Per capire come si muovono i capi di governo “veri”, basterebbe analizzare i movimenti di David Cameron, premier britannico che sarà il primo leader a sbarcare in Egitto dopo i recenti sconvolgimenti. In primo luogo incontrerà l’attuale primo ministro egiziano Shafik ed il capo del Consiglio supremo dell’esercito Tantawi che espleta le funzioni di Presidente del paese. Inoltre avrà colloqui con i leader dei movimenti di opposizione eccettuati i Fratelli Musulmani, non considerando la rivoluzione egiziana “una rivolta islamica”. (altro…)
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Il Governo conservatore della Gran Bretagna abbatte la sua scure sull’ambiente. Secondo alcune previsioni, il Ministero dell’Ambiente subirà un taglio delle spese di circa il 40% oltre alla privatizzazione dell’Ente forestale e la vendita di molte riserve naturali. Il Natural England, gestore delle riserve naturali, dovrà ridurre di un terzo il personale. La stessa Environment Agency deve dimezzare le spese. Chiusura del finanziamento anche per British Waterways preposto alla tutela di oltre tremila chilometri di fiumi. Gli stessi tradizionalisti inglesi sono rimasti di sasso dall’idea annunciata dal Ministro della difesa di privatizzare l’Ufficio Meteorologico Nazionale. L’opposizione laburista e gli ambientalisti inglesi sparano a zero sull’operazione denunciando la penalizzazione dell’ambiente come facile mossa e politicamente meno pericolosa, oltre all’idea che i tagli che si prospettano ad ottobre si presenteranno meno forti in confronto a quelli annunciati in questi mesi. Ultima avvertenza è l’eventuale interessamento dell’Unione Europea per il mancato rispetto delle regole europee sulla tutela degli habitat naturali. Il governo conservatore di Cameron, in definitiva , non si discosta dalle politiche contro l’ambiente degli altri governi conservatori, pur avendo puntato pochi mesi orsono proprio sulla carta verde per vincere le elezioni.
Comunque vada a finire, dopo gli Stati Uniti la Gran Bretagna mostra una capacità di rinnovamento della classe politica sicuramente impensabile nel nostro Paese. Quello che alla fine viene fuori è che oltre a Clegg, che è riuscito a far fruttare abilmente la sua posizione anche con un risultato deludente, Milliband riceve un sostanziale via libera come nuovo leader laburista. Clegg, Milliband, ma anche Cameron, diventano le nuove coordinate della politica inglese, un ricambio in tempo reale in condizioni di incertezza che in altri paesi avrebbero riportato in auge le vecchie volpi stagionate con la scusa, appunto, della difficoltà della situazione. Una Gran Bretagna che alla fine si scopre “cool” e si rinnova profondamente, a dispetto della superficiale patina di tradizione. Come se il mondo anglosassone continuasse a dare lezioni di leadership politica ad un Mediterraneo stagnante. Obama docet.
Se vi chiedete come è scoppiata la popolarità di Clegg, una risposta ci viene da diversi commenti tra cui uno illuminante di Alessio Antichieri su Rai News 24. In sostanza l’esposizione mediatica di Clegg sarebbe nata da una mossa, certamente azzeccata, di Gordon Brown che pose come condizione per la partecipazione ai tre dibattiti televisivi la partecipazione della terza forza dei Liberal Democratici guidati da Clegg per depotenziare il conservatore Cameron. E Clegg ha fatto il suo dovere facendosi paladino del cambiamento a danno dei conservatori. Comunque per capire cosa ha fruttato l’esposizione di Clegg, più che il numero dei seggi (da non dimenticare il sistema inglese dove chi arriva primo in un collegio prende tutto) bisognerà vedere le percentuali assolute. Da annotare che non è avvenuto il preannunciato crollo dei laburisti che comunque tengono anche se perdono.
Secondo i primi exit poll, in Gran Bretagna i conservatori otterrebbero 307 seggi, i laburisti 255, i liberaldemocratici 59. In sostanza ai Conservatori mancherebbero 19 seggi per la maggioranza assoluta che potrebbero trovare nelle liste minori. Parlamento “impiccato” secondo il gergo politico britannico dove nessun partito riesce a governare da solo. Malgrado le anticipazioni di questi giorni i lib dem sarebbero in flessione nel numero dei seggi. Sarebbe pure possibile una maggioranza laburisti-lib dem, ma se Clegg manterrà i propositi preelettorali questo tipo di maggioranza non vedrà la luce.
Che per ricercare qualcosa di innovativo nelle forme politiche sia necessario guardare fuori dal nostro Paese, non è necessario ricordarlo. Ma va sottolineato quello che sta succedendo in Gran Bretagna dove è stato lanciato il “Digital Debate” in vista delle prossime elezioni. Si tratta di un vero e proprio dibattito in rete sostenuto congiuntamente da Google e Facebook attraverso cui si instaura un rapporto interattivo tra i candidati e i navigatori virtuali che possono porre le loro domande con fondata speranza di avere una risposta. Anzi, le migliori sono state effettivamente poste nel dibattito di questa sera tra Clegg, Brown e Cameron. A completare l’esperimento di politica virtuale, c’è anche la possibilità di votare le risposte date dai leader per qualche giorno. Al momento Clegg è in vantaggio di diverse lunghezze su Cameron. Brown insegue in coda in splendida solitudine.
“Niente bonus ai direttori delle banche, per incoraggiarli a guardare al lungo termine; istituire un tetto di 2.500 sterline ai bonus pagati cash; divieto assoluto a distribuire bonus per quelle banche che hanno registrato delle perdite. “E’ una ricetta dura ma è il modo giusto di procedere”. Non ci crederete, ma queste parole non le ha dette il New Labour, ma il liberaldemocratico Clegg proprio questa sera nell’ultimo confronto pre-elettorale in Gran Bretagna. A momenti uno diventa liberale…