È sotto gli occhi di tutti la difficoltà che si vive a sinistra.
Ma le uniche onde, a dire il vero un po’ anomale, che si registrano sono il tentativo dei partiti di rispondere alla desertificazione istituzionale rivedendo i meccanismi dello strumento-partito.
Non è sufficiente.
Almeno per la sinistra e per la sua storia.
Perché storicamente un modo genuino di rispondere della sinistra è quello di riorganizzarsi partendo dalla propria gente. Non intendo addentrarmi nella discussione delle forme partiti (che non sono da abbandonare come categoria).
Non tutti siamo chiamati a farli funzionare.
Ma tutti siamo chiamati a costituirne le idee, le pratiche.
Da questo compito nessuno può dirsi esentato o non in grado di contribuire.
Ed allora voglio dirvi a che cosa sto lavorando, quale è il contributo che oggi mi sento in grado di proporre.
Credo sia necessario creare in ogni territorio una costituente delle idee, che per ogni settore – ambiente, sanità, economia e via discorrendo – riveda i dati a disposizione e avvii una discussione veramente libera ed aperta a tutti coloro che pensano che i valori della sinistra (libertà, solidarietà, uguaglianza…) possano ancora guidare lo sviluppo della nostra società.
Una discussione aperta per toglierci le incrostazioni che in questi anni hanno reso opaco il nostro messaggio.
Una discussione vera, senza slogan, dove le affermazioni devono essere sostenute dai dati e le azioni da proporre siano veramente fattibili e non viaggino nei cieli più alti.
Solo questo potrà riempire i contenitori di cui i tecnici di partito stanno misurando le spoglie, le rovine.
Perché ad esempio la questione ambientale non è solo fatta di rifiuti e di inceneritori, ma anche di meccanismi di carbon tax, di applicazione di leggi europee, di monitoraggi, di economia ambientale.
La proposta sarà quindi quella di una discussione da riportare tra la gente normale, senza retropensieri di appartenenza a questo o a quel gruppo.
Perché girando anche in questi ultimi giorni non c’è una semplice voglia di rivalsa, ma il bisogno di parlare di problemi semplici e complessi senza censure, senza pensare di essere o meno in linea con qualche residuale totem del passato.
Questo è l’impegno che da oggi mi sono prefisso, senza rete e reticenze, dicendo anche cose forse scomode e fuori dal nostro coretto di sinistra a cui ci siamo costretti.
Perché, come diceva il sardo di Ales(*), il nostro compito è provare e riprovare.
Leggendo però senza paraocchi la realtà vera, anche quando non ci piace, senza averne paura.
Un appello, dunque, a tutti coloro che hanno ancora voglia di misurare se stessi con i valori della sinistra.
L’indirizzo lo conoscete.
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