Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Eurispes: rapporto Italia 2012

Con un linguaggio chiaro e diretto al limite della brutalità, l’Eurispes richiama i diversi soggetti sociali, alle proprie responsabilità. Il 24° Rapporto Italia dell’Eurispes è costretto a misurarsi, quest’anno, con la profonda crisi che attraversa il Paese e mette in discussione le certezze e i risultati raggiunti dalla società italiana nel corso degli ultimi decenni.

Il Paese – secondo il Presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara – vive un generale senso di depressione che attraversa tutte le classi sociali: i poveri perché vedono allontanarsi la possibilità di migliorare la loro situazione economica; i ceti medi perché hanno paura di una progressiva proletarizzazione; i ricchi perché si sentono criminalizzati e hanno persino timore di mostrare il proprio status.

La responsabilità dell’attuale situazione che viene attribuita impropriamente e per intero alla classe politica appartiene invece – secondo Fara – a quella che definisce “la classe dirigente generale” della quale fanno parte tutti coloro che esercitano ruoli e funzioni direttivi all’interno della società: imprenditori, elites culturali; manager pubblici e privati; sindacalisti; i grandi commis dello Stato; magistrati; professori; uomini dell’informazione e della ricerca. Una “classe dirigente generale” che dovrebbe produrre buoni esempi e farsi carico delle esigenze e dei bisogni della collettività.

Secondo Fara questa “classe dirigente generale” costituisce un blocco solidale e separato dal resto del Paese, articolato sul modello feudale, che non ha nessuna intenzione di rinunciare, neppure in piccola parte, ai privilegi conquistati.

Ma anche la società italiana – prosegue Fara – ha molto da farsi perdonare. Infatti mentre la “classe dirigente generale” con il suo spirito di conservazione e la sua autoreferenzialità tiene in ostaggio la società, questa si è adeguata diventandone complice in cambio della tolleranza e della comprensione dei propri istinti egoistici e familisti che deresponsabilizzano e assicurano nicchie di impunità e di esercizio di piccolo potere.

Insomma, secondo Fara – la società è vittima e complice, nello stesso tempo, della sua classe dirigente generale. Basti pensare – continua Fara – al fatto che in Italia esistono tre PIL: uno ufficiale (1.540 Mld); uno sommerso (equivalente al 35 % di quello ufficiale (540 Mld); uno criminale frutto dei proventi delle attività illegali che supera i 200 Mld. Nel Paese circola più ricchezza di quanto non raccontino le statistiche ufficiali e questo spiega anche la capacità dimostrata dal sistema nel suo complesso di reggere di fronte ad una crisi devastante e – prosegue Fara – anche la durezza con la quale siamo trattati dai nostri partners europei, Germania in testa “.

Per leggere il rapporto qui

Abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari

Una norma di civiltà vera. Entro marzo 2012 verranno chiusi gli ospedali psichiatrici giudiziari, chiudendo davvero una pagina vergognosa per il nostro Paese che era stata messa nuovamente a nudo dalla Commissione senatoriale d’inchiesta costituita ad hoc  e presieduta da Ignazio Marino. Il governo Monti ha quindi anticipato di un anno la chiusura prevista nel 2013, dotando la realizzazione delle nuove strutture previste per accogliere questi malati di 180 milioni di euro (120 mln per il 2012 e 60 per il 2013). Per il funzionamento, invece, vengono reperiti 38 mln di euro che saranno incrementati fino a 55 mln per il 2013 da aggiungere ai 23 mln già in carico al SSN per la copertura delle funzioni attuali. Le persone assegnate a questi servizi non torneranno quindi in libertà come paventato da alcune parti politiche, ma verranno prese in carico dai Dipartimenti di salute mentale. La gestione effettiva di tutto il pacchetto normativo viene quindi affidato alla Regioni detentrici delle prerogative di gestione dei servizi nazionali. Sarà davvero necessario vigilare sulla capacità delle Regioni di operare in maniera efficiente ed efficace sulla messa in opera di tutte le iniziative necessarie per avviare e gestire al meglio questa opportunità di far crescere il livello di civiltà delle nostre comunità politiche. Il nostro impegno rimarrà quello di incalzare e di valutare l’impegno delle forze e personalità politiche regionali nel dar corso a quanto stabilito e finanziato dalle leggi dello Stato, anche se l’argomento non è certamente di quelli che permettono di ampliare il consenso elettorale, ma il profilo di eticità di ognuno dei decisori. Vedremo se sapranno “tornare sulla nave, dannazione!”

A chi fa male Monti

Giusto per capire dove va il mondo, mi è capitata sotto mano questa slide del sondaggio di Ballarò dove risulta chiaro cosa sta accadendo. In sostanza il Governo di Mario Monti sta mietendo vittime o consensi nella parte destra della figura, quelli della fotografia di Vasto per intenderci. Non c’è da stupirsi più di tanto, data l’incapacità dei tre leader di Pd, IdV e Sel non solo di trarre vantaggio dall’evidente difficoltà del centrodestra dell’ultimo scorcio del 2011, ma di costruire anche successivamente un’idea politica tale da indicare una via d’uscita dalla crisi, un’idea di futuro su cui ricostruire un Paese importante come il nostro. Così, quando finirà il governo “tecnico”, sapremo chi dovremo ringraziare per il successo che le nuove proposte politiche otterranno dagli italiani, stufi di una certa idea approssimativa, inefficace e inefficiente della politica. E, a differenza di altre volte, i numeri, cioè la realtà, faranno male…

Ricerca e innovazione nelle aziende sanitarie?

Per innovare bisogna accedere alla conoscenza e la conoscenza è data dalla ricerca e dalla circolazione delle informazioni. Perché non sviluppare, allora, in stretta collaborazione e in coordinamento con le Università, anche un settore “ricerca e innovazione” all’interno delle aziende sanitarie attraverso la costruzione di un modello a rete del sistema della ricerca, che metta in connessione le diverse realtà sanitarie? (Alberto Stancanelli)

Cassius Clay ha 70 anni. Lunga vita ad Alì

Auguri Hawking

Guardate le stelle invece dei vostri piedi

Messaggio di Steven Hawking in occasione, oggi, del suo 70° compleanno

Liberare lo stato

Il mio vero augurio per il nuovo anno

Un’esperienza comune è quella di vivere in un mondo sempre più complesso, di difficile lettura e ancor più di difficile “risoluzione”. Se pensiamo poi che tentiamo di giostrarci ogni giorno tra innovazione tecnologica, interessi economici, etica delle decisioni da prendere e via discorrendo, ci potrebbe assalire un certo sconforto e la voglia di mettere la testa sotto la sabbia. E veramente, a volte senza rendercene conto, lo facciamo quando affidiamo la complessità del nostro vivere e delle decisioni da prendere su guerra, pace, nucleare, genetica, eutanasia a una classe di persone incapaci di affrontare questi argomenti e davvero poco preparate a maneggiare e scegliere il nostro futuro scientifico, tecnologico, economico, medico, filosofico: quella che di questi tempi chiamiamo “casta”. Con l’aggravante che questa impreparazione, questa inettitudine si riflette su di noi, ci influenza e tramortisce. Anche se, come ho annotato da qualcuno che non ricordo, questi decisori politici “sono quel che sono perchè noi siamo quel che siamo”. L’augurio è chiaramente quello di superare questa palude. Ma come? Se è vero quello che abbiamo detto prima, bisogna iniziare semplicemente a cambiare, mutare noi stessi: questo è il vero augurio che  faccio a me stesso e a tutti voi. Solo affrontando la complessità di ogni giorno, rimanendo curiosi verso soluzioni nuove, attraverso scelte coraggiose possiamo comprendere di più il nostro mondo e scegliere soluzioni e soprattutto persone che riconosciamo preparate ed in grado di andare oltre i limiti dell’attuale povertà non solo economica. Se saremo più svegli e avremo la volontà di attrezzarci meglio in prima persona, sarà un gioco da ragazzi smascherare l’incapacità di individui che si candidano a prendere decisioni importanti per il nostro futuro senza esserne all’altezza e solo per tornaconto personale…

Rischio di inondazione a Bertolla

La questione e’ scoppiata nella zona di Bertolla, dove il Comune vorrebbe edificare alcuni palazzi in una zona considerata a rischio dai cittadini per esondazione oltre ad essere scarsamente servita da mezzi pubblici.  Il timore e’che si ripeta cio’ che è già accaduto recentemente a Genova, oltre alla considerazione che l’insediamento di centinaia di nuovi abitanti in una zona non servita al meglio dai mezzi pubblici sia un semplice moltiplicatore di inquinamento. Il Comune si è già dichiarato disponibile ad effettuare alcuni approfondimenti e questa è la notizia positiva, anche se è lecito chiedersi perchè non vengano adottati criteri di scelta e di condivisione delle decisioni presenti nel nostro ordinamento quali ad esempio l’inchiesta pubblica, già praticata con successo dalla Provincia di Torino in anni passati. Questa modalità di attenzione deve rappresentare davvero il couture di corretti rapporti tra amministrazione e cittadini, con un piccolo corollario: nel caso emergesse che i problemi segnalati non erano stati correttamente tenuti in considerazione, ci aspettiamo questa volta che il responsabile della pratica venga messo in condizione almeno di non nuocere più in futuro.

Finiva 20 anni fa l’agonia dell’Impero Rosso

Enzo Bettiza racconta la cavalcata della Russia Sovietica dal 1917 alla bandiera con falce e martello ammainata sul Cremlino il 25 Dicembre 1991

” (…) Sono trascorsi esattamente vent’anni, quasi una generazione, dal momento in cui sulla cima del Cremlino venne ammainata la bandiera rossa dell’Unione Sovietica e innalzato il tricolore bianco-rosso-blu della Federazione Russa. Dovevano passare due anni dal 1989, segnato dalla caduta del Muro e dai crolli dei regimi comunisti nell’Europa centrorientale, prima che il comunismo originario esalasse a Mosca il suo ultimo respiro nel gelo di una muta notte di dicembre. Il più longevo e più violento dei grandi totalitarismi del XX secolo moriva così com’era nato. Senza colpo ferire, non un morto nelle strade.(…)”

Leggi sul Corriere l’articolo di Enzo Bettiza