Il presidente del Consiglio italiano è un leader “fisicamente e politicamente debole” le cui “frequenti lunghe nottate e l’inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza”. Lo afferma l’incaricata d’affari americana a Roma Elisabeth Dibble in un documento inviato a Washington e reso noto da Wikileaks. Il telegramma della Dribble è citato dal Guardian, uno dei giornali che ha ottenuto da Wikileaks i documenti segreti.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
On. Presidente,
Generazione Italia considera conclusa negativamente l’esperienza di questo Governo che, come fosse un suo feudo personale, ha presieduto (…)
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Perchè l’apparente retromarcia del Presidente del Consiglio sulle elezioni? Le ragioni possono essere certamente diverse e possono andare dal ruolino delle udienze dei tribunali – Berlusconi deve almeno svalicare dicembre ricoperto dall’immunità -, alla paura dei parlamentari di non poter maturare uno straccio di buonuscita. Ma volendo essere meno malpensanti, un argomento veramente efficace sarebbe il fortissimo rischio di non raggiungere da parte della coalizione di Centro destra la maggioranza. Pur forte alla Camera con la quasi sicurezza di guadagnare il premio di maggioranza, al Senato il risultto cambia perchè il premio di maggioranza è su base regionale ed anche un successo intorno al 5 % delle liste di Fini metterebbe in seria difficoltà la conquista dello stesso Senato. I conti li hanno fatti in maniera scientifica qui
Non so se posso essere orgoglioso del fatto che sulla filigrana dei passaporti libici compaia l’immagine del Presidente del Consiglio del mio Paese. Non ho chiaramente nulla contro la Libia, ma il fatto mi lascia abbastanza attonito. Spero comunque che la cortesia non venga ricambiata: non mi sentirei molto bene se dovessi andare in giro per il mondo con la foto del Colonnello Gheddafi. D’altronde non mi sentirei meglio se fossi libico…
Ne sentiremo di tutti i colori su questa storia di Fini e Berlusconi. Il quadro che ci appare, però, sembra più essere quello della fine del bipolarismo così come l’abbiamo conosciuto. Non è escluso che questa implosione dalle parti della destra non abbia similitudini anche a sinistra, anche se sotterranee e apparentemente meno clamorose dato il ruolo di opposizione. Basterebbe solamente richiamare le recenti fibrillazioni avvenute nel panorama europeo degli eletti italiani, dove sembrano riaffacciarsi gli spettri di DS e Margherita che, comunque, tengono in piedi le rispettive “aziende” economiche a cui affluiscono diversi finanziamenti e costituiscono ancora delle cassaforti certamente non vuote. Il dato rimane lo stesso: la fine del bipolarismo con una stagione di nuove formazioni intermedie in grado di unirsi o dividersi formando nuove aree politiche con capacità numerica diversa rispetto al quadro attuale ed in grado di sperimentare governi diversi a livello nazionale ma soprattutto locale. Dal mio punto di osservazione, spero che invece il centrosinistra possa ricompattarsi e trovare quel minimo comun denominatore che da solo finora non ha trovato – e forse cercato con la dovuta forza.