In Europa è sotto gli occhi di tutti il fatto che i diversi Governi hanno reagito in maniera diversa alla crisi economica puntando, a mio modo di vedere, su strumenti anche sociali. Gran Bretagna, Germania ed altri hanno ottenuto ad esempio una disoccupazione giovanile molto inferiore a quella del nostro Paese continuando ad investire sul cosiddetto “capitale umano”; tutelano meglio il lavoratore tutelando in sostanza meglio il lavoro ad esempio finanziando il lavoro e non la disoccupazione. Certo il panorama d’oltralpe non è tutto rose e fiori ma certamente se la passano meglio di noi. Romano Benini ci indica un’interessante lettura dell’origine di queste politiche scegliendo la strada dell’incontro tra il socialismo riformista e il liberalismo che si sono riconosciute all’interno della famiglia europea del progressismo. Un abbraccio che ha temperato l’egualitarismo e il dirigismo economico del socialismo novecentesco e i limiti del solidarismo e della giustizia sociale che molti hanno intravisto nel liberalismo d’antan. Sostanzialmente concordo con questa lettura e proveniendo dal versante socialista non posso che rimarcare come le moderne politiche di grandi Stati europei derivino anche – e mio parere soprattutto – dalle intuizioni di grandi europeisti socialisti come Mitterrand, Delors, Palme (di cui davvero consiglio l’approfondimento), Brandt e dal tanto vituperato a sinistra Tony Blair. Il problema italiano a sinistra – di cui personalmente mi prendo in sedicesimi l’errore - è stato quello di non guardare verso queste esperienze ma di coltivare il totem del “nessun nemico a sinistra” che ha spostato l’asse verso la sinistra più radicale a cui, nell’assoluto rispetto delle posizioni, non interessa questo tipo di riformismo, oltre ad assumere posizioni di governo. Non spetta inoltre a me illustrare la parte più propriamente “liberale” alla cui storia non ho partecipato. Questo dato è ancora più importante nel momento in cui proprio il più grande partito d’opposizione, quello Democratico, discute al suo interno se la fotografia del suo Segretario insieme a quelli di Sinistra Ecologia e Libertà e dell’Italia dei Valori rappresenti il grimaldello per mandare a casa l’illiberale centrodestra nostrano, il futuro a cui guardare per governare nei prossimi anni il nostro Paese. L’analisi poi mi è utile per chiarire anche un altro punto che mi viene proposto nelle diverse discussioni: il superamento di questa divisione destra/sinistra non significa semplicemente buttare tutto a mare e non pensarci più. Se è pur vero che la storia non fornisce molti appelli alle idee, soprattutto se “antiche”, ciò non significa che ognuno di noi non provenga da una storia e non ne porti nelle tasche, dopo anche lacerante critica nell’abbandonarne le scorie ormai improduttive, le cose migliori. Il superamento, il futuro, l’innovazione politica avvengono invece con modalità simili a quella che è avvenuta nell’incontro tra liberalsocialismo e liberalismo classico, che ormai si stanno superando e dando luogo ad un “oltre” di cui forse non distinguiamo ancora perfettamente i contorni.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
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