Francesco Profumo abbandona la candidatura a Sindaco di Torino.

Questa la lettera pubblicata dal sito Lo Spiffero.com

Care Concittadine e cari Concittadini,

mi rivolgo a voi per dire una parola definitiva sull’ipotesi di “Profumo Candidato Sindaco di Torino”, perché  è direttamente  a voi  che  credo  sia  giusto  che  io parli.
Io sono molto onorato che una grande Città come Torino, nella quale non sono nato, ma dove ho studiato, vivo con la mia famiglia e lavoro con grande soddisfazione da molti anni, abbia pensato a me  come  futuro  Sindaco  della  Città,  attraverso  l’espressione  di  persone  della  cultura,  del  terzo settore, delle parti sociali, delle realtà imprenditoriali, degli studenti, della società civile in generale e della politica. Non sono certo di meritarlo, ma sono piacevolmente stupito e colpito dal fatto che, in  questi  ultimi  mesi,  molte  persone  (uomini,  donne,  giovani  e  anziani)  che  non  avevo  mai conosciuto  in precedenza, mi  fermino per strada e mi chiedano che cosa  io pensi della Torino del futuro e se mi candiderò per diventare il Sindaco della Città. Nessuno mi ha mai parlato di partiti, di primarie e di rapporti tra Torino e Roma.

Una premessa è opportuna.

Fin dall’inizio della querelle dissi che  io ero al mio secondo mandato come  Rettore  del  Politecnico,  che  avrei  terminato  nel  2013,  che  il  processo  di  rinnovamento dell’Ateneo non era ancora concluso e che mi sentivo impegnato verso i miei colleghi e gli studenti a portare a termine il mio lavoro.
Io non ho mai “tirato la corda dei tempi”, ritengo che la fretta sia una cattiva consigliera: in tutte le scelte importanti della vita, quando si è trattato di prendere una decisione e il tempo stringeva, mi sono  detto:  calma,  rilassati,  valuta  attentamente. E’  la mia  razionalità  che me  lo  impone. Credo, ancora una volta, di aver avuto ragione, provate ad immaginare quale sarebbe stata la mia vita negli ultimi mesi, se avessi seguito i molti “consiglieri della fretta”.

Prendo  atto  del  fatto  che  la  conflittualità  della  politica  nazionale  ha  dei  riflessi  importanti  anche sulla partita delle elezioni amministrative della prossima primavera e che tutto il processo ne è stato inevitabilmente accelerato. In questi mesi, a Torino, si è parlato troppo poco della Torino del futuro e molto delle lotte interne ai partiti, di primarie e dei rapporti tra Roma e Torino. I cittadini vogliono invece discutere, ascoltare, immaginare, avere indicazioni su quale ruolo potrà giocare il Comune di Torino  sui grandi  temi della  città: Fiat  e  territorio,  lavoro  e  giovani,  socialità  e  classi più deboli, finanza  delle  casse  comunali  e  investimenti  sul  territorio,  integrazione  e  sicurezza,  attrazione  di investimenti e innovazione, formazione, ricerca e sviluppo e molto altro.

I  risultati del  lavoro delle giunte Castellani e Chiamparino, che ci consegnano una bella città,  – e  credo di interpretare in modo corretto il vostro pensiero, di cui noi tutti siamo orgogliosi – diversa e migliore  di  quanto  non  fosse  all’inizio  degli  anni  ’90.  Non  è,  credetemi,  un  compiacimento autoreferenziale, ma molte sono  le attestazioni che ci provengono da ogni parte del mondo.   Non ultimo l’invito rivolto da due delle più prestigiose istituzioni anglosassoni, la Brookings Institution e la London School of Economics al Sindaco, al Presidente dell’Unione Industriale e al Rettore del Politecnico  il 7 e 8 dicembre 2010 a Chicago al Global Metro Summit, dove Torino, con altre  tre città, Monaco,    Barcellona  e  Seul,  è  stata  scelta  come  esempio  di  rinascita  virtuosa  dalla  crisi attraverso un piano strategico basato sulla riqualificazione urbana, sulla centralità della conoscenza, sulle nuove energie e lo sviluppo sostenibile. Questo è un grande riconoscimento per il lavoro fatto, ma è una responsabilità per l’Amministrazione che governerà la città nei prossimi anni. Ho avuto la certezza che  la scelta su Torino sia stata determinata anche dal nuovo ruolo della nostra maggiore azienda automobilistica nazionale negli Stati Uniti: essere passati dal Fix  it Again Tony al Fix  the Industry of Automobile, Thanks! È un risultato di cui tutti dobbiamo compiacerci.

Per  il  futuro  di Torino  c’è  una  grande  scommessa  della  politica,  nel  senso  più  alto  del  termine: qualcuno  ha  detto  “Novecento  contro  nuovo  secolo”.  Torino  può  diventare,  come  spesso  le  è successo nel passato, il laboratorio avanzato del nostro Paese e del nostro futuro, che ha necessità di ritrovare visione, idee, valori, energie e risorse per poter competere con gli altri grandi Paesi, in cuiterritori  e  globalizzazione dovranno  trovare una  sintesi di  equilibrio,  senza  creare  conflitti  sociali che lacerano e che non creano nulla.
La discussione di questi giorni è se a guidare questo processo debba essere  la politica o  la società civile. Io credo che il tema non sia posto nei termini corretti: il panorama è complesso e la politica da  sola non può più  farcela, perché  la  gestione  del  cambiamento  sul medio  termine  (10-15  anni) richiede  metodiche  e  strumenti  sofisticati  e  visioni  e  tempi  che  non  sono  compatibili  con  una politica  che  non  può  avere  tutte  le  competenze  e  troppo  pressata  dal  quotidiano  e  dagli  eventi  a breve a termine. Nello stesso tempo la società civile che potrebbe avere la vision e gli strumenti per guidare il cambiamento, non sempre capisce le “logiche-non logiche” della politica (accelerazioni e decelerazioni,  comunicazioni  contraddittorie,  dinamiche  schizofreniche)  e  rischia  di  non  saper gestire il quotidiano.

La soluzione non è dietro l’angolo, ma forse sarebbe stato opportuno ascoltare di più le istanze dei cittadini e ricordare che dovremo scegliere chi amministrerà la nostra città nei prossimi cinque anni e non i nostri politici da inviare a Roma. Si sarebbe potuto partire da un  Progetto Torino 2020, per creare  successivamente una  lista civica proprio con quel nome, con  il  supporto dei partiti. Quali? Quelli che si fossero riconosciuti nel programma.
Veniamo a me. In tempi non sospetti, all’inizio della querelle sulla mia disponibilità a candidarmi  a Sindaco  di  Torino,  indicai  tre  condizioni  preliminari:  non  essere  il  candidato  di  un  partito, ma l’espressione della società civile, creare un  laboratorio Torino di  larghe  intese (stiamo parlando di amministrare  una Città  e  non  di  politica  nazionale)  così  come  era  stata  Alleanza  per  Torino  del 1993, superare lo scoglio delle primarie, non venendo meno alle regole dei partiti, con la creazione di  una  lista  civica  supportata  dai  partiti. Purtroppo,  fino  ad  oggi,  nonostante  la  buona  volontà  di molti,  non  si  è  verificata  la  convergenza  sui  tre  punti  da me  indicati. Pertanto,  confermo  la mia  disponibilità  a  lavorare  per  il  Progetto  Torino  2020,  con  energia  ed  entusiasmo,  ma  dalla  mia posizione di Rettore del Politecnico di Torino. In chiusura di questa mia  lettera, permettetemi  infine due sinceri ringraziamenti.  In primo  luogo a tutti  coloro  che  lavorano  e  studiano  al  Politecnico,  studenti,  personale  tecnico  amministrativo  e docenti,  che  hanno  continuato  il  loro  straordinario  lavoro  per  l’Istituzione,  in  un  periodo,  loro malgrado, molto difficile e incerto. A loro assicuro rinnovato impegno ed entusiasmo nel perseguire gli importantissimi obiettivi comuni che ci attendono. In secondo luogo, a tutti coloro che in questa fase  così  interessante  della  mia  vita  mi  sono  stati  vicini,  in  primis  mia  moglie  e  i  miei  figli, permettendomi di fare una scelta responsabile e indipendente, che spero possa essere condivisa da molti di voi.

Con gratitudine

Francesco Profumo