Ne sentiremo di tutti i colori su questa storia di Fini e Berlusconi. Il quadro che ci appare, però, sembra più essere quello della fine del bipolarismo così come l’abbiamo conosciuto. Non è escluso che questa implosione dalle parti della destra non abbia similitudini anche a sinistra, anche se sotterranee e apparentemente meno clamorose dato il ruolo di opposizione. Basterebbe solamente richiamare le recenti fibrillazioni avvenute nel panorama europeo degli eletti italiani, dove sembrano riaffacciarsi gli spettri di DS e Margherita che, comunque, tengono in piedi le rispettive “aziende” economiche a cui affluiscono diversi finanziamenti e costituiscono ancora delle cassaforti certamente non vuote. Il dato rimane lo stesso: la fine del bipolarismo con una stagione di nuove formazioni intermedie in grado di unirsi o dividersi formando nuove aree politiche con capacità numerica diversa rispetto al quadro attuale ed in grado di sperimentare governi diversi a livello nazionale ma soprattutto locale. Dal mio punto di osservazione, spero che invece il centrosinistra possa ricompattarsi e trovare quel minimo comun denominatore che da solo finora non ha trovato – e forse cercato con la dovuta forza.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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