La consapevolezza di come sta evolvendo l’inquinamento nei nostri territori – e meglio ancora nell’intera Europa – necessita di dati. Magari facilmente leggibili, confrontabili, comprensibili. La Commissione Europea con l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA: Environmental European Agency) ci ha pensato su e ha costruito 32 mappe sovrapponibili che mostrano in maniera semplice ed efficace le fonti di inquinamento atmosferico e i risultati della pressione ambientale originate da traffico automobilistico, riscaldamento, agricoltura, navigazione aerea e via discorrendo. La motivazione è semplice e viene dalla stessa direttrice dell’EEA: “Le mappe permetteranno ai cittadini di prendere l’iniziativa, sollecitando le autorità perché apportino i miglioramenti”. Un progetto importante e complesso, che utilizza i dati raccolti dal Registro Europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti. E che troverete QUI
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
In tempi di contorsioni locali su blocco o meno Euro3, la Commissione Europea batte un colpo e rinnova la strategia dei carburanti alternativi per ridurre le emissioni di gas con effetto serra e contemporaneamente liberarsi dalla dipendenza dal petrolio. Il concetto è semplice: se aumenta il numero degli automobilisti con veicoli elettrici o ad idrogeno e metano non solo avremmo città meno inquinate, ma staremmo economicamente anche meglio. Abbattere però i freni verso questo passaggio tecnologico significa comunque agire su alcuni versanti al momento poco considerati dalle amministrazioni, come ad esempio la mancanza delle stazioni di ricarica e rifornimento. Per eliminare l’ostacolo la Commissione intende fissare obiettivi vincolanti e standard comuni tra cui:
- l’elettricità – un numero minimo di stazioni di ricarica in ogni paese e un connettore universale per ricaricare l’auto in tutta l’UE
- l’idrogeno – standard comuni per i tubi di rifornimento e gli altri componenti nelle stazioni di servizio di 14 paesi UE
- il gas naturale liquefatto – stazioni di servizio per i mezzi pesanti ogni 400 km lungo la prevista rete centrale transeuropea di trasporto ; saranno necessarie anche stazioni di rifornimento per le navi in tutti i 139 porti marittimi e interni presenti lungo la rete
- il gas naturale compresso – entro il 2020 stazioni di rifornimento con standard comuni accessibili al pubblico in tutta Europa, almeno ogni 150 km.
La Commissione Europea afferma in modo chiaro che i Paesi aderenti possono favorire questo tipo di cambiamenti attraverso modifiche legislative e agendo sulla fiscalità nazionale incoraggiando gli investitori privati e ricordando come i finanziamenti UE necessari sono già disponibili. Sviluppare quindi rete moderna europea è fondamentale perchè, scrive Bruxelles: “L’84% del petrolio utilizzato da tutti i modi di trasporto è importato: nel 2011 queste importazioni costavano circa 1 miliardo di euro al giorno. La maggior parte del petrolio proviene da regioni instabili, con l’incertezza che ne deriva in termini di approvvigionamento.
Passare a carburanti più puliti è la mossa più ovvia per rendere l’economia europea più indipendente sul piano energetico.
Questa strategia è in sintonia con la tabella di marcia per i trasporti con cui la Commissione ha definito gli obiettivi per favorire la mobilità e integrare ulteriormente le reti di trasporto dell’UE entro il 2050, riducendo al tempo stesso le emissioni di gas a effetto serra”.
Quanto costa non applicare le normative ambientali in Europa? La risposta è arrivata da una comunicazione dal Commissario Europeo per l’Ambiente Janez Potocnik che ha stimato in circa 50 miliardi di euro l’anno tra costi diretti e indiretti (ad esempio danni sanitari) il danno all’economia europea che i cittadini del vecchio continente sono costretti a ripianare. “La normativa UE – ha dichiarato il Commissario Europeo- non è un’invenzione di Bruxelles, ma è democraticamente adottata da tutti gli Stati membri e dal Parlamento, per il beneficio dei cittadini. L’ambiente è protetto da circa 200 atti normativi, che tuttavia troppo spesso non vengono correttamente applicati. Ciò non solo nuoce all’ambiente, ma mette a rischio la salute umana, causa incertezze per l’industria e compromette il mercato unico. Si tratta di costi che non possiamo permetterci in tempi di crisi”.
Il messaggio è che la prevenzione dei danni ambientali costerebbe molto meno rispetto a quanto sia necessario spendere per porre rimedio ai danni. Ad esempio l’applicazione integrale della legislazione UE per i rifiuti potrebbe creare 400.000 nuovi posti di lavoro con costi netti che ammonterebbero a 72 miliardi di euro in meno rispetto alla situazione attuale di mancata applicazione delle norme. La Commissione Europea sottolinea anche come il problema non abbia strumenti di risoluzione “interplanetari” ma competa semplicemente alle autorità nazionali come ai livelli amministrativi regionali e locali. Ed infine “una corretta applicazione implica un’azione di risposta efficace ai problemi ambientali effettivi o potenziali. Tra i suggerimenti per migliorare l’applicazione figurano ispezioni e sorveglianza più efficaci, criteri per il trattamento delle denunce dei cittadini da parte degli Stati membri, un accesso facilitato alla giustizia in materia ambientale, nonché il sostegno alle reti europee di professionisti dell’ambiente. In caso di problemi, i responsabili dell’applicazione delle norme dovrebbero assumere impegni più chiari, con scadenze e parametri di riferimento concreti che possano essere valutati pubblicamente”. Nulla di più, nulla di meno.