Esiste un progetto, ancora poco conosciuto, che riassume nel suo piccolo come a mio avviso dovrebbero essere progettate le politiche ambientali, e non solo, degli Enti Locali. Riassumendo si tratta di una sperimentazione per la costruzione di una “losa” fotovoltaica. La losa è un tipo di rivestimento in pietra dei tetti di una zona del pinerolese che alimenta un’industria tipica ed importante di quella zona, dove esiste un vincolo architettonico con obbligo di rivestimento dei tetti in questo materiale. Ciò pone un problema nell’installazione di pannelli solari e quindi si è pensato di costruire la cella fotovoltaica rispettando questo vincolo, appunto una “losa fotovoltaica” con un progetto cofinanziato dalla Provincia di Torino. Perché è importante il contenuto di questo progetto? Sappiamo tutti che siamo in un periodo di scarsa disponibilità economica per gli Enti: si tratta quindi di scegliere la maniera migliore di spendere le risorse pubbliche. L’alternativa poteva essere quella di continuare con le politiche classiche: fare un bando aperto e smistare le risorse per pagare una parte della spesa a chi avesse voluto montare dei pannelli. Quali sono le ragioni che hanno sostenuto questa scelta? Innanzitutto il contenuto di innovazione tecnologica. Sono infatti sempre più convinto che le articolazioni dello stato debbano sostenere in maniera più netta progetti che cambino la specializzazione produttiva del nostro territorio in direzione dell’alta tecnologia: un territorio che non rinnova la propria produzione di beni a bassa tecnologia in beni capaci di competere meglio sul mercato è destinato al declino. Tutte le economie, ed i territori collegati, che reggono l’attuale globalizzazione, hanno reimpostato la loro produzione verso beni ad alto contenuto di conoscenza facendo propria l’analisi che vede una crescita costante di domanda verso prodotti tecnologicamente avanzati rispetto a quelli con contenuto medio-basso di innovazione. Importante è anche la riaffermazione del ruolo dello Stato, in senso ampio, nei diversi settori di ricerca. Nelle grandi economie moderne (Francia, Germania, Gran Bretagna ma ultimamente anche il Giappone che per anni ha affidato alle imprese la R&S) lo Stato assolve un ruolo decisivo nello sviluppo del sistema scientifico e tecnologico: la politica cioè colma quello che spontaneamente il mercato non sembra in grado di fare. Individuando e sostenendo con politiche di innovazione settori strategici capaci di stimolare una domanda di prodotti ad alto tasso di tecnologia, anche lasciando alle imprese la possibilità di soddisfarla.Non però a caso, ma rendendo sostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale il suo intervento ed in questo caso rispettandone anche la storia e le tradizioni. Con il risultato in questo caso specifico di produrre un beneficio dato dalla contiguità delle imprese con la comunità che viene coinvolta nell’impegno di una sfida tecnologica di un proprio prodotto. Creare queste condizioni uscendo dalla “pigrizia” amministrativa, intervenire nella ricerca, cambiare la specializzazione produttiva del nostro territorio verso la crescita scientifico-tecnologica, salvaguardare la sostenibilità sociale ed ambientale di questi processi, sono le priorità che cercheremo di costruire nell’impegnare le nostre risorse. I tempi dei soldi a pioggia ed a caso devono terminare.
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