Dorino Piras

La Salute, l'Ambiente, il Lavoro

Una giornata di solidarietà contro i suicidi dell’economia

Un bella provocazione di Dario di Vico pubblicata sul Corriere della Sera del 6 maggio 2012

“(…) La deriva psicologica che sta investendo la parte più debole dei ceti produttivi, dei pensionati e dei disoccupati necessita, qui e subito, di un’azione di contrasto. Senza dividersi tra filo e anti Monti. Bisogna mandare agli uomini soli e dimenticati un messaggio di speranza. “ Ce la puoi fare e noi siamo qui per aiutarti”. Rinunciamo pure ad uno o due dei nostri tanticonvegni autoreferenziali e dedichiamo lo stesso tempo all’ascolto della società fragile. Non sarebbe una cattiva idea che ciò avvenisse persino nella forma di una giornata nazionale di mobilitazione e solidarietà che schierasse nei luoghi del dissagio le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e delle imprese, il volontariato e il mondo del non profit, la cooperazione, gli psicologi, la Chiesa. Qua e là nei territori iniziative di questo tipo si sono già tenute o sono in preparazione. L’importante è che queste assemblee non si trasformino in tournée oratorie di sindaci, assessori, segretari di qualcosa, esperti improvvisati tutt pronti a sfoggiare una dotta citazione di Emile Durkheim. Piuttosto facciamo parlare chi finora è stato zitto, diamo il microfono agli invisibili. Per troppo tempo abbiamo confuso la coesione sociale con il tavolo della concertazione e poi abbiamo scoperto che non erano la stessa cosa.”

Stigliz sussurra a Monti: l’austerità non basta

In tempi di prove elettorali è passato in sordina l’incontro alla Fondazione Italiani Europei tra il premio Nobel Joseph Stigliz ed il Presidente del Consiglio italiano Mario Monti organizzato da Massimo D’alema. Ma le bordate di Stigliz dovrebbero certamente entrare nel dibattito politico italiano ed europeo con maggior forza adesso che spira in Europa un vento, se non contrario, certamente proveniente da altre direzioni. Perchè il Nobel continua ostinatamente a ripetere che la politica di austerity europea non funziona e non funzionerà nemmeno in futuro, anzi ci condurrà a crisi più profonde. Perchè anche dal punto di vista dei rientri del debito pubblico non sta dando i risultati sperati, cioè l’agognato pareggio. Ed allora la proposta di politica fiscale espansiva senza maggiore deficit pubblico: aumenti della tassazione, certamente, ma i cui proventi devono essere destinati a pagare spesa pubblica e non debito. Oppure tagli agli sprechi che non devono comunque generare maggiore austerità ma maggiore domanda. Perchè poi, alla fine, senza toccare il deficit, il Pil sale facendo scendere anche i rapporti deficit e debito su Pil. Ed anche  tasse e spesa pubblica che devono ridurre le diseguaglianze che in questa fase economica distruggono la crescita. Monti non ha opposto molto. Ma l’aspetto che mi è piaciuto maggiormente del bombardamento di marca Stigliz è quello su un aspetto dello “spreco” che dovremmo meglio mettere a fuoco: quello delle risorse naturali, materiale ed umane, che avevamo in passato e che non stiamo più utilizzando causa crisi. Sarebbe per Stigliz l’austerità che tiene vivi questi sprechi. E tutti i giovani che oggi non lavorano e che lo troveranno tra molti anni a salari più compressi perchè avranno disimparato a fare e avranno perso l’orgoglio e la voglia di emergere. Ecco gli sprechi che davvero anche noi vorremmo tagliare.

Luca Sofri e il mondo salvato dai giornalisti

Un interessante spunto dall’intervento di Luca Sofri al all’International Journalism Festival di Perugia dello scorso 28 aprile

Il futuro è un continuo periodo di transizione, come lo è il presente: non stiamo aspettando che le cose si consolidino, che nuove regole siano codificate, che arrivino le idee che sostituiscono quelle con cui abbiamo fatto i giornali fino a ieri. No. Siamo già dentro alle cose come saranno: saranno tante, diverse, e conviveranno insieme e noi le useremo tutte. Quello che dovremo essere capaci di fare è riconoscerle, distinguerle, capire quali sono vere e quali false, quali durano un giorno e quali cambiano il mondo, quali sono fesserie più o meno curiose e divertenti e quali aiutano a capire la realtà, quali sono scritte per farcela capire e quali per guadagnare dei soldi. Ammesso che vogliamo continuare a capire il mondo e i suoi funzionamenti presenti e futuri.

(Luca Sofri) Continua a leggere il testo completo sul blog Che Futuro

25 aprile con Ungaretti

Qui vivono per sempre
gli occhi che furono chiusi alla luce
perché tutti
li avessero aperti
per sempre alla luce

G. Ungaretti, Per i morti della Resistenza, 1968-1970.

Montezemolo boccia Berlusconi e Casini: progetti poco seri

Ci hanno provato. Chi ha masticato un po’ di politica sa bene che Silvio Berlusconi, e in sedicesimi Casini, hanno tentato un’operazione di puro marketing politico depotenziando l’ingombrante Luca di Montezemolo cercando di farlo apparire meno autonomo e pronto a raccogliere l’eredità politica dell’uomo di Arcore. La lotta per la conquista dello spazio politico rappresentato dall’elettorato – di destra come di sinistra – ormai completamente sfiduciato rispetto alla capacità dei partiti politici di rimettere in sesto il nostro Paese. Berlusconi e Casini hanno semplicemente tentato di riprendersi il “centro” della scena politica cercando di restringere l’immagine di Montezemolo come quella di politico per nulla autonomo e pronto a stringere patti d’acciaio con il centro destra. La risposta di Itlaia Futura non si è fatta attendere e la sottolineatura più gentile è stata quella della poca serietà ed inconcludenza dei progetti del duo Berlusconi/Casini.

Per approfondire di prima mano la risposta di Italia Futura:

Oltre il marketing serve il prodotto. L’agitazione inconcludente dei partiti dell’area moderata

Montezemolo boccia i due progetti moderati: inconcludenti e poco seri.  Corriere della Sera

Il presidente della Ferrari pensa alle elezioni: una lista civica per pescare tra i moderati Repubblica

Le nostalgie francesi di La Russa

Giusto per farsi un’idea di come va il mondo, pare che Ignazio La Russa si sia sperticato in lodi a favore di Marine Le Pen, la leader del Fronte National erede della Destra più a destra dei neogollisti sarkozisti. Se il Pdl sembra felice della vittoria al primo turno del leader socialista Hollande – sic! – non fa certamente una piega che la destra italiana accolta nella grande pancia del Popolo della Libertà continui a dimostrare la propria ammirazione verso forze notoriamente xenofobe e post Vichy – post fasciste tradotto in italiano -. Non so se Alfano, che sogna l’approdo completo al Partito Popolare Europeo, sia felice dell’esternazione del suo ex Ministro. Comunque non pare che l’epoca degli schieramenti ideologici destra/sinistra si stia davvero avviando ad una soluzione moderna e La Russa incarna perfettamente questa Italia che pensa di affrontare i “cento metri” del futuro facendo concorrere atleti ideologici centenari, dignitosi in altre epoche ma chiaramente inadeguati soprattutto in un’Europa che sta cambiando le proprie forme economiche e politiche.

Finanziamento partiti: la proposta di Nicola Rossi

Il superamento del sistema attuale di finanziamento dei partiti è nelle cose. È la conseguenza delle ragioni che condussero all’approvazione della legge del ’99: un’arrogante risposta non solo e non tanto al referendum abrogativo del ’93 quanto alla legge del ’97 sulla contribuzione volontaria dei cittadini per il finanziamento della politica.
Il Paese è in grado di riprendere il cammino interrotto. Ma la soluzione al problema dei finanziamenti non può essere il mercato. La strada è associare libertà di scelta dei singoli e presenza di un contributo pubblico. La proposta di legge presentata da chi scrive al Senato e alla Camera segue questa impostazione.
Il cuore della proposta è semplice: lo Stato riconosce ai cittadini un credito d’imposta pari al 50% dei contributi che essi versano a movimenti o partiti, con un tetto di 5.000 euro. Andare oltre il 50% deresponsabilizzerebbe i cittadini (aprendo la strada a evidenti abusi).
Il credito d’imposta è attribuibile alle sole persone fisiche, mentre i contributi sono erogabili a movimenti o partiti già presenti o che intendano candidarsi, in maniera non episodica, per elezioni nazionali o regionali. Insomma, a chi fa politica o intende farla, non a chi la ispira o fiancheggia (associazioni e fondazioni).
Partiti o movimenti che ricevono i contributi volontari sono iscritti in un elenco nazionale e sottoposti a controlli e limiti stringenti. Il controllo ex post è attribuito alla Corte dei Conti. Irregolarità contabili o violazioni di legge sono punite anche con la sospensione dall’elenco.
Visto che si vota fra un anno per le Politiche e fra due per le Regionali, il periodo transitorio è di due anni (in cui il sistema vigente è gradualmente sostituito da quello futuro). Ciò per non rischiare di finanziare partiti scomparsi.
La proposta offre un contributo alla spending review. È infatti formulata sul presupposto di una riduzione degli oneri per il finanziamento pubblico dei partiti a carico dello Stato (in parte già nel 2012) e prevede un limite al totale dei contributi verso i partiti, oltre il quale viene rivista la componente pubblica del finanziamento.
I minori oneri per la finanza pubblica sono destinati al Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale, introdotto (con buona pace del governo) nella legislazione vigente dalla manovra di settembre e operativo dal 2014.
Perdere l’opportunità per restituire ai cittadini la libertà di scelta e alla politica la dignità sarebbe, questo sì, un «errore drammatico».

La proposta è firmata da Nicola Rossi, Mario Baldassarri, Marco Follini, Maria Pia Garavaglia, Pietro Ichino, Maria Leddi, Roberto Antonione, Fabio Gava, Stefano Graziano, Giustina Mistrello Destro, Angelo Santori, Luciano Sardelli

Edgar Morin

Una piena comprensione esige apparenti perdite di tempo, che in realtà sono guadagni di razionalità

Edgar Morin

Earth Day 2012

(…) Non dico che i piccoli gesti non siano importanti per salvare il Pianeta, ma l’ambientalismo ormai si è ridotto a questo, ha abbandonato le grandi battaglie, le uniche realmente incisive, per dedicarsi ad assorbenti riciclati e rimedi della nonna e vendere indulgenze, leggi permessi per inquinare, al diavolo. Sta diventando di un simbolismo sterile… come quelle religioni i cui adepti si riuniscono una o due volte all’anno per onorare comandamenti di cui spesso non conoscono il significato e che ignorano il resto dei giorni. Vogliamo un anno dedicato alla terra. E sarebbe bello celebrarlo con pochi fedeli veri piuttosto che con una massa di credenti non praticanti di cui la Terra farebbe volentieri a meno, oggi e domani.

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Tagli agli stipendi dei parlamentari: un botto di referendum

Una cosetta semplice, segno dei tempi. Un gruppo di cittadini si incontra e costruisce su internet attraverso un sito (comitato del sole) e una pagina Facebook una raccolta firme per tagliare gli stipendi dei parlamentari. E fanno il botto collezionando 1.200.000 “mi piace” e circa 80.00 aderenti. Dietro, almeno fino a prova contraria, nessun partito, nessun politico, nessun giornale. E così il 23 aprile andranno a depositare un quesito referenderario per abrogare parzialmente la legge che determina l’indennità spettante ai parlamentari. Semplice e abbondante.