Le linee di azione sembrano comunque potersi riassumere nei seguenti punti:
* Terra in cambio di pace. Questo tipo di diplomazia sembra la sola che negli ultimi decenni abbia conosciuto qualche risultato. Tenendo inoltre conto che fu uno dei cavalli di battaglia di Bill Clinton e che Hillary Clinton sarà il suo “ascoltato” Segretario di Stato”, non ci vuole molta fantasia nel pensare che questo tipo di politica, che segnerebbe inoltre una forte discontinuità rispetto alla Presidenza Bush, sarà uno degli assi strategici seguiti dagli Stati uniti
*Riforme guidate da leader locali ed aiutate dall’esterno. Gli Stati Uniti quindi dovranno costruire nuovi rapporti con l’emergente elite araba a cui affidare in prima persona il cambiamento e la responsabilità in prima persona delle nuove politiche di sviluppo e di pace.
*Assumere i regimi arabi come partner paritari nella politica di cambiamento. Non solo quindi leadership dei vari attori che si muovono nel quadro mondiale (ONU, Unione Europea, eccetera) ma nuovo ruolo anche delle aggregazioni di forze presenti sul terreno mediorientale (Lega Araba?)
*Politica dei piccoli passi. Sicuramente sembra trasparire un’azione che si snoderà sul medio/lungo termine con la necessità di sfumare scenari che possono portare le parti in causa a rapidi movimenti che possono arrivare al limite delconflitto così come oggi accaduto.
*Rigetto dell’autosufficienza deli USA nel risolvere le politiche mediorientali. Probabilmente sarà possibile disegnare nuovi ruoli anche per le stesse Nazioni Unite oltre che per gruppi di pressione continentali come quello dell’Unione Europea.
Il tutto comunque tenendo fede alla storica amicizia degli Usa con Israele.