenza di organico. La stessa idea di un taglio dei farmaci più costosi deve essere considerata con attenzione. Secondo gli oncologi la personalizzazione della cura è una delle armi oggi più “affilate” perchè è giusto dare al paziente giusto il farmaco giusto ed è la base per un vero risparmio in sanità: “La caratterizzazione biologica dei tumori è essenziale e richiede laboratori specializzati, figure dedicate e un lavoro comune di formazione per ridurre sempre più gli errori diagnostici”, spiega il professore Marco Venturini, presidente eletto dell’Associazione. E questo è il percorso – sottolinea Venturini – che Aiom sta realizzando con Siapec, Società di Anatomia Patologica: “Sarebbe davvero miope tagliare questi costi che si traducono in un evidente risparmio di spesa nel medio periodo, evitando di utilizzare farmaci estremamente costosi per pazienti che non ne trarrebbero alcun beneficio”. Inoltre – ricorda l’Aiom – i farmaci biosimilari, le molecole copia di medicinali biologici ‘griffati’, possono offrire un’alternativa più economica ma “solo a patto che vi sia una sana competizione basata sull’efficacia e la sicurezza. Il prezzo non può essere un criterio per decidere quale molecola utilizzare”. E sono prorpio le stesse società specialistiche che stanno affrontando la questione dei migliori modelli organizzativi che diano una effettiva risposta ai bisogni dei pazienti contenendo i costi. La stessa AIOM ha pesentato 22 linee guida che individano i migliori percorsi oncologici anche dal lato dell’appropriatezza delle cure, con allegato il progetto “Right” per la verifica dell’applicazione di queste linee guida.