Esiste una storia a mio avviso esemplare per capire come funzionano i progressisti ed è quella di William Beveridge il quale venne chiamato da Winston Churchill a elaborare una riforma delle assicurazioni sociali e finì per costruire un progetto che ha fondato il moderno stato sociale, la sanità garantita come bene pubblico e ha innovato i metodi dell’intervento statale nell’economia e nella società. Beveridge non era certo classificabile come un progressista, quanto come un liberale inglese vecchio stampo, anche se certamente una svolta profonda nella sua vita fu l’amicizia che strinse con i coniugi Webb – fondatori della London School of Economics ma soprattutto animatori della società fabiana. La questione per noi ora interessante non è “cosa” scrisse e fece Beveridge, ma in realtà “quando” lo fece, fatto che sembra dimenticato. Il lavoro della Commissione Beveridge si sviluppò tra il luglio del 1941 ed il dicembre 1942, datain cui fu pubblicato il celebre Rapporto. Nel mezzo di uno sforzo bellico senza precedenti, in una Gran Bretagna certamente in difficoltà e in cui il sistema delle assicurazioni pubbliche, l’organizzazione sanitaria e la riforma dei servizi sociali non erano esattamente al centro delle preoccupazioni del governo. Oggi, in tempi certamente difficili, il mantra che sentiamo sempre più spesso è “non si può fare” oppure “non esistono le condizioni per farlo”. La domanda è se nel 1942 di Beveridge e Churchill esistessero le condizioni economiche, politiche, sociali, internazionali per fare tutto ciò che fecero: l’odierno stato sociale. La politica che costruisce il progresso non riconosce periodi in cui non esistano le condizioni per essere promossa. Non avventurarsi verso il progresso, perchè tutto intorno sembra che non ne esistano le possibilità, è semplicemente una ragnatela mentale da conservatore.
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