Oscar Giannino è un intelligente liberista non sospetto di simpatie sinistreggianti. Intervenendo sull’attuale discussione intorno alle nuove norme sul mercato del lavoro, segna con matita rossa almeno due punti importanti che rappresentano a suo avviso errori nell’impostazione dell’esecutivo di Monti: la bassa correlazione tra minore flessibilità all’entrata e maggiore in uscita e il mancato abbattimento del cuneo fiscale, che ci dà più bassi salari al più alto costo complessivo. Qui l’intervento su Chicago-blog
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Quanto costa non applicare le normative ambientali in Europa? La risposta è arrivata da una comunicazione dal Commissario Europeo per l’Ambiente Janez Potocnik che ha stimato in circa 50 miliardi di euro l’anno tra costi diretti e indiretti (ad esempio danni sanitari) il danno all’economia europea che i cittadini del vecchio continente sono costretti a ripianare. “La normativa UE – ha dichiarato il Commissario Europeo- non è un’invenzione di Bruxelles, ma è democraticamente adottata da tutti gli Stati membri e dal Parlamento, per il beneficio dei cittadini. L’ambiente è protetto da circa 200 atti normativi, che tuttavia troppo spesso non vengono correttamente applicati. Ciò non solo nuoce all’ambiente, ma mette a rischio la salute umana, causa incertezze per l’industria e compromette il mercato unico. Si tratta di costi che non possiamo permetterci in tempi di crisi”.
Il messaggio è che la prevenzione dei danni ambientali costerebbe molto meno rispetto a quanto sia necessario spendere per porre rimedio ai danni. Ad esempio l’applicazione integrale della legislazione UE per i rifiuti potrebbe creare 400.000 nuovi posti di lavoro con costi netti che ammonterebbero a 72 miliardi di euro in meno rispetto alla situazione attuale di mancata applicazione delle norme. La Commissione Europea sottolinea anche come il problema non abbia strumenti di risoluzione “interplanetari” ma competa semplicemente alle autorità nazionali come ai livelli amministrativi regionali e locali. Ed infine “una corretta applicazione implica un’azione di risposta efficace ai problemi ambientali effettivi o potenziali. Tra i suggerimenti per migliorare l’applicazione figurano ispezioni e sorveglianza più efficaci, criteri per il trattamento delle denunce dei cittadini da parte degli Stati membri, un accesso facilitato alla giustizia in materia ambientale, nonché il sostegno alle reti europee di professionisti dell’ambiente. In caso di problemi, i responsabili dell’applicazione delle norme dovrebbero assumere impegni più chiari, con scadenze e parametri di riferimento concreti che possano essere valutati pubblicamente”. Nulla di più, nulla di meno.
La nascita di un tornado ripresa da una telecamera di sorveglianza a Union Square in Springfield
(…) È dunque urgente attivare risorse e pensiero contro la visione penitenziale e declinista del nostro presente e del nostro futuro che si va affermando in un paese dove da troppo tempo la politica ha smesso di mobilitare le passioni e le idee. Contro il pregiudizio, altrettanto triste e cupo, che vuole il nostro paese sia forte dei propri vizi più che delle proprie virtù. Contro l’idea che compito della politica sia raddrizzare “il legno storto” degli italiani invece dello Stato con le sue mille anomalie.
Per ricostruire un rapporto di reciproco rispetto tra Stato e cittadini, che è la premessa necessaria per ritrovare il coraggio, è indispensabile smettere di subire le grandi correnti di cambiamento che attraversano il mondo e riportare l’Italia finalmente a giocare in attacco.
Questa è la sfida che attende le forze politiche e le associazioni della società civile che condividono l’idea che l’Italia non sia condannata solo a difendersi dalle incognite del futuro ma possa e debba valorizzare le proprie potenzialità tanto e più degli altri grandi paesi europei.
Per proporre un progetto vincente e credibile, quelle forze dovranno costruire, in un clima nuovo di reciproco rispetto e apertura, un messaggio e un programma convincente, capace di raccogliere consensi oltre gli steccati tradizionali degli schieramenti della seconda Repubblica e le nostalgie delle Prima.
Leggi l’editoriale completo di Calenda, Romano e Rossi
Umberto Bossi non è politicamente uno sprovveduto. In mezzo ad altre cose di dubbia eleganza e solidità, ci fa intravvedere una delle ragioni per le quali viene considerato portatore di fiuto politico. Il Corriere della Sera dopo aver sottolineato come Umberto Bossi da tempo lavori al programma elettorale per le prossime politiche, chiede: ”Ma perché ora? Perché così presto?” E Bossi non si tira indietro: «Perché se noi presentiamo un programma forte, anche gli altri dovranno farlo». Dovranno rispondere a tono e spiegare i loro progetti per il dopo: «E quando i programmi elettorali ci saranno, Monti cade e si va alle urne». Il concetto non è nuovo e si accompagna a quello di altri analisti secondo cui anche il – primo?- Governo Monti sarebbe agli sgoccioli e non potrà andare oltre le prossime riforme imminenti. Il dopo si configurerà come una semplice preparazione a nuove elezioni, con tutte le scomposizioni del caso ma senza riforme di alto spessore. Ma la mossa di Bossi potrebbe davvero rappresentare un buon colpo, costringendo anche gli eventuali rimescolamenti a dichiarare i temi attorno ai quali unire le disperse forze sul campo. Nel campo che guarda a sinistra i movimenti ci sono, ma non sembrano potersi coagulare dietro un’ipotesi vantaggiosa dal punto di vista elettorale e dove l’unica novità potrebbe essere la ricostituzione dell’Ulivo, momento forte che ha permesso di battere l’ala destra e che sta rifiorendo in diverse aree locali tra cui l’ultima in Piemonte a Cuneo. A destra si lavora sottotraccia, ma sembra ancora il momento del “rompete le righe” con i maggiorenti che tentano di esplorare ed accreditarsi verso nuove aggregazioni che vogliono superare lo schema destra/sinistra. Aspettiamo presto nuove sorprese…
Come vengono selezionati i candidati alle elezioni dai laburisti inglesi? Lazzaro Pietragnoli è riuscito a superare la selezione e ci racconta su “Europa” come funziona.
Al Labour party, infatti, non basta la buona volontà e la disponibilità individuale, anche perché il sistema elettorale (collegi uninominali col maggioritario secco: vince chi prende un voto più degli altri, per capirsi) crea una simbiosi fortissima tra il candidato e il partito che lo propone (senza sottovalutare l’enorme impegno finanziario che il secondo sosterrà a favore del primo). Per questo motivo una speciale commissione del partito viene chiamata a vagliare preventivamente tutte le candidature e a considerare aspetti formali (iscrizione al Labour da almeno un anno, sussistenza del diritto di elettorato passivo, assenza di elementi di incompatibilità ed ineleggibilità, irreprensibilità dei comportamenti) e politici (coinvolgimento attivo nella vita del partito, capacità di fare campagna elettorale, disponibilità di tempo e reali abilità nello svolgere le funzioni elettive cui ci si candida). Continua a leggere su Europa
La piramide dei bisogni di Maslow aggiornata ai tempi della rete
Il politico come “creatore sociale” dovrà avere con i propri elettori una relazione diversa da quella basata sugli interessi materiali e focalizzata invece sulla comunicazione e la mobilitazione attorno a valori condivisi. (…) Ciò che legittimerà questo nuovo tipo di politico sarà la sua abilità nel definire nuovi confini e nuovi interessi comuni attorno a cui creare un proprio elettorato… La sua capacità sarà non tanto quella di evangelizzare un’ideologia recuperata dai filosofi, quanto quella di creare una composizione tra principi etici di derivazione pragmatica, esperienze concrete e idee innovative.
Geoff Mulgan – Politics in an Antipolitical Age ( da The Boy di Andrea Romano)