(…) È dunque urgente attivare risorse e pensiero contro la visione penitenziale e declinista del nostro presente e del nostro futuro che si va affermando in un paese dove da troppo tempo la politica ha smesso di mobilitare le passioni e le idee. Contro il pregiudizio, altrettanto triste e cupo, che vuole il nostro paese sia forte dei propri vizi più che delle proprie virtù. Contro l’idea che compito della politica sia raddrizzare “il legno storto” degli italiani invece dello Stato con le sue mille anomalie.
Per ricostruire un rapporto di reciproco rispetto tra Stato e cittadini, che è la premessa necessaria per ritrovare il coraggio, è indispensabile smettere di subire le grandi correnti di cambiamento che attraversano il mondo e riportare l’Italia finalmente a giocare in attacco.
Questa è la sfida che attende le forze politiche e le associazioni della società civile che condividono l’idea che l’Italia non sia condannata solo a difendersi dalle incognite del futuro ma possa e debba valorizzare le proprie potenzialità tanto e più degli altri grandi paesi europei.
Per proporre un progetto vincente e credibile, quelle forze dovranno costruire, in un clima nuovo di reciproco rispetto e apertura, un messaggio e un programma convincente, capace di raccogliere consensi oltre gli steccati tradizionali degli schieramenti della seconda Repubblica e le nostalgie delle Prima.
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