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Le recenti problematiche sollevate sulla difesa della libertà personale di ognuno davanti allo Stato (libertà di scelta, testamento biologico ecc.) non dovrebbero essere abbandonate al propprio destino. Non solo perché hanno prodotto lacerazioni e prese di posizione politiche di una certa rilevanza – l’astensione del PD ad esempio -, ma perché rappresentano un territorio dai contenuti formidabili che possono chiarire da dove e come riparlare di Sinistra, raccogliendo la sempre maggiore suggestione a partire dai contenuti e non dai contenitori. E’ innegabile infatti che questi temi possono connotare quel qualcosa di inafferabile che sono le politiche che una sinistra dovrebbe porre in campo, oltre a portare una maggiore chiarezza di obiettivi e modalità di azione politica.
Personalmente, una delle radici che mi portano a non abbandonare, nello scegliere la sinistra, il termine di socialismo – pur cercando di declinarlo come socialismo del XXI secolo – è la convinzione che uno dei fini che anima questo termine sia il tentativo di mettere i cittadini in grado di ottenere collettivamente, attraverso mezzi politici, ciò che non potrebbero ottenere attraverso il mercato. Cioè accordare alla gente comune, rafforzandola, nuovi diritti di naura economica e sociale. Se vogliamo questo è quello che è successo proprio nella storia del movimento socialista e comunista: mettere a disposizione della maggioranza diritti sociali altrimenti inaccessibili. Conosciamo poi la continuazione della discussione e le diverse opinioni sul peso del “sociale” o dell’ “economico”, lo stare dentro o fuori il sistema del mercato e via discorrendo, ma questo oggi non è comunque il cuore della discussione, sempre tenendo conto che è motivo determinante dei socialisti e dei comunisti affermare che comunque il mercato non è in grado di assicurare ed estendere i diritti a tutte le persone.
Da qui partono le conseguenze politiche che non possono non risolvere il cosiddetto “paternalismo bioetico” a cui siamo ancora legati, ma che devono tenere conto di una nuova crescita del concetto di persona, in grado di determinare in maniera adulta le proprie scelte. Ognuno poi potrà, ma ancora meglio dovrà scegliere quali leve del proprio vivere attivare o lasciare inespresse. Potrà scegliere se rifarsi ad una ragione superiore e esterna per determinare le proprie scelte o meno. Dal punto d vista politico potrà lasciare le cose come stanno o agire per rinnovare il quadro normativo: l’unica cosa che non potrà succedere, politicamente, è il non rispondere alla domanda che viene posta ormai quotidianamente, domanda che è il risultato, volente o nolente, del progressivo sviluppo della scienza, della tecnica, della scienza sociale. Il tutto in un quadro di globalizzazione che non permette, data la sua natura appunto globale, di rimanere fermi, pena l’essere successivamente travolti da forze che nascono e crescono comunque fuori ma che saranno in grado di “globalizzarsi”.
Il discrimine minimo a questo punto tra destra e sinistra è quindi contenuto nella definizione che davamo prima, dove la destra pensa che i diritti stessi siano ottenibili o regolabili attraverso il mercato, mentre la sinistra pensa che il mercato non riuscirà mai a fare ciò e che sia possibile e necessario agire per via politica. La destra dice che se il mercato non me lo permette – o lo permette solo a pochi – quel tal diritto non è in verità esigibile; la sinistra continua a pensare che esista la possibilità tramite l’azione politica di ampliare quei diritti anche a chi, alla fine per dinamiche economiche, non li può esercitare. In tutto questo le forze politiche possono anche scegliere di non scegliere, o di riattivare il paternalismo bloccando l’evoluzione della società, ma sicuramente tutte, e dico tutte, le forze di sinistra non potranno che ritrovarsi nella scelta di ampliamento dei diritti e di crescita delle capacità e possibilità di scelta dei cittadini. Per questo, oggi, fa bene il PD a non qualificarsi come forza di sinistra, ma d’altra parte rimane incomprensibile come questo dibattito non appassioni in maniera viscerale quelle forze che dovrebbero rappresentare la sinistra e che dovrebbero vedere oggi il problema come un’opportunità di unione politica sui contenuti piuttosto che sui contenitori