Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Mentre a New York persino l’Empire State Building si colora con l’arcobaleno per l’approvazione della legge sulle unioni omosessuali, in Italia Di Pietro e Vendola litigano sulle primarie mentre Bersani nicchia. Semplicemente mentre negli Usa certe battaglie in cui si allargano i diritti delle persone trovano il consenso compatto dei progressisti che riescono a far breccia e guadagnare consenso anche tra le fila dei conservatori – un po’ come è successo per i referendum – i leader dell’opposizione al tramontante Berlusconismo riescono a farsi male da soli anche senza essere sollecitati e a provocare divisioni non tanto sulle cose da fare, ma sulle modalità di raggiungimento della leadership. Lo spettacolo ci ha davvero stufati e credo sia davvero venuta l’ora di congedarsi da questi capi e capetti, dall’idea che esistano diverse sinistre e destre che possano incarnare le speranze delle persone e ci portino nel prossimo futuro senza farci deragliare alla prima curva. Sarà lunga e difficile, ma stavolta ci hanno davvero stancato.
Segnalato dall’Inkiesta proprio nei giorni degli esami di maturità, fa un certo effetto sapere che in Italia il tasso di abbandono scolastico è pari a circa il 18% della popolazione compresa tra i 18 ed i 24 anni. Il dato risulta certamente ancor più preoccupante se si considera che la Strategia Europa 2000 pone come obbiettivo ai Paesi Europei una percentuale del 10% e che la media europei di abbandoni è intorno al 14%. Se le motivazioni possono essere le più varie, il problema risulta non di poco conto nel momento in cui l’Italia vorrebbe candidarsi a membro del gruppo di testa dei paesi industrializzati e tra i leader dell’innovazione tecnologica. Una riserva di giovani senza competenze o strumenti di conoscenza da impiegare come arma anti disoccupazione non potranno certamente aiutare il nostro Paese nel mantenere gli stessi livelli di benessere e a sviluppare l’occupazione stabile. Anche se purtroppo tutto questo sembra abbastanza dimenticato nelle priorità di azione delle forze politiche sia a destra che a sinistra.
La cosa che stupisce non è tanto che Bossi le abbia sparate grosse e che non si sarebbe mantenuto quello che ha promesso dal pratone di Pontida – perchè sì, sono proprio loro al Governo. Quello che stupisce è la velocità con cui le declamazioni verdi siano state cassate dalla realtà: circa 48 ore! Almeno prima passava qualche mese o ci si dimenticava. Sic Transit gloria mundi.
Una risposta intelligente del sindacato, senza dubbio. Nasce la rete globale dei sindacati di tutti gli stabilimenti del gruppo Fiat – Chrysler che collega tutti i lavoratori dei siti della Polonia, Francia, Serbia, Repubblica Ceca, Stati Uniti e chiaramente Italia. Per ora rimangono fuori i canadesi e i sudamericani. L’obbiettivo è lo scambio di informazioni e la definizione di una strategia comune dei lavoratori del gruppo. Verrà inviata una richiesta di riconoscimento della rete all’AD Fiat Sergio Marchionne. E dentro c’è anche la Fiom.
Sergio Chiamparino, in un suo editoriale pubblicato su Lettera 43, sostiene che il Pd debba allearsi con Vendola e Di Pietro. Il ragionamento viene fuori dall’analisi dei risultati dell’ultima tornata elettorale che vedrebbe nei fatti fuori gioco il mai compiuto terzo polo, estremamente deludente nei numeri e ondivago nelle alleanze. Il tutto viene completato dal fatto che i referendum avrebbero dimostrato la volontà generale di “voler riaffidare alla spesa pubblica ed alla fiscalità generale il compito di trainare e governare il sistema”. Sergio Chiamparino è chiaramente un politico accorto ed intelligente e svolge il discorso con più eleganza di questa semplificazione, ma la somma del discorso è questa. Credo però che dovrebbe prestare maggiore attenzione a piccole insidie che si nascondono nelle pieghe del risultato, iniziando dall’analisi più puntuale dei numeri senza scorciatoie e approssimazioni. (altro…)
Segnalato da Gianluca Susta, riprendo il link ad un articolo molto interessante di Dario Di Vico pubblicato sul Corriere della Sera che parlando delle scelte del Pd sul lavoro, inquadra alcuni termini importanti del discorso che si sta svolgendo a sinistra.
In più riprese in passato si è sviluppato un movimento politico-culturale autodefinitosi lib-lab e che ha cercato generosamente di conciliare le due culture, la liberale e la laburista. Non ha conosciuto mai grande successo ma quel tipo di esercizio non andrebbe comunque disperso, perché se i problemi sono laburisti, nell’ economia di oggi – e con le scadenze che attendono il nostro Paese – le soluzioni continuano ad essere liberali.
Quando il mondo era ancora tutto intero…