Perché Assange ha scelto l’Ecuador? Come mai il Foreign Office inglese sta gettando la spugna? Che legame esiste tra il giudice spagnolo Garzon, Assange, Lagarde? E perché Lula, Morales e Chavez hanno deciso di aiutare l’Ecuador facendo irritare gli Stati Uniti? Cosa lega Wikileaks e le banane? Se questa ricostruzione è vera potrebbe avere la forza della nitroglicerina…
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Dilma Rousseff, l’erede di Lula, vince ma non ottiene la Presidenza del Brasile al primo turno, anche se verosimilmente riuscirà a spuntarla al secondo. Ma la vera novità è chiaramente rappresentata da Marina Silva che, alla testa di una lista ecologista, raccoglie il 20% dei voti e, se così si può dire, “sfonda” nel panorama politico brasiliano. Il lettore italiano potrà essere portato a pensare che, quasi automaticamente, il voto “verde” si riverserà sulla Rousseff, ma in questo caso l’automatismo non è così scontato. Chi è infatti Marina Silva? Già Ministro del Governo di Lula, si dimise insoddisfatta della politica poco ambientalista del governo, dove la sua più tenace competitrice fu appunto la Rousseff che scelse una politica di sviluppo attraverso grandi cantieri poco gradita al Ministro dell’Ambiente. Se è pur vero che Marina Silva ha percorso tutta la sua carriera politica nel PT assieme a Lula, oggi una gran parte dei 19 milioni di voti che rappresentano il suo bottino elettorale, provengono soprattutto dai Membri dell’Assemblea di Dio, chiesa evangelista di cui la Silva è fervida punta di diamante. Sicuramente ambientalista ma conservatrice dal punto di vista morale strenuamente antiabortista, la Silva non ha chiaramente svelato ancora le sue preferenze e alcuni osservatori di politica brasiliana si spingono fino alla previsione che il tesoro elettorale raccolto non verrà “spesa” a favore di nessuno dei due candidati per costruire la futura candidatura a Presidente alle prossime elezioni. Gli stessi elettori della Silva potrebbero perfino disperdere al secondo turno il proprio voto tra i due contendenti rimasti, con una importante percentuale di astensione già osservatasi al primo turno.
Il 3 ottobre si vota in Brasile e Lula lascerà la Presidenza con un indice di gradimento altissimo. Anch’io ho un piccolo ricordo personale di circa 15 anni orsono, quando vedevo nelle favelas del Minas Gerais facciate di baracche con scritto a vernice “Viva Lula”. Era davvero un sogno allora e la stessa gente che ci abitava riteneva impossibile che Lula diventasse Presidente. Ora che quella favola si è avverata due volte ed il sipario si chiude mi rimane un velo di tristezza e di tenerezza.