La questione del pagamento dell’ICI da parte della Chiesa Cattolica è sicuramente complessa e non facilmente definibile come appare nelle semplificazioni giornalistiche. La posizione davvero più corretta mi sembra che alla fine l’abbia espressa il Ministro Andrea Riccardi, intervistato da Lucia Annunziata. Il succo è semplice e facilmente comprensibile. Le attività sia di culto che culturali della Chiesa rappresentano una ricchezza per il Paese e quindi è giusta l’esenzione dell’ici. Per tutte le attività commerciali gestite dalla Chiesa, dai religiosi o dalle strutture collegate alla Chiesa è giusto che l’ICI vada pagata. Basterebbe a questo punto che chi è preposto a verificare se l’imposta viene pagata lo faccia e intervenga conseguentemente. Se non ricordo male, i Comuni entrano a pieno titolo in questa verifica e quindi abbiano il coraggio di fare ciò a cui sono chiamati.
Che poi esista una babele di sigle, nascondigli fiscali e via discorrendo messi in azione dalla Chiesa è sicuramente vero e non va a merito della gerarchia ecclesiastica. Ma così come lo Stato esige i contributi più inverosimili e scova gli evasori più impensabili tra le normali famiglie, così abbia il coraggio di agire nei confronti di poteri che, da cattolici, pensavamo non essere più temporali. Se posso aggiungerci del mio, sarebbe davvero un segno di tempi nuovi se la Chiesa si trasformasse davvero nella comunità di cui vuole far parte, condividendone le povertà sorprattuto in tempi di difficoltà e non solo quelle spirituali. E sono certo che questa sensibilità esiste nella nostra Chiesa.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro