Da ieri si è aperta la consultazione pubblica online lanciata del Governo riguardante la riforma della Costituzione. In sostanza chiunque e con qualsiasi livello di conoscenza della materia, potrà proporre “emendamenti” per la riforma della nostra Carta attraverso un percorso ideato in tre livelli: un questionario breve, un altro di approfondimento e un terzo momento di discussione pubblica. Certamente si rovesceranno su questa iniziativa tonnellate di critiche, di banalità varie, di superficialità inaspettate, ma credo che l’iniziativa sia comunque un fatto molto positivo da non sottovalutare. Se infatti non ci fosse continueremmo tutti ad alzare alte grida di lamento sulla ovvia questione del distacco tra i cittadini e le istituzioni. Ora, dal momento che invece esiste, faremmo molto meglio a sfruttare un’occasione del genere in maniera seria, lasciandoci l’italico gusto del lamento sul “benaltrismo” dietro le spalle e partecipando senza tante storie. Perché anche il modesto obiettivo di avvicinare meglio la nostra Carta Costituzionale, di cui molti parlano e pochi conoscono, risulterebbe un passo avanti non malvagio. Nella stessa strutturazione della consultazione, sono infatti disponibili diverse possibilità di approfondimento sulle idee e le contrapposizioni che hanno impegnato gli estensori della Carta e che dovrebbero essere molto più presenti e conosciute nel dibattito attuale. Certamente rimarrà il rischio della banalizzazione e lo strumento possiede i limiti che tutti possiamo immaginare ma la cartina di tornasole che rappresenta potrebbe snidare tutto il chiacchiericcio di chi demolisce e non ha idee sensate da proporre. A prenderlo sul serio, si potrebbe provare a vedere l’effetto che fa proponendo questo ponte tibetano ai vari caminetti ristretti dei nostri partiti e via via a tutte le associazioni della società cosiddetta civile per vedere se, davvero, esistono idee serie nascoste negli anfratti della nostra comunità civile e in quei movimenti che tanto demoliscono prendendo fiumi di voti e poco propongono. Proviamoci…
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Se un fantasma si sta aggirando nelle aule dei palazzi romani della politica, non è certamente quello della legge elettorale o delle mancate promesse sull’elezione del Presidente della Repubblica (e comunque lunga vita a Re Giorgio!). Il fantasma vero che si materializzerà tra poco tempo, è quello di raccogliere una decina di miliardi di euro per rimettere in carreggiata la macchina italiana. Tutto quello a cui stiamo assistendo è verosimilmente un siparietto che nasconde questa piccola ma cruda verità. Le stesse rassicurazioni di Grilli sul buon andamento dei conti statali, non potranno esimere il Governo prossimo venturo, di qualunque nuance sarà, nel trovare in qualche maniera questa cifra. E sarà davvero complicato, sia per chi sosterrà che per chi si opporrà al prossimo esecutivo, spiegare il come e perchè di questo tornante. Quindi la speranza rimane quella che questo “fumus” politicista venga presto diradato per far posto ad una seria discussione e condivisione su ciò che davvero sarà necessario fare e come farlo.
La capacità di raccontare attraverso un discorso è fondamentale in un mondo complesso come il nostro. Un filo che percorre, inanella le idee e le rende comprensibili. Ci manca questa capacità, soprattutto per ciò che attiene la questione del lavoro nel nostro Paese. Il mosaico, nella mia scienza, non porta a grandi risultati e così in Medicina il “mosaicismo” è un concetto che descrive una condizione lontana dalla salute. Le persone possiedono, che lo vogliamo o no, aspirazioni diverse: alcune preferiscono lanciarsi nel mare del lavoro sfidando se stessi in progetti sempre diversi e nuovi, altri hanno nella stabilità e nel basso rischio la loro condizione naturale. Il problema è che entrambi gli aspetti hanno diritto allo stesso rispetto. Con l’avvertenza che in una società moderna sono tutt’e due necessari. Perchè l’innovazione è molto spesso figlia di visionari che fondano una “start up” e che si assumono alti rischi, ma chi decide di avviarsi ad un lavoro dipendente lo fa sapendo di avere minori possibilità e d’altra parte costituisce, soprattutto oggi, il miglior ammortizzatore sociale possibile rendendo possibile la pianificazione di un ciclo di studi anche lungo per i propri figli e la loro possibilità di mobilità sociale. Così sarebbe più utile rendere possibile un diverso racconto dove l’abbandono dello schema attuale significa che i giovani che vogliono perseguire una sfida diversa hanno opportunità migliori rispetto al passato e ai loro coetanei che invece vogliono un lavoro dipendente. Con destini comunque legati nel preciso momento in cui le start up si consolidano e creano lavoro dipendente. Liberare tutte le possibili opportunità per aziende di nuova concezione e capacità innovativa fa crescere lanostra società e, paradossalmente, crea le condizioni per lavoro stabile, di pregio e poco delocalizzabile. Ripeto: è una questione di rispetto dove l’uno non è meno necessario dell’altro, anche se oggi dobbiamo essere coscienti che le regole del passato non funzionano più, ma soprattutto una discussione basata solo sulle abitudini da abbandonare non ci porta da nessuna parte. Abbiamo davvero bisogno di un discorso più chiaro: nisi clare concipitur, nisi clare exponitur…
Pur nella difficoltà che gli italiani in generale hanno nel far propria la manovra, credo che abbia ragione Marcello Sorgi quando afferma che i cittadini del nostro Paese alla fine hanno maggiore fiducia nel ritrovarsi davanti ad un quadro completo, una manovra definita, rispetto ai mille emendamenti e variazioni che si prospettano da parte dei politici. Una medicina amara, certamente, ma almeno una medicina vera e non una semplice aspirina diluita in centro litri d’acqua.
Il messaggio della giornata politica di oggi è che ci sarà un altro piccologiro di giostra. Non credo particolarmente lungo, ma comunque qualche mese per sistemare diverse cosette che non sono ancora a posto, sia nella maggioranza che nell’opposizione. Il governo “tecnico”, poi, è nei fatti tornato nelle tasche di chi l’aveva proposto e lo scenario vedrà i diversi navigli schierarsi in mare aperto e puntare le bocche da fuoco in direzioni quantomeno inaspettate, forse in un tutti contro tutti. Questo è il dato consegnatoci oggi e sta a noi ora capire cosa fare. Le opzioni infatti sono diverse e nelle diverse banchine c’è un gran via vai di persone che non sanno bene quale imbarco scegliere, una specie di “ammuina” dove chi è sopra corre sotto, chi a poppa va a prua, chi è sotto va a babordo in una confusione che, a ben guardare, sembra comunque abbastanza ben organizzata. (altro…)
L’intervista a Luca di Montezemolo (qui il testo completo dal Corriere della Sera)
«Stanno asserragliati in due chilometri quadrati nel centro di Roma, rinchiusi nei Palazzi della politica e non si rendono conto di quello che il Paese reale sta attraversando…». La domanda è lì, scende o non scende in politica, ma Luca Cordero di Montezemolo allarga il campo: «Non è questo il punto, adesso. Adesso è il momento di uscire dall’emergenza. Di ricostruire questo Paese. Di smetterla con il vizio antico della classe politica di rimuovere i fatti, anche la memoria di come si è arrivati a questo punto drammatico, pur di rimanere in sella. Non abbiamo mai sentito pronunciare da un politico una sola frase di assunzione di responsabilità».
Il Governo spegne di fatto la produzione dell’energia solare in Italia. Ma cosa succede all’estero? Quali sono i meccanismi che invece nel resto del mondo favoriscono la crescita di questa fonte rinnovabile nel tentativo di svincolarsi dalla morsa delle prossime crisi economiche e geopolitiche legate al petrolio e alle fonti fossili? Un quadro apprezzabile per chiarezza ci viene dall’articolo di Luca Vaglio sul Sole 24 Ore che invito a leggere qui
Le avvisaglie c’erano e le dichiarazioni dei maggiorenti leghisti sul voto quale “igiene del mondo” non devono stupire. Di fronte ad un consenso sostanzialmente bloccato – e forse in contrazione nei sondaggi – la Lega, che non è boccalona, preme per il voto. Lo stesso “federalismo” è zoppo e lento, la moralità dell’alleato lascia più di un dubbio nei padani doc – non tanto nelle gerarchie – ed allora perchè non frenare la caduta d’immagine, iniziare a declamare il tradimento di Roma e incassare alle prossime elezioni l’indebolimento dell’alleato per trattare il prossimo assetto, in caso di vittoria, da una posizione di maggior forza e dopo essersi scrollati di dosso il terzo socio? E giustamente per capire questa posizione dell’intellighenzia leghista bisogna tenere fermo un concetto che ricorre in molte esternazioni: passa il tempo e non succede nulla. Il tempo è la vera chiave per decrittare i motivi dell’agitazione leghista; e inizia effettivamente a scarseggiare nell’universo degli elettori in verde.
On. Presidente,
Generazione Italia considera conclusa negativamente l’esperienza di questo Governo che, come fosse un suo feudo personale, ha presieduto (…)
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Fabio Granata di Futuro e Libertà sta innervosendo la coalizione al governo ed auspica una nuova fase. Preludio?
(…) Se Fini ha ragione, e ha certamente ragione, a dire che l’Italia è ferma e in profondo declino e che il Governo non è più all’altezza della situazione, dopo Perugia è doveroso e inevitabile immaginare di aprire una fase nuova, nella quale sarà inevitabile e coerente con le nostre posizioni, ritirare la nostra delegazione dal Governo, assicurando soltanto l’appoggio esterno all’esecutivo, al solo fine di affrontare le emergenze reali del paese e le parti condivise del programma. (…)