Secondo Clean Edge le energie rinnovabili sembrano rappresentare uno – se non “il” – settore con maggior vitalità dell’economia. L’esempio che viene portato ad esempio è quello americano: nel 2000 gli investimenti di venture capital nel settore erano meno dell’1%; nel 2010 il settore ha guadagnato più investimenti di tutti gli altri e cioè più del 23%. Settori chiave sono l’edilizia sostenibile e l’illuminazione efficiente. Ma soprattutto il trend è in continua ascesa e gli investimenti promettono particolari sviluppi nello spingere l’evoluzione tecnologica e la crescita delle aziende che si occupano di rinnovabili con importanti benefici anche sull’occupazione
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Secondo Chicco Testa nella trasmissione Annozero, il Dr. Ignazio Marino, dopo aver dichiarato che subito dopo Chernobyl si sarebbero verificati 4000 casi di tumore alla tiroide, avrebbe omesso che non tute quelle persone non sarebbero morte. Farei fare una piccola passeggiata al Dr. Testa in qualche normale reparto di oncologia, chirurgia, urologia e via discorrendo, per comprendere la gravità della sua affermazione. Comprendere cioè tutto quello che deve attraversare un malato oncologico, la sua famiglia, i suoi amici dalla diagnosi alla cura. Comprendere come spesso la vita di un paziente malato di cancro significa perdere anche il proprio ruolo nella società, vivere l’instabilità economica, non poter programmare spesso a lungo termine la propria vita e coinvolgere in questa incertezza anche le persone più care. Ed anche se si vuole essere cinici, basterebbe comparare i costi della prevenzione da questo disastro con quelli impegnati per fronteggiare queste malattie. Mi sembra che comunque con certe affermazioni come quella di Chicco Testa, si sia passato il limite.
Chi vorrebbe essere nei panni del Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota? Dopo aver perso la “sua” capitale Novara, inciampa sulla gestione della sanità senza riuscire a dribblare in maniera convincente tutti i dubbi piovuti addosso sulla estraneità politica alla vicenda. Se infatti non abbiamo motivo di dubitare del fatto che il Presidente non abbia intascato alcunchè, rimangono ombre sulla capacità politica di scegliere i collaboratori e di non sapere cosa stessero combinando: se Monferino ha sventato strani maneggi è possibile che nessuno si sia preso la briga di suggerire una bella ripulitura di questi strani personaggi? Ma non finisce qui, perchè quatta quatta avanza la questione della lista di Giovine che potrebbe portare a riscrivere il conto finale delle ultime elezioni regionali aprendo diverse soluzioni di cui nessuna gradevole per la maggioranza di centrodestra. (altro…)
La cosa buona di questa decisione della Cassazione sul Referendum “nucleare” è che la decisione su una questione così importante verrà presa dalle persone. Non sarà quindi un Presidente del Consiglio, un Capo di Stato o qualsiasi altra carica – a prescindere dal colore politico – a decidere in splendida solitudine, ma saranno i cittadini italiani, che dovranno uscire da una storica predisposizione alla pigrizia “politica” e pensare per un momento che potranno incidere sulla propria vita e futuro in prima persona. Certamente con un limite che è il solito: è possibile che tuti quelli che non voteranno e faranno mancare il quorum decidano, di fatto, per tutti.
Abbiamo vinto. A Torino, Milano, Cagliari e via discorrendo è iniziata forse l’onda che ricostruirà l’Italia. Personalmente, però, non guardo con altrettanto interesse a tutte le esperienze e mi concentrerò, invece su Napoli. Eccetto Cagliari, le altre realtà in cui si è vinto rappresentano un’esperienza, per così dire, “classica”. Napoli forse no. La sessa composizione del nuovo consiglio comunale partenopeo è una vera anomalia: 15 consiglieri dell’Idv, quattro del Pd, uno di Sel sono certamente un’esperimento politico da tenere sott’occhio. Ma la cosa che veramente solletica la curiosità è una dichiarazione che forse si è persa nelle pieghe della “grande politica”: una delle prime cose che De Magistris cercherà di fare, spalleggiato dalla sua mente politica Vittorio Vasquez, sarà il taglio dei consigli di amministrazione. Troppi, che costano troppo e continuano a generare una montagna di debiti. Pare che a Palazzo s. Giacomo (sede del governo napoletano) molti dirigenti si aggirano con musi veramente lunghi: mobilità, acquedotto, riconversione di Bagnoli, gestione dei servizi e via dicendo sono sotto tiro. Molti posti di sottogoverno è verosimile che spariscano e bisognerà capire che fine farà tutto il sottobosco dei partiti che vive, appunto, di ghiande. E la Giunta? Sarà forse svincolata dai tira e molla che ad esempio stiamo leggendo questi giorni a Torino dove spifferi correntizi stanno cercando di condizionare gli sforzi di Fassino? A Torino, a Milano stessa c’è aria di politica nuova, ma forse non così travolgente. A Napoli chissà…
Venendo invece al merito delle ricette green per l’uscita dalla crisi del debito il tema è quello della “crescita”, di cui i Paesi indebitati hanno disperato bisogno. La sfida è quindi offrire ricette credibili di crescita sostenibile. Il filo conduttore non può che partire dalla filiera dell’energia. Produrre la propria energia vuol dire creare posti di lavoro che non si perdono a causa dalla concorrenza estera. Quindi produrre le macchine e i servizi che servono a fare energia, e i beni e i servizi che permettono il risparmio energetico. L’Italia produce macchine di qualità, ha una grande tradizione ingegneristica. Dagli infissi isolanti agli inverter, dalle pale eoliche alle auto elettriche, all’agricoltura di qualità, abbiamo le capacita tecnologiche per autoprodurre la nostra crescita (stavolta sostenibile) e con essa l’uscita dall’incubo del debito. Cosa produrre, come produrlo e come misurarlo. Lungi dal rappresentare la summa dei no, l’ecologismo politico oggi e’ chiamato alla sfida della concretezza, alla materializzazione della trasformazione. L’elaborazione di strategie proprie ci servirà a non trovarci davanti alla porta chiusa dell’austerità, nel decennio che viene (…)
Luca Bonaccorsi
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A Milano non si parla più di Ecopass. Mentre a Londra l’esperienza continua a crescere, esigenze elettorali varie impongono, diciamo così, cautela sull’argomento. La testata on line “L’Inkiesta” ha fatto due conti sull’esperienza con alcuni dati da tenere presente se si volesse disquisire sull’esperienza milanese. Malgrado i limiti e l’applicazione contorta, non si possono rimarcare alcuni dati positivi come un calo del traffico complessivo di quasi il 13% e un abbattimento delle Pm10 del 30%. Si potrebbe parlare a lungo delle parti più controverse, ma su una credo sia necessario soffermarsi. Se ad esempio si applicasse la semplice norma che i ricavi dell’applicazione del provvedimento fossero destinati ad incentivare il trasporto pubblico ed il suo uso – nuovi mezzi, abbattimento dei costi degli abbonamenti annuali al servizio pubblico – credo che i cittadini delle grandi città accoglierebbero con maggior favore l’introduzione di provvedimenti di questo tipo. A Londra, ad esempio, ampie fasce di popolazione sono esentate dal costo del biglietto per l’uso del trasporto pubblico che viene finanziato proprio dalla “congestion charging” (a Londra, più correttamente, è un provvedimento anti-congestione). Fare “ambiente” non significa piantare più fioriere, ma seguire alcune leggi economiche con intelligenza.
Un testo molto interessante di Marco Boato su cui riflettere.
(…) Ecco, oggi Daniel Cohn-Bendit, che non è un estremista, ma un riformatore, un innovatore, e che ha una cultura di governo, e la capacità di sondare il terremoto sociale che è in corso in Europa, è riuscito a mettere José Bovè – più volte finito anche in carcere, movimentista fondamentalista ma autentico, legato alle questioni dell’agricoltura, degli Ogm, dell’agricoltura biologica, della lotta contro i grandi padroni delle multinazionali – insieme con il fondatore di Greenpeace in Francia, con Eva Joly – ex magistrato e ora probabile candidata alle presidenziali del 2012 – e con le varie anime dell’ ecologismo francese, che soltanto in piccola parte avevano avuto finora uno sbocco nei Verdi francesi, i quali pure adesso hanno una leader con un certo carisma: Cécile Duflot , una donna molto giovane che ha saputo agganciare questo ponte che le gettava Cohn-Bendit. Il quale è lui stesso un verde, è stato per due legislature e ora è per la terza volta il co-presidente dei Verdi al Parlamento europeo. Quindi non è un leader che dall’esterno assume queste iniziative “di rottura”, è uno che dall’interno ha saputo mettere in discussione l’eccessivo minoritarismo, l’eccessiva chiusura dei Verdi francesi, dilaniati anche loro da diatribe interne come succede spesso nei piccoli partiti, ed è riuscito a costruire una rete orizzontale, “Europe Écologie” appunto, mettendo insieme tutti questi segmenti di una nuova ecologia politica vista in una chiave che supera il vecchio e tradizionale ambientalismo. Non lo nega, anzi ne fa propri tutti i contenuti, ma lo supera in una visione anche fortissimamente europeista, proprio in una Francia che è stata responsabile dell’affossamento della Costituzione europea (anche a causa delle divisioni interne ai socialisti) (…). (altro…)