Pur nella difficoltà che gli italiani in generale hanno nel far propria la manovra, credo che abbia ragione Marcello Sorgi quando afferma che i cittadini del nostro Paese alla fine hanno maggiore fiducia nel ritrovarsi davanti ad un quadro completo, una manovra definita, rispetto ai mille emendamenti e variazioni che si prospettano da parte dei politici. Una medicina amara, certamente, ma almeno una medicina vera e non una semplice aspirina diluita in centro litri d’acqua.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Un medico, di norma inizia a lavorare in ospedale verso i 30 anni – molto spesso anche più avanti. Questo perchè la sua formazione normalmente dura 10-11 anni da quando esce dalla scuola media superiore, a cui si aggiunge un anno di leva (almeno noi per cui la leva era obbligatoria). Tenendo conto delle nuove norme che graziosamente il Governo sta emanando, andrà a finire che ad esempio chi lavora nella branca chirurgica dovrà stare in sala operatoria almeno fino a 70 circa, età in cui come è noto la freschezza del gesto chirurgico è sublime. Ma anche chi lavora nelle rianimazioni, nei pronto soccorso, nelle ambulanze potrà dimostrare a questo punto la propria arte e la propria capacità fisica e psicologica fino a tarda età. Grazie a Dio potremo anche contare sul fatto che l’anno di leva e il tempo della formazione non entreranno più nel conteggio pensionistico. Per rendere meno amara la consapevolezza che chi ci governa non sa nulla del nostro lavoro, dobbiamo riconoscere che altri aspetti ci vengono incontro. Innanzitutto il posticipo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR), per proseguire con il blocco degli stipendi già in atto e quello del turn over, grazie a cui chi va in pensione non viene sostituito da nessuno. E continuando nei ringraziamenti si possono sottolineare i tagli feroci che il sistema sanitario tutto sta subendo con impoverimento di uomini e mezzi, la sempre maggiore precarizzazione dei gioveni medici – e non solo -. Insomma, le scuole di Medicina dovranno inculcare un nuovo obbiettivo, una nuova “missione” dell’arte medica che non è più il prendersi cura delle persone in stato di malattia, ma quello di esercitare la propria arte come puro esercizio di masochismo.