(di Francesco Bonami via Italia Futura)

Nessuno ha il coraggio di dirlo, nemmeno noi, ma diciamolo. È arrivato il momento di ripartire da zero. L’Italia è come uno schermo di un computer congelato dove continua a girare la rotellina multicolore ma nulla si muove e qualsiasi tasto uno prema non succede nulla di nulla. La rotellina multicolore è la politica italiana, il governo ma anche l’opposizione. Stanno girando a vuoto nella speranza che qualcosa all’improvviso si sblocchi.

I tasti che sempre più forsennatamente premiamo sono quelli dei soliti luoghi comuni. Il tasto del ricambio generazionale. Il tasto di una nuova classe politica. Il tasto dello scandalo. Il tasto della magistratura. Il tasto del conflitto d’interessi. Il tasto dei sindacati. Il tasto della rottamatura etc. etc.

Martelliamo la povera tastiera del computer Italia, ma la rotellina non si ferma. Sullo schermo della società non succede nulla, tutto immobile, tutto paralizzato. Nessuno ha il coraggio di farlo ma l’unica cosa è spengere e riaccendere il computer italiano ripartendo da zero. Perderemo sicuramente qualcosa del nostro patrimonio politico, intellettuale, culturale, sociale, ma sarà un’occasione per ridisegnare la nostra società e la nostra politica. Una società e una politica che non vanno semplicemente semplificate, eliminando a capocchia alcuni ingranaggi del meccanismo burocratico.

Non dobbiamo semplificare, ma rendere la complessità del sistema sociale e civile semplice ed accessibile. La complessità di una società è positiva, sana e naturale perché crea dinamicità, diversità, dialogo, dibattito, fluidità di progetti ed idee. L’obbiettivo di un governo civile è quello non d’inebetire il contesto sociale ma di farlo funzionare con facilità, in modo efficace più che efficente.

Per efficacia si intende la capacità di raggiungere un determinato obiettivo, mentre per efficienza la capacità di raggiungerlo con la minima allocazione possibile di risorse. L’Italia in questo momento non è né efficace né efficiente. La drammaticità della situazione economica non consente comunque la scelta fra essere efficaci o efficienti. La mancanza di risorse ci obbliga, fortunatamente, ad essere efficienti.

Spengere il sistema Italia, anche per poco, e riaccenderlo non è più un’opzione ma un obbligo. Ripartire da zero è l’unica condizione per ridisegnare la nostra cultura politica a prescindere dall’età, dagli schieramenti, dal contesto geografico e dalle artificiali alleanze. Vecchi, grandi e piccini della politica nazionale “ufficiale”, al di là degli slogan, le dichiarazioni d’intenti e le trovate mediatiche hanno dimostrato e tuttora stanno dimostrando di essere interessati in modo perverso e patologico esclusivamente alla cultura del potere.

Nessuno dei soggetti in campo, da una parte o dall’altra, sembra interessato al potere della cultura che sta alla radice della nostra identità nazionale ed è il fondamento del bene comune. Continuiamo ad illuderci che l’epidemia d’influenza che sta devastando il sistema immunitario morale e civile del corpo nazionale possa essere curata con nuove dosi dello stesso vaccino che contiene lo stesso virus che ci sta affliggendo. Il corpo politico è moribondo.

Non è questione di trapiantare una faccia nuova. È essenziale costruire una nuova mentalità. Non basta un nuovo modo di parlare del futuro indossando gli abiti e le abitudini della vecchia politica. È necessario un nuovo modo di pensare ed immaginare il futuro disegnandolo su una lavagna pulita. La sfida è quella di reinventare la società italiana. Una sfida che richiede sforzi enormi, grossi rischi, una assoluta concentrazione civile e più che altro il coraggio di poter fallire.

Non si può ridisegnare l’hardware della nazione senza immaginare nuovi software, programmi, accessibili per le nuove generazioni destinate ad usare e far funzionare il paese. Non è questione di urlare “largo ai giovani!”. Dare spazio ai “giovani” senza che nello spazio dove si ritroveranno ci siano risorse ed opportunità da mettere a frutto e condividere con le nuove realtà sociali e domografiche è inutile, controproducente, foriero di malessere e violenza organizzata.

Dobbiamo invece creare uno spazio dove i giovani trovino gli strumenti morali, politici e professionali da utilizzare per il proprio futuro. Non è detto che spengendo il computer Italia e riaccendendolo il sistema torni a funzionare. Tuttavia questo è un rischio che dobbiamo individualmente, collettivamente e pubblicamente prendere. Azzerare tutto o continuare ad osservare la nostra galassia sociale polverizzarsi all’infinito, moralmente, economicamente, civilmente. La scelta non è più fra destra o sinistra ma fra un futuro possible e vivibile o una paralisi infinita e impossibile.

Spengiamo. Riaccendiamo. Ricominciamo.

Francesco Bonami

Uno dei più importanti curatori e critici d’arte a livello internazionale, già direttore della Biennale di Venezia nel 2003. E’ direttore artistico della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, della Fondazione Pitti Immagine Discovery di Firenze e di Enel Contemporanea. E’ il primo italiano ad aver ricevuto l’incarico di curatore della prestigiosa Biennale di arte americana al Museo Whitney di New York.