Da tempo Italia Futura ha proposto una soluzione semplice e comprensibile: restituire quelle risorse a coloro che hanno sempre pagato le tasse e dunque destinare automaticamente alla riduzione della pressione fiscale le risorse recuperate con la lotta all’evasione. Sarebbe una ricetta diretta per ridurre il cuneo tra coloro che sono obbligati a pagare troppe tasse e coloro che non ne pagano affatto. Un modo per ridurre l’arbitrio della politica sull’utilizzo dei fondi recuperati. E infine, uno strumento di forte impatto civile” (…)
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Il dibattito sulla riforma del lavoro è stato a lungo caratterizzato da una netta biforcazione tra la sostanza politica della discussione e la realtà economica del tema in questione. Facciamo il punto con Pietro Ichino sulle determinanti economiche e normative alla base dei fenomeni che osserviamo all’interno del sistema-lavoro.
Il ‘modello danese’ è applicabile ma va prima ridefinito cos’è il lavoro dipendente, per non lasciare nessuno fuori dal diritto del lavoro; e ridisegnato l’intero sistema degli ammortizzatori sociali, implementando un sostegno al reddito efficace e mirato alla ricollocazione di chi ha perso il posto.
Leggi l’intervista a Pietro Ichino sul sito di Italia Futura
L’inquinamento atmosferico si combatte in tanti modi, grandi e piccoli. In epoche passate avevamo lanciato, come Assessorato della Provincia di Torino, il Ticket Transport, che attraverso semplici meccanismi incentivava l’uso dei mezzi pubblici per i lavoratori della stessa Provincia di Torino a prezzi molto sostenibili. Comuque una parte delle politiche per togliere dalle corsie delle città le automobili – che rimangono nella nostra area la maggior fonte di inquinamento per polveri sottoli ed affini – deve anche prevedere piccole cose, comprensibili,vantaggiose e che creino una nuova cultura ambientale. Un po’ come curare la pressione arteriosa, dove spesso il risultato non può farlo un singolo farmaco, ma un’associazione di sostanze. Un’idea semplice potrebbe essere quella – attraverso accordi specifici – di permettere uno sconto pari al valore del biglietto GTT impiegato a tutti coloro che fanno la spesa in un supermercato. Non sono certo 1,5 € che fanno la differenza, ma di questi tempi tutto fa brodo…
Dietro la passività delle strutture economiche e politiche di questo paese sembra emergere una nuova ondata di creatività e energia, particolarmente fra le generazioni più giovani, quelli sotto i quarant’anni. Molti di questi sono cresciuti nel nuovo ambiente informatico di cui internet e i social media diventano parte integrante della vita quotidiana, e sono perciò abituati a nuovi modi di trovare informazioni, di mettersi in contatto con altri e collaborare. Molti hanno vissuto a lungo all’ estero, per scelta o necessità, e sono stati in contatto con quelle nuove forme di socialità che si sviluppano in centri creativi come Londra, New York o San Francisco. Sono coloro i quali hanno vissuto la fine delle grandi ideologie, dei movimenti sociali, e della politica di scontro; e hanno sviluppato un approccio più pragmatico all’azione politica, enfatizzando l’intervento concreto e contingente. Molti hanno passato qualche anno nel mondo corporativo, inseguendo una carriera manageriale, e si sono rotti le scatole scoprendo la natura di quel mondo e le scarse possibilità che offre, non solo in termini di autorealizzazione, ma anche etici, e cioè riguardanti la possibilità di dare un contributo positivo al mondo che ci circonda. Queste generazioni concepiscono l’innovazione sociale come un nuovo modo di fare impresa nel senso classico/umanistico del termine, e cioè di intraprendere un progetto che fa la differenza.
Esiste un limite alla decenza? Ognuno può pensarla come vuole (ed io personalmente non la penso come Luca Abbà) ma il rispetto che si deve a una vita che lotta contro la propria morte dovrebbe farci davvero abbassare i toni. Qualunque vita, sia quella dei poliziotti sia quella di chi manifesta in direzione anche contraria alla nostra. Libero è davvero uno degli ultimi lembi sporchi di quel berlusconismo per cui ognuno può dire tutto quello che vuole, quando vuole e come vuole; per cui nani e ballerine possono modificare scelte politiche che coinvolgono milioni di persone senza un minimo di sale in zucca. Oggi non mi interessa più di tanto come la pensa Abbà, mi interessa semplicemente che quella vita non vada “dispersa”.
“Un modello di sviluppo basato sulla riduzione delle emissioni solleva questioni di giustizia, sicurezza e prosperità. E’ uno dei dossier più sensibili e difficili da affrontare nel sistema multilaterale”.
David Milliband, già leader del Labour inglese, interviene sulle conclusioni della Conferenza sul clima di Copenhagen
“Se tu hai una mela e io ho una mela e ce le scambiamo, ciascuno di noi avrà di nuovo una mela. Ma se tu hai un’idea e io ho un’idea e ce le scambiamo, ciascuno di noi avrà due idee”. George Bernard Shaw
La capacità di raccontare attraverso un discorso è fondamentale in un mondo complesso come il nostro. Un filo che percorre, inanella le idee e le rende comprensibili. Ci manca questa capacità, soprattutto per ciò che attiene la questione del lavoro nel nostro Paese. Il mosaico, nella mia scienza, non porta a grandi risultati e così in Medicina il “mosaicismo” è un concetto che descrive una condizione lontana dalla salute. Le persone possiedono, che lo vogliamo o no, aspirazioni diverse: alcune preferiscono lanciarsi nel mare del lavoro sfidando se stessi in progetti sempre diversi e nuovi, altri hanno nella stabilità e nel basso rischio la loro condizione naturale. Il problema è che entrambi gli aspetti hanno diritto allo stesso rispetto. Con l’avvertenza che in una società moderna sono tutt’e due necessari. Perchè l’innovazione è molto spesso figlia di visionari che fondano una “start up” e che si assumono alti rischi, ma chi decide di avviarsi ad un lavoro dipendente lo fa sapendo di avere minori possibilità e d’altra parte costituisce, soprattutto oggi, il miglior ammortizzatore sociale possibile rendendo possibile la pianificazione di un ciclo di studi anche lungo per i propri figli e la loro possibilità di mobilità sociale. Così sarebbe più utile rendere possibile un diverso racconto dove l’abbandono dello schema attuale significa che i giovani che vogliono perseguire una sfida diversa hanno opportunità migliori rispetto al passato e ai loro coetanei che invece vogliono un lavoro dipendente. Con destini comunque legati nel preciso momento in cui le start up si consolidano e creano lavoro dipendente. Liberare tutte le possibili opportunità per aziende di nuova concezione e capacità innovativa fa crescere lanostra società e, paradossalmente, crea le condizioni per lavoro stabile, di pregio e poco delocalizzabile. Ripeto: è una questione di rispetto dove l’uno non è meno necessario dell’altro, anche se oggi dobbiamo essere coscienti che le regole del passato non funzionano più, ma soprattutto una discussione basata solo sulle abitudini da abbandonare non ci porta da nessuna parte. Abbiamo davvero bisogno di un discorso più chiaro: nisi clare concipitur, nisi clare exponitur…
Wikitalia è un’inizativa che si ispira a modelli già presenti negli Usa ed in altre parti del globo sul cosiddetto Open Government. Una bella iniziativa da seguire attentamente
La bella politica appartiene a tutti noi.
non è di chi ci governa.
Abbiamo scelto di farci rappresentare,
non di farci comandare.
Sappiamo che insieme, tutti quanti insieme,
valiamo molto più che da soli.
Non vogliamo governare. Ma partecipare.
Perché crediamo che sia un nostro diritto. Ed è anche un nostro preciso dovere.
Il nostro tempo è quello della condivisione e della partecipazione.
La tecnologia ha creato un ambiente guidato dall’intelligenza collettiva.
La storia ci ha insegnato che la democrazia non si può esportare, perché sa essere contagiosa, grazie all’azione di uomini e donne.
Tanti e tutti insieme.
Noi siamo qui per aiutare chi governa,
non per sostituirci a loro.
Vogliamo mettere intelligenza, passione e coraggio al servizio della collettività e Wikitalia è la nostra piattaforma di collaborazione.
Per provare a cambiare, partendo dalle nostre città, per arrivare ad abitare un Paese migliore.
Per noi e per chi verrà dopo di noi.
Se la natura, come è noto, aborre il vuoto, altrettanto conosciuto è il concetto che ogni spazio politico lasciato libero viene rapidamente riempito. Ma che il vuoto politico venga riempito da chi politico non è, potrebbe rappresentare un piccolo segno dei tempi. Non può, infatti, sfuggire a chi si ocupa di comunicazione politica un semplice parallelismo per il quale i talk show “politici – Ballarò ad esempio – lascino sempre meno spazio ai politici di professione e come invece importanti aziende del nostro Paese confezionino campagne pubblicitarie traboccanti di temi politici – vedi l’ottimo spot Fiat -. Uno spazio politico ricavato non per candidare l’ad di Fiat alla poltrona di Presidente del Consiglio, ma per fare semplicemente marketing. Resta la domanda: se chi deve produrre prodotti e promuoverli parla di politica, chi oggi fa politica come parla?