Secondo James Lovelock è ormai tardi. Il biofisico britannico padre dell’ipotesi “Gaia” (cioè la terra come un superorganismo) pensa che ormai sia troppo tardi per agire sul riscaldamento climatico già in atto e che sia necessario iniziare ad attrezzarsi per vivere in un mondo più caldo. Nella bella intervista di Elena Comelli su Nova24 porta agli estremi la sua provocazione ritenendo che sia sostanzialmente inutile puntare così tanto sulle fonti rinnovabili: “E’ come passare il tempo a sistemare le sedie a sdraio sul ponte, mentre il Titanic affonda”. Le vere emergenze saranno le siccità e la desertificazione di buona parte delle superfici coltivabili, per cui bisognerebbe puntare sul cibo sintetico, sulla desalinizzazione e sullo sviluppo di tecnologie nuove in campo alimentare. Per Lovelock, che a giorni pubblicherà la sua ultima provocazione “The Vanishing face of Gaia”, la logica è chiara: la nostra unica possibilità di sopravvivenza non verrà dal ritorno alla natura, ma dal sempre maggiore ricorso alla tecnologia.
In cauda venenum, quando ricorda come molti lo preghino di non dire queste cose perché toglierebbero ogni volontà di azione. “E’ vero il contrario – dice Lovelock – dire la verità sul riscaldamento del pianeta ci impone un’enorme mole di lavoro. Ma non è lo stesso lavoro che vorrebbero fare loro”. Magari ci azzecca anche…
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