Qual è l’opinione delle persone sull’enegia nucleare nei paesi che possiedono questo tipo di tecnologia? Un indicatore può ritrovarsi nel recente sondaggio eseguito da IFOP in Francia che ha testato tre opzioni disponibli alla domanda di “Europe Ecologie ” sulla necessità di uscire dal nucleare. Il 19% si è detto favorevole all’uscita immediata dal nucleare “senza condizioni”; il 51% è invece favorevole all’abbandono progressivo del nucleare, posizione sostenuta tra l’altro dalla stessa Europe Ecologie, mentre il 30% del campione è favorevole alla prosecuzione del programma nucleare ed alla costruzione di nuove centrali così come pianificato dal Governo Francese.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Oggi, più che mai, sentiamo l’urgenza di non poter stare a guardare. Urgenza, non catastrofismo perchè le idee per superare i pericoli verificatisi in Giappone esistono. Urgenza di non poter seguire le stesse strade che ci hanno portato a questo modello di produzione che non possiamo riproporre ai nostri figli. Urgenza di superare la coltre di falsi impegni che vediamo tutti i giorni stampati su giornali e cartelloni elettorali. Noi vogliamo far succedere quello che è già successo in Francia dove la novità di Europe Ecologie ha pareggiato i conti con il Partito Socialista Francese (16% dei consensi), ha superato l’idea novecentesca di politica e sta costruendo una nuova speranza politica in Europa. Ecco: noi vogliamo fare come in Francia. (altro…)
In Italia e in Francia la sinistra è all’opposizione. Ma le analogie finiscono qui. Perchè mentre in Italia la corsa per costruire “qualcosa” che sia in grado di vincere sembra più la continua ricerca di ragioni per escludere qualcuno, in Francia il maggior partito di opposizione, il Partito Socialista, lancia attraverso uno de suoi esponenti di spicco, Pierre Moscovici, le basi per un progetto di programma comune con Europe Ecologie. Per capire le profonde differenze con la nostra opposizione rissosa e un po‘ inconcludente, basta riprendere l’intervista comparsa oggi su Le Monde e raffrontarla con le dichiarazioni dell’ultimo mese sui giornali italiani. Innanzitutto è fondamentale parlare di un vero e proprio programma, superando i “semplici accordi di apparato”. Secondo Moscovici, infatti, non ci si può accontentare di avere un programma che lasci delle zone fluide e siglare dei semplici accordi, ma bisogna “battezzare una alternativa a sakozy, con un funzionamento comune che sia differente da quello della vecchia sinsitra plurale. Bisogna che i diversi alleati abbiano la propria libertà. E che la base di programma sia più forte ed approfondita. Se si lasciano dei punti liberi di fluttuare si creeranno delle frustrazioni e delle discordanze a livello di governo”. I socialisti francesi hanno inoltre chiaro il percorso, le convergenze ed i problemi di questa costruzione. “Dapprima bisogna parlare delle convergenze, che sono solide. Il socialismo ecologico. Il partito socialista ha intrapreso la propria conversione ecologica, anche se esistono delle sfumature diverse tra l’ecologismo difeso dai Verdi e da Europe Ecologie. Noi siamo favorevoli alla produzione ed al consumo ed all’uso dell’utile fiscale per orientare l’economia. Si può inoltre citare lo stesso obbiettivo sulla costruzione europea e la difesa delle libertà contro le politiche “sicuritarie”. E senza nascondere le divergenze che attengono soprattutto la crescita. “Noi non siamo per la decrescita” – dice Moscovici – “Esistono anche divergenze sui trasporti e sull’energia. Ma sull’essenziale noi possiamo riunirci. Noi non miriamo al partito unico, ma abbiamo la responsabilità comune di mandare a casa Sarcozy”. Un buon inizio di cui avremmo bisogno anche a casa nostra