Questa sera ho visto un pezzo di grande politica, quella vera per cui vale la pena perdere tempo, discutere, anche dividersi. E’ stato il momento in cui il Ministro Corrado Clini è intervenuto (bene) alla trasmissione di Michele Santoro sul caso dell’Ilva. Dentro c’era tutto: un tema drammatico e serio, la tensione del confronto con le persone colpite da mali sottili, la serietà dei dati e del metodo scientifico, il rendere conto della complessità degli argomenti, lo scontro di poteri dello Stato. Ognuno può pensarla come vuole ed è legittimato a farlo, ma questa è l’unica strada per venire a capo dei problemi veri. L’Ilva di Taranto, lo smantellamento del sistema sanitario, la difficoltà di armonizzare diversi poteri dello Stato che non devono prevalere l’uno sull’altro sono temi seri che mettono a nudo la capacità e la preparazione delle persone. E’ grande politica che riesce ad annichilire i piccoli politici impreparati facendoli sbiadire nella loro povertà di mezzi intellettuali e conoscitivi. Una società complessa – con problemi complessi – come la nostra merita davvero altra serietà, altri politici veri che non ripetono sciocchezze sulla rottamazione, sul nuovo, sul vecchio. Regaliamo loro non gli scranni decisionali, ma le semplici parole di Antonio Gramsci: studiate, studiate, studiate…
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Questa volta è il Governo, attraverso il suo Ministro per l’Ambiente Corrado Clini, a difendere le energie rinnovabili contro gli attacchi dei difensori della produzione elettrica tradizionale. Un cambio di passo davvero straordinario se si pensa che solo un anno orsono il Governo presieduto da Silvio Berlusconi dichiarava a gran voce di voler investire decine di miliardi di euro per costruire almeno dieci centrali nucleari. Le parole di Corrado Clini sembrano in questo caso valere almeno il doppio, visto anche il suo profilo di tecnico ed esperto conoscitore della materia ambientale “dal di dentro”. E gli argomenti non sono certo banali, come d’altra parte il peso degli attacchi provenienti da Eni, Enel fino all’Autorità per l’Energia che mette in contrapposizione la riduzione della bolletta energetica ed il sostegno alle fonti rinnovabili. Innanzitutto per diminuire le bollette energetiche bisognerebbe semplicemente pulirle da diverse incrostazioni che si sono depositate nel tempo nella tariffe togliendo i contributi caricati a favore del famigerato Cip 6 (gli inceneritori per dirla semplice) che non c’entrano molto con la politica energetica, passando per quello che stiamo ancora pagando per il nucleare per finire con gli sconti concessi nel tempo alle aziende maggiormente energivore come le acciaierie; tutte cose che paghiamo ogni mese in bolletta e poco efficaci ricordando anche solo come sta finendo la vicenda Alcoa in Sardegna. E come spiegare poi all’Europa Comunitaria che ha licenziato precise norme e finanziamenti a riguardo che no, è meglio tornare indietro, che ci eravamo sbagliati. Per non parlare, in tempi di primato del mercato, delle tendenze in atto su scala internazionale che nel 2011 ha investito nelle fonti rinnovabili 260 miliardi di dollari: vogliamo davvero uscire da un mercato in espansione? Come anche sarebbe davvero suicida rinunciare ai benefici delle nostre casse pubbliche che stanno intascando importanti tagliandi sotto forma di maggiore gettito fiscale oltre alla crescita esponenziale di occupazione che rinfranca il nostro welfare asfittico. E poi vogliamo davvero continuare a martoriare la nostra bilancia commerciale che ormai ha superato i 60 miliardi di euro l’anno per l’acquisto di combustibili fossili, contro gli studi della stessa Bocconi che valutano in alcune decine di miliardi i vantaggi che le rinnovabili porteranno dal 2030? Già, perchè se era sfuggito a qualcuno già oggi l’energia pulita è arrivata a produrre il 26,6 % dei consumi elettrici complessivi italiani e il 14% dei consumi energetici finali. “Il sistema degli incentivi – sostiene Clini – dovrebbe essere collegato al vantaggio prodotto in termini di miglioramento della bilancia commerciale. Inoltre nello schema di riforma fiscale messo a punto dal Governo c’è una Carbon Tax, cioè un’imposta sulle emissioni di anidride carbonica, in un percorso che serve ad alleggerire il carico di tasse sul lavoro e che servirà a dare ossigeno all’economia”.
Forse, chi si lamenta delle rinnovabili sta patendo altri problemi che vorrebbe scaricare sul pubblico erario come il fatto che si stia passando da un sistema prima composto da poche grandi centrali ad uno molto articolato che alimenta le reti intelligenti e le “smart city”. O probabilmente, molto più prosaicamente, chi si alimenta paga errori di programmazione per i quali oggi esiste un eccesso di produzione di energia elettrica: sono state concesse troppe autorizzazioni per centrali convenzionali e la crisi ha amplificato una diminuzione della domanda già in atto da tempo grazie alle, ancora timide per la verità, politiche rivolte ad una maggiore efficienza energetica. Il mercato è saturo per raccontarla semplice. Siamo un po’ troppo verdi secondo i produttori tradizionali e la mossa conseguente è il tentativo di azzoppare l’innovazione delle rinnovabili tagliando incentivi in questo settore. Magari sarebbe molto più razionale rimodulare la costruzione di grandi centrali, chiudere quelle vecchie ed inquinanti o semplicemente scommettere veramente ed investire, sviluppare ed innovare in questo nuovo settore da parte dei vecchi dinosauri energetici.
Chiaro, pulito, sostenibile: grazie Ministro Clini.