La sostanza politica di questi giorni è triste. Monti stringe la sua area politica, lasciandosi zavorrare da Casini-Fini-Montezemolo e regalandosi un ruolo certamente da comprimario non destinato a crescere nel cuore degli italiani. Da “Riserva” nazionale a tappodi sughero a cui si aggrappa il trio “sciagura”. Berlusconi tenta di fare la forca alla Lega – sempre più indebolita dalla pulsione “ladrona a Roma” – agitando lo spauracchio della caduta delle giunte regionali in Piemonte e Veneto. Dal tentativo di prendersi amministrativamente tutto il Nord alla disfatta dell’accordo con il Cavaliere che certamente verrà punito dagli stessi elettori della Lega. Bersani, dopo l’iniezione di carnitina ricevuta dalle primarie nazionali, scivola un po’ sulla parlamentarie e inizia a combinare un pasticciaccio sulla composizione delle liste per le prossime elezioni. Se continua così verrà fuori un minestrone indigesto allo stesso popolo del Pd ed ancor più alla platea più allargata degli elettori, non appena verranno fuori i nomi. Riusciranno i nostri eroi a mangiarsi ancora una volta il vantaggio accumulato? Vendola ripete in sedicesimi gli stessi errori. Ingroia non mette nemmeno piede in campo che viene cortesemente giustiziato dagli stessi che l’avevano sostenuto: se la novità – hanno sentenziato i professori – è la candidatura dei segretari – o loro fiduciari – di Rifondazione, Verdi, Comunisti Italiani e via discorrendo, se la può tenere. E forse è meglio stare un giro fuori. Grillo combina anche lui qualche pasticcio e non riesce a trovare la quadra tra rete e democrazia. Il totale è una flessione di consenso che dovrebbe correggere con qualche proposta seria, più che continuare a brandire il martello del distruttore e isolarsi così come aveva fatto il Pci a suo tempo congelando una gran quantità di voti inutilizzati per tentare qualche cambiamento. Non so, ma annusando l’aria in giro sembra di essere tornati alla nausea di qualche mese fa…
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Un dato colpisce delle recenti elezioni siciliane: nemmeno Grillo riesce a fermare l’emorragia dell’astensione. In una perdita secca di circa il 20% dei votanti rispetto alla precedente tornata, quanto di più antisistema come il Movimento 5 stelle non riesce a drenare una protesta quasi silenziosa di disaffezione nella scelta di chi debba gestire le prossime scelte di politica pubblica. Un rifiuto che sembra andare ancora al di là del rigetto per gli uomini e le forze politiche che hanno sin qui dominato il panorama amministrativo. Molti non sono convinti della reazione antisistema grillesca e non scelgono nemmeno la picconatura del potere attuale ed è difficile capirne il significato. Perchè la perdita in termini reali riguarda chi ha perso, ma l’emorragia ha investito anche chi ha vinto. Quindi, malgrado al vittoria, ad oggi nemmeno l’attuale alleanza del centro con la sinistra guadagna consensi, men che meno nell’elettorato di centrodestra che, probabilmente, si sente orfano della, non più proponibile, offerta berlusconiana. La balcanizzazione sembra quindi più un esito dell’astensione che di altro, astensione che non viene attirata nemmeno da chi tenta di abbattere l’esistente, senza in verità produrre molto di nuovo. E davvero se qualcuno azzeccasse una nuova proposta politica che non si riduca all’antipolitica e al riproponimento di vecchie facce e idee con nuove casacche, potrebbe compiere scorrerrie inimmaginabili attraverso un elettorato che non si rifugerà sempre nel non-voto.
Devo dire che su una cosa sono d’accordo con quello che ha detto oggi Beppe Grillo: la questione della Regione Lazio ed altre similari, rappresentano solamente “briciole” rispetto ad altre partite come quelle delle concentrazioni della produzione dell’energia, industriali, delle aziende municipalizzate e via discorrendo. Effettivamente credo che ci stiano dando in pasto solamente robetta che, giustamente, indigna e provoca sommovimenti emetici (vomito per intenderci), ma che non rappresenta la vera “ciccia” di tutto ciò che sta avvenendo non solo nel nostro Paese. E, politicamente, basterebbe incrociare questo argomento con quello che, ad esempio, scrive Zingales sulle concentrazioni di monopolio e sul capitalismo drogato, per capire che esistono davvero altre strade rispetto all’ordine attuale, Però bisogna mettersi a studiare di più e non lasciarsi “intortare” da qualche giornale o network televisivo che sia.
P.S. Avendo frequentato un po’ di aule consiliari e sapendo che il ruolo delle opposizioni ha, come pilastro, il controllo dei conti mi sorge una piccola domanda: ma l’opposizione di sinistra dov’era?
Probabilmente ho difficoltà di digestione e non capisco bene come si sta muovendo la politica oggi. Leggevo quà e là alcune note trovate sul web sulle miniere del Sulcis, l’evasione fiscale, la giustizia, la necessità di rinnovamento, la crescita e via discorrendo. Non posso però davvero fare a meno di chiedermi dove eravamo tutti in questi ultimi anni. Per tenersi larghi, perchè, chiaramente, io so dove stavo negli ultimi anni. Però tutta questa foga di ricercare l’untore politico non mi convince più di tanto. Perchè se c’è l’evasione fiscale la politica avrà anche i suoi demeriti, ma la colpa rimane degli evasori. Così per il resto. Se il nostro Paese non cresce e le aziende tedesche sì, magari potremmo anche pensare che abbiamo una classe industriale che non è semplicemente in grado di fare quel lavoro e che è ora che la smetta di riempirsi la pancia con contributi pubblici per manifatture che essi stessi hanno portato alla cottura. E anche come capacità di venirne fuori non siamo messi meglio. Leggevo sul sito di Fermare il declino la storia delle miniere sarde ripresa giornalisticamente. Va bene, la storia la sappiamo e quindi? Se si vuole far politica bisognerebbe anche rispondere ai minatori e capire come farli uscire da una condizione estremamente “subordinata”, non a rammentargli la condizione del loro settore, che loro e tutti noi sappiamo. E poi tutti quanti pare abbiano smarrito come la politica debba incidere sull’idea di Giustizia che dovrebbe informare le nostre istitutzioni e le nostre scelte. Già, perchè è inutile continuare a parlare di crescita se poi non sappiamo quale idea base la distribuirà: tutta questa crescita promessa la daremo ancora una volta in mano, oltre alla vecchia politica, a industriali incapaci o evasori furbetti o economisti ragionieri? Mi sono davvero stufato di questo balletto di “esperti” che riducono tutto ad una partita di giro economica e che già in passato avevano preso qualche tram sbagliato. Mi sono anche stufato degli equilibrismi democratici, del nuovo “centrino” e di altre amenità del genere. Grillo, a mio modesto parere sbaglia, ma è comprensibile perchè muove gli aderenti del MoVimento 5 stars: sbaglia e non andrò con lui, ma certamente ci ha indicato una via utile, forse persino sana. Bisogna rimboccarsi le maniche da soli, senza attendere uomini del destino, darsi da fare senza rete, dal basso. Bisogna andare ancora oltre e non aver paura di non avere griffes.
Ricolfi ha ragione. Grillo è come lo spread: è un misuratore. In sostanza è un termometro dell’indignazione – ed altro ancora – che le persone rivolgono allo Stato. Non entro in giudizi di merito, perchè è un dato di fatto, ma il problema è che dopo aver misurato la febbre bisognerà decidersi a curarla. Un po’ come quei medici che di fronte al paziente con una gamba mozzata, un occhio fuori dalla testa e i denti rotti, gli fanno la ramanzina che no, non dovevano fare come hanno fatto, che dovevano stare attenti, che certe cose non si fanno. Magari il compito di quel medico dovrebbe essere semplicemente quello di curare il paziente, di tiralo fuori dal guaio per quello che è possibile, di fargli portare a casa la pelle. E su questo ho qualche dubbio che basti liquidare l’Italia in toto per stare meglio. O meglio che le ricette di Beppe Grillo non credo che funzionino. Poi magari ha ragione lui. Ma non credo
Rimango sempre dell’idea che le cose bisogna conoscerle prima di criticarle. Si potrà poi discutere se il programma del Movimento di Grillo sia populista, progressista, conservatore, rivolto agli elettori di destra/centro/sinistra ed altre cose del genere. Ma intanto molte persone, che poi l’hanno votato, il programma l’hanno effettivamente letto. Io intendo la politica in altro modo, ma rispetto chi ci mette la faccia, consuma le suole delle scarpe e si sottopone al giudizio degli elettori. Allora bisognerà pure parlarne del programma di Grillo e magari leggerselo.
L’organizzazione attuale dello Stato è burocratica, sovradimensionata, costosa, inefficiente. Il Parlamento non rappresenta più i cittadini che non possono scegliere il candidato, ma solo il simbolo del partito. La Costituzione non è applicata. I partiti si sono sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio.