Un medico verrà denunciato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver prestato soccorso ad un immigrato che sabato è sceso dalla torre dell’ex Carlo Erba a causa delle gravi condizioni di salute. La persona è stata dimessa nella prima mattina di oggi dal personale medico dell’Ospedale S.Paolo. Il fatto è gravissimo, perchè un medico è tenuto comunque a prestare soccorso a ogni persona e fare in modo che possa accedere alle migliori cure disponibili senza il ricatto di essere denunciato. In sostanza si deve fare in modo che le persone con gravi problemi di salute non debbano essere limitate nell’accedere alle cure dal presunto rischio di essere denunciate e incarcerate, riconfermando in questo modo che la salute di ogni individuo è la prima preoccupazione a cui si deve dare risposta. Questo succede da centinaia di anni ed è un preciso valore che i medici si tramandano da sempre, oltre al fatto di essere tutelati dalle stesse norme dello Stato. Io stesso non mi sarei comportato in maniera diversa dal collega che verrà denunciato. Denunciateci quindi tutti, perchè abbiamo fatto o faremo le stesse cose.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Sembrerebbe che in Italia gli immigrati versino quasi 11 miliardi di contributi previdenziali l’anno e ricevano in spese pubbliche dello Stato circa 10 miliardi di €. La fonte, ripresa dalla Reuters, è quella di quei bolscevichi della Caritas che si spingono a dichiarare che: “alla luce degli effetti della crisi bisogna chiedersi se gli immigrati (…) siano il problema o non piuttosto un contributo per la sua soluzione. Venendo essi a mancare, o a cessare di crescere, nei settori produttivi considerati non appetibili dagli italiani (…) il Paese sarebbe impossibilitato ad affrontare il futuro”.
Cosa succede nella comunità di immigrati a Torino? Karim Metref, giornalista algerino, ha raccolto cosa bolle in pentola soprattutto per ciò che riguarda gli immigrati di prima generazione, cioè quelli che ormai sono entrati nel tessuto sociale della città, hanno la cittadinanza italiana, lavorano e in alcuni casi partecipano ormai anche alla vita politica. Bene stanno semplicemente pensando di andarsene, di trasferirsi in altri paesi dove gli ammortizzatori sociali funzionano meglio e le possibilità di lavoro sono migliori. Per capirci Germania, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada. Vendono le loro case, estinguono i mutui e vanno via, con i loro figli che stanno per laurearsi e sperano di investire la loro formazione dove maggiormente richiesta. Le ragioni sono diverse e sembra che stia pesando in maniera importante anche l’atomosfera di xenofobia che si sta diffondendo. Tutto ciò potrebbe far felice qualche leghista di ritorno, ma il problema viene chiarito proprio da Metref: “spariti i “vecchi” immigrati culturalmente e socialmente ben inseriti, sarebbe come tornare agli anni novanta, ma con leggi più repressive. Solo immigrati che conoscono poco la lingua e il paese, e che hanno pochi diritti. Un vivaio di manodopera a basso costo, indifesa e da sfruttare a volontà”. Ecco quindi il problema “di ritorno”, rtenendo conto del fatto che questo tipo di immigrazione per forza di cose, e con buona pace delle camicie verdi, non demorderà dal tentare fortuna anche nella nostra città. Una politica che taglia l’erba sotto i piedi della prima generazione di immigrati ormai stabilmente integrati – e che magari svolgono lavori poco appetibili per i nativi – con figli che hanno avuto anche accesso a formazione di buon livello e che potrebbero aiutare a far crescere la ricchezza delle nostre aree è davvero la manna da tutti attesa? O magari è necessario ragionare su questo segmento di popolazione che svolge un’importante funzione sociale cercando anche di attrarre le intelligenze ed i cervelli più disposti anche a creare innovazione e crescita tecnologica come ad esempio accade negli Stati Uniti? Bisogna iniziare a leggere anche la nostra realtà in maniera più precisa e fuori da furori ideologici per cercare di far crescere in maniera utile la nostra città.