Una proposta sensata sul finanziamento pubblico dei partiti ci arriva da Gianluca Galletto intervistato da Lettera 43. Derivata dal sistema della città di New York, l’idea è un mix tra finanziamento pubblico e privato che garantisce uguale opportunità a tutti senza lasciare che la politica rimanga un privilegio dei ricchi ma, anzi, un vero strumento per allargare la partecipazione dei cittadini nei processi democratici. In sostanza il candidato – non il partito – può chiedere o meno il finanziamento pubblico per la campagna elettorale, con un vantaggio se sceglie quest’ultimo. Per ogni dollaro – o euro nel nostro caso – dato da un sostenitore, la città – o lo Stato – offre al candidato un contributo di 6 $ con un tetto di donazione individuale di 175 $. Il limite serve a non permettere la raccolta di singoli “portatori di interessi” che potrebbero condizionare in manera pesante il sistema. Ad esempio se si raccolgono 1000 $, la città non ne aggiunge 6000, ma 1050 perchè viene rispettato il limite dei 175 $. Il tutto viene combinato con un tetto di spesa di 3 milioni e mezzo. Il controllo di tutto il processo è a cura di una commissione elettorale bipartisan, il board of elections, che commina sanzioni molto severe, non esclusa la decadenza dall’incarico elettivo. Tale sistema ha come obiettivo di incnetivare la raccolta attraverso piccole donazioni da molti soggetti piuttosto che grandi finanziamenti da chi è portatore di interessi particolari. Galletto, che è stato un coordinatore di una organizzazione per la raccolta fondi della campagna di Obama, racconta come tale sistema abbia portato alla costruzione di diversi eventi con vendita soprattutto di biglietti di partecipazione a 150 dollari e meno a cifre maggiori che eccedevano il limite imposto. Una sorta di responsabilizzazione dei candidati stessi che hanno dovuto raccogliere soldi in giro creando un rapporto candidato-elettore finanziatore diretto. Da adattare e pensarci seriamente, sempre che la nuova legge elettorale – sempre che venga fatta – veda nuovamente protagonisti i cittadini nello scegliere nella cabina elettorale chi li rappresenterà.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Hanno mani piccole e dita veloci, che paiono fatte apposta per cucire e incollare con rapidità tessuti, plastica, piccole rifiniture. In India, Bangladesh e nei Paesi più poveri i bambini sono considerati forza lavoro pregiata. Sottopagati e senza tutele, possono essere sfruttati a pochi dollari al mese.
Una importante denuncia su Lettera43 da parte di China Labour Watch (Clw), una ong americana contro lo sfruttamento minorile che ha pubblicato un rapporto in cui si denuncia le condizioni di lavoro in due stabilimenti nel Paese asiatico