“Dobbiamo agire. Come Presidente, come padre e come americano, sono qui per dirvi che dobbiamo agire”. Così Barack Obama riscrive la sua agenda verde e lancia la sua battaglia contro il cambiamento climatico nel suo molto atteso discorso alla Georgetown University. E non ha deluso, non si è sottratto a prese di posizione puntuali come quella riguardante la costruzione dell’oleodotto di Keystone che ha allertato gli ambientalisti americani. Proprio su questo punto ha rimarcato un punto fondamentale per capire la nuova strategia dell’amministrazione Usa ed un cambio di passo che potrebbe segnare davvero la differenza su cui misurare le politiche dei governi. “Gli interessi nazionali – ha detto il Presidente Usa – saranno serviti se questo progetto non esaspererà gli effetti dell’inquinamento da carbonio. Gli effetti negativi non possono prevalere. Non ci possono essere ulteriori effetti negativi sul cambiamento climatico, quindi faremo una valutazione necessaria per capire se andare avanti con la costruzione”. Un’affermazione davvero pesante: la protezione ambientale è interesse nazionale. Così come la green economy diventa una sorta di spina dorsale della futura crescita economica americana senza irrealistici furori ideologici: “L’economia verde può essere il motore per i prossimi decenni e voglio che costruiamo quel futuro. È il nostro compito. Questo non vuol dire che improvvisamente smetteremo di produrre carburanti fossili, un periodo di transizione richiede tempo, ma chi dice che questo danneggerà i rifornimenti energetici, mente”. Per non dare l’idea di una semplice enunciazione, Obama ha annunciato che il piano prevede 8 miliardi di dollari in garanzie per prestiti per investimenti su tecnologie che impediscano il rilascio di biossido di carbonio, fissando parametri di riduzione pari a più del 50% dell’inquinamento annuale da carbone del settore energetico statunitense. Oltre ad un secco mandato all’EPA (Environmental Protection Agency) per la compilazione di azioni contro le emissioni climateranti di CO2 entro giugno 2014.
Qui la bella infografica della Casa Bianca sul piano di Obama