Per carità: sempre armi sono. Però il fatto che nel Partito Democratico si faccia avanti l’idea che gli F35 rappresentino una spesa, diciamo così, “incongrua” e che forse sarebbe più razionale puntare sugli “Eurofighter” con un risparmio di 1 miliardo all’anno non è da buttare nel cestino. E forse bisognerebbe sostenere questa scelta che le Commissioni parlamentari stanno prendendo in considerazione, rafforzando una presa di posizione del gruppo PD a favore dell’ipotesi Eurofighter. Per conoscere meglio la questione può essere utile questo articolo di “Repubblica”.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Davvero singolare la nota apparsa a firma del Gen. Vincenzo Camporini su Italia Furtura, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e della Difesa. In sostanza il Nostro definisce surreale la discussione sugli F35 – JSF per diverse ragioni: a) in realtà i soldi non sono oggi disponibili e pertanto la rinuncia non ripagherebbe l’Iva, asili nido o opere per la protezione del territorio; b) la cancellazione produrrebbe una caduta occupazionale e “suonerebbe come un invito ai nostri giovani e brillanti ingegneri a cercarsi lavoro in altri Paesi; c) senza sistemi d’arma avanzati saremmo fuori dai giochi politici internazionali, a differenza di quanto è avvenuto ad esempio recentemente in Libia dove i nostri Tornado hanno difeso gli impianti ENI. Davvero singolare ma poco efficace la difesa del Generale. Ad esempio il futuro delle opere pubbliche, il blocco dell’Iva o gli asili nido non vengono finanziati avendo subito in saccoccia tutti i soldi, ma alla stessa maniera degli armamenti: mettendoli in preventivo di spesa e spendendoli nei diversi anni. La cancellazione dell’acquisto di questo tipo di tecnologia non farebbe fuggire tutti i nostri giovani ingegneri all’estero. L’alta tecnologia è ben e maggiormente presente in altri settori della vita civile come ad esempio la medicina: i nostri ingegneri potrebbero impegnare (e in realtà già lo fanno) la loro intelligenza su argomenti tecnologicamente molto più avanzati dei sistemi d’arma come quelli medici, di protezione climatica, di studio dei nuovi materiali e quant’altro. Basterebbe solo che lo Stato desse segnali più “sinceri” in questi settori. Sulla questione del ruolo della nostra presenza in scenari di guerra come il recente libico, davvero il Gen. Camporini farebbe meglio ad applicarsi maggiormente ad altri settori. Prescindendo dal fatto che la difesa dei pozzi Eni non ha trovato di fronte tecnologia militare d’avanguardia ma quattro poveretti davvero mal equipaggiati, lo inviterei a ristudiarsi un po’ di storia patria. ad esempio, giusto parlando di Eni, gli porterei l’esempio di come Enrico Mattei riuscì a far entrare la debole Italia postbellica nel parterre petrolifero e di come mantenne intatte le torri di estrazione petrolifere in tempi certamente non meno “bellicosi” degli attuali. Fece una cosa molto semplice: strinse accordi e patti equi con i governi legittimi padroni dei territori ricchi di oro nero, inaugurando il famoso 50-50. Non quindi prendendoli con le armi, ma stipulando patti equi, cosa che ne ha permesso la difesa per lunghi anni anche al di là dei blocchi politico-militari dell’epoca. Non è sempre vero che “si vis pacem para bellum”. Ci ripensi, Generale.
Più che a Vegezio, Cornelio Nepote e Cicerone, il Ministro Mauro che è riuscito a coniare la locuzione memorabile “per amare la pace armare la pace” mi sembra l’epigono della fabbrica di armi Deutsche Waffen und Munitionsfabrik, sulla cui porta d’ingresso compariva il famoso “si vis pacem para bellum” e che inventò i famosi proiettili “Parabellum”, appunto. Sic transit gloria mundi…
Bersani si toglie le stellette da “top gun” e annucia che “riconsidererà” la spesa per l’acquisto degli F35. “La nostra priorità è il lavoro, non i caccia” ha dichiarato al Tg2, rimettendo in gioco quindi circa 15 miliardi di euro destinati ai caccia dell’aviazione. In realtà il taglio degli F35 seguirebbe decisioni simili che sono già state adottate da Australia, Norvegia, Paesi Bassi e, ultimamente, dal Canada. L’uscente governo Monti, attraverso il Ministro Amm. Di Paola, aveva invece continuato a investire risorse nel programma destinando i risparmi ottenuti dal taglio del personale civile in forza all’esercito. Non ultima considerazione rimane quella delle problematiche emerse in sede tecnica sulla vulnerabilità dei caccia contro i fulmini. Forse Zeus è venuto in soccoso al segretario del Partito Democratico…
Non credo che i canadesi siano un popolo irresponsabile. Eppure sembra che abbiano riconsiderato la loro partecipazione al programma di costruzione degli aerei militari F35. L’abbandono segue la sospensione già assunta da Australia e Norvegia e il ritiro degli ordini dei Paesi Bassi. L’Italia, o meglio il Ministro della Difesa Ammiraglio Di Paola, continua invece a investire risorse nel programma destinando i risparmi ottenuti dal taglio del personale civile che passerà da 33 a 20 mila unità e da quello militare che sscenderà da 183 a 150 mila. In sostanza la riforma prevede la discesa della spesa in stipendi dal 70 al 50% del budget riequilibrando il resto con un 25 % di spese correnti per il funzionamento e 25% per i nuovi sistemi d’arma. Meno personale, insomma, e più armamentario disponibile. E un piccolo parallelo ci viene irrefrenabilmente a galla: ma in fondo, le guerre del Canada non sono uguali alle nostre? Forse un caso di Ministro tecnico da sorvolare…