Lancio mondiale del “Living Planet Report” del WWF (qui il link) in collaborazione con la Società Zoologica di Londra e il Global Footprint Network
“L’umanità è in debito ecologico nei confronti del Pianeta, c’è un terzo di pianeta sottoforma di acqua, suolo fertile, foreste, risorse ittiche che l’umanità consuma freneticamente ma che in realtà non esiste perché ancora non si è potuto rigenerare.
“L’umanità è in debito ecologico nei confronti del Pianeta, c’è un terzo di pianeta sottoforma di acqua, suolo fertile, foreste, risorse ittiche che l’umanità consuma freneticamente ma che in realtà non esiste perché ancora non si è potuto rigenerare.
Quello che nel 1961 era ancora un credito rispetto al nostro utilizzo di risorse si è trasformato in un debito crescente.
Negli ultimi 45 anni la domanda dell’umanità sul pianeta è più che raddoppiata in conseguenza dell’incremento demografico e dei crescenti consumi individuali.
E’ questo il duro monito contenuto nell’ultima edizione del Living Planet Report del WWF, la principale analisi dello stato di salute del pianeta lanciata oggi al livello mondiale.
Il Report viene pubblicato dal 1998 e, a partire dal 2000, ogni due anni (l’attuale è la settima edizione del Rapporto).
Nell’edizione del 2008 viene resa nota, per la prima volta, la misurazione l’Impronta idrica, sia al livello nazionale che globale che si aggiunge come indicatore aggregato agli altri due, ovvero, l’Impronta Ecologica, l’analisi della domanda di risorse naturali derivante dall’attività umana, e l’Indice del Pianeta Vivente, la misurazione dello stato di salute dei sistemi naturali.
L’Indice del Pianeta Vivente, compilato in particolare dalla Società Zoologica di Londra, mostra come dal 1970 si sia verificato il declino complessivo della biodiversità (della ricchezza della vita sul pianeta) di circa il 30% tenendo conto dell’analisi di circa 5.000 popolazioni di 1.686 specie di animali vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci).
Nelle aree tropicali la riduzione è più drammatica che altrove, essendo al 50%, e le cause principali sono costituite dalla deforestazione e dalle modificazioni dell’uso del suolo; per le specie di acqua dolce le cause principali sono l’impatto delle dighe, la deviazione dei corsi fluviali e i cambiamenti climatici (per un declino del 35%). Gli ambienti costieri e marini invece soffrono soprattutto di inquinamento e di pesca eccessiva o distruttiva.”
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