Per dire come funziona un grande partito che guarda al futuro, basterebbe scattare una fotografia a quello democratico americano. Obama – democratico -, che si sta giocando una difficile campagna in tempi di recessione economica e in un ambiente sociale con forti tinte fondamentaliste, ha dato il suo consenso all’inserimento del matrimonio omosessuale al programma del partito che verrà approvato alla convention di settembre. Il discorso più importante alla stessa convention, verrà pronunciato da un sindaco ( San Antonio – Texas) di 37 anni e ispanico. E insieme al sempre amato Bill Clinton, parlerà Elizabeth Warren, una che spende il suo tempo difendendo i diritti dei cittadini di fronte al sistema bancario. Guardare al futuro, insomma, senza troppa paura.
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, fa’ quel che può e si accinge a varare una miniriforma contente medicinali monouso, regole con maggiore tracciabilità sull’attività privata dei medici, multe a chi vende sigarette ai minori, lotta alla medicina difensiva e altro che si vedrà. Il Ministro sa però bene che norme di questo genere potranno raschiare un po’ meglio il barile ma null’altro. D’altra parte in un governo “tecnico” e ormai avviato a scadenza naturale, non si può sperare in molto di più. Tutto ciò, comunque, non permetterà una inversione significativa sulla spesa sanitaria che solamente una vera e propria innovazione potrà sanare. E innovazione anche in questo caso non significa fare in maniera più veloce o diversa le cose, ma fare altre cose. Di ricette veloci non ne ha nessuno, ma è chiaro che esistono nodi che devono essere sciolti. Uno dovrà essere quello dell’organizzazione dei nostri luoghi di cura, ancora fermi ad una concezione veramente novecentesca che la medicina più avanzata sta abbandonando. E ripensare le nostre strutture, soprattutto quelle ospedaliere, significa ragionare per intensità di cure, differenziando gli spazi stessi e i momenti di cura. L’ospedale moderno, infatti, è un ambiente ad alta intensità di cura, dove ad un primo momento tecnologicamente e assistenzialmente impegnativo ne subentra un altro dove, in un normale decorso, diminuiscono le necessità della persona. In diversi Paesi si sta adottando un sistema praticamente separato anche dal punto di vista fisico, con articolazioni degli ospedali diversi. Oggi si guardano più le giornate di degenza in uno stesso letto o Reparto per calcolare il risparmio – quando non la necessità di spendere meno trattando casi meno complessi -. Il futuro sarà una corretta valutazione delle necessità delle persone ricoverate, trovando in ogni momento della cura il più corretto impiego dei mezzi umani e strumentali a disposizione in spazi diversi. Oggi continueremo a pagare il lavoro delle diverse professionalità sanitarie in maniera poco intelligente ed appropriata, sottraendo, ad esempio, il lavoro vero di un chirurgo facendogli compilare per diverse ore carta inutile che non abbatterà gli errori o i costi. Sì, avete capito bene: per diverse ore al giorno paghiamo lo stipendio di un chirurgo per un lavoro da impiegato amministrativo. E’ chiaro che così non ne verremo fuori…
Due cosette interessanti all’epoca dei “tecnici” in questo scorcio di fine legislatura. La prima è che possediamo il più vetusto “parco” di professori universitari. In media in Germania o negli Usa i docenti delle diverse accademie sono in almeno la metà dei casi al di sotto dei 40 anni mentre nel nostro Paese raggiungono con fatica il 16%. La seconda è che almeno un eletto su 4 delle patrie amministrazioni da molti anni sarebbero dei manager. Se la prima parte del discorso può farci ben comprendere come continuiamo a formare i nostri ragazzi in maniera abbastanza “sbilanciata” guardandoci alle spalle invece che avanti, la seconda mi fa sorgere il dubbio che l’infornata di tecnici o di “sergenti” d’industria (i capitani è chiaro che sono altrove) che nuove aggregazioni politiche stanno per disporre in campo, ci farà colare ancora più a picco rispetto passato.
Lo Spiffero lancia la notizia del deposito della sentenza del Consiglio di Stato sul “caso Giovine” ed anticipa alcuni rumors sul possibile esito favorevole a Mercedes Bresso, con conseguente messa in mora della Presidenza di Roberto Cota della Regione Piemonte. Il tutto si attende per domani. In sostanza verrebbe accolto il ricorso che sostiene come falsa la legittimità della Lista Pensionati per Cota con la necessità di annullare le elezioni del 2010. L’esito finale dovrebbe però essere scritto non prima del pronunciamento del terzo grado della Cassazione che, verosimilmente, arriverà tra qualche mese e lasciando quindi ipotizzare o la surroga automatica con Mercedes Bresso Presidente, o un nuovo ricorso alle urne che potrebbe svolgersi in concomitanza con le elezioni nazionali. Forse giustizia verrà ristabilita…
In alcuni resoconti web, emerge che esiste una regia a due nella trattativa per la nuova legge elettorale. Gli sherpa sarebbero Denis Verdini (lato B) e Maurizio Migliavacca (Lato Ohè ragassi). Sicuramente due politici navigati e di esperienza, completamente fiduciari dei rispettivi leader e profondi conoscitori siadelle regole elettorali che delle rispettive pance di partito. Poco si sa di cosa si dicono quando si incontrano, ma sembra che la stima sia reciproca. Il problema, forse, è proprio che nessuno ne sa molto di cosa si raccontano e che lasciare in mano ai due “expertiseé” una materia che certamente riscuote l’interesse di almeno una ventina di milioni di italiani non sembra una grande mossa. Insomma, anche per la legge elettorale potremo contare sul nuovo che avanza. Dalla volta scorsa…
Poniamo il caso dell’Ilva di Taranto, che certamente non è nuovo. E’ un problema serio che si ripresenta ciclicamente: la scelta di chiudere uno stabilimento certamnete inquinante a fronte di centinaia di posti di lavoro. Sarebbe lungo e difficile discettare sull’argomento in questa sede e serietà ci impone di rimandare nelle giuste sedi la discussione – che in realtà non dovrebbe essere così riproposta. Un fatto mi sembra inaccettabile. Le stesse facce che hanno portato l’Ilva a queste conseguenze, soprattutto politiche ma anche di manager pubblici e privati, sono ancora una volta chiamati a livello mediatico a discutere e trovare soluzioni. Ecologicamente bisognerebbe, innazitutto, prendere questi giornalisti, politici, industriali e farli tornare a casa senza molestarci ulteriormente. Se non sono riusciti a risolvere il problema prima, non vedo come possano contribuire a farlo adesso. Iniziamo da qui, poi il resto viene da sé…
Se è pur vero che alcune delle facce politiche che appaiono in Tv possono essere tranquillamente accusate di aver portato alla deriva il nostro Paese, non mi sembra corretto invocare la discesa in campo di molti degli attuali “capitani d’industria” che possono essere, altrettanto tranquillamente, di aver portato alla bancarotta l’Italia, avendo perseguito le peggiori “politiche” industriali d’Europa. Se una manifattura o servizio non è in grado d’innovare (che non significa fare le cose velocemente, ma fare altre cose), di essere a posto con i bilanci, di vivere in maniera parassitaria sulla groppa dello Stato, di non essere in grado di competere nel mercato globale, non penso che tutta la colpa sia dei politici. Esistono anche Manager e capi d’impresa che semplicemente non sanno fare bene il proprio lavoro e che andrebbero censurati alla stessa maniera dei politici di cui sopra. E che quindi fioriscano nell’agone politico molti di questi “industriali” proponendosi come salvatori della Patria, mi lascia un “pochetto” interdetto. Ohibò!
Per chi non se ne fosse avveduto, stiamo assistendo ad una grandiosa melina sulla legge elettorale per non dover andare ad elezioni anticipate. Pd e Pdl non hanno nessun interesse né a mollare un sistema che garantisce una composizione sicura delle fila parlamentari, né a correre al voto presentando coalizioni che non sono ancora pronte nei fatti. Lo stesso Berlusconi sta lavorando alla formazione di una nuova offerta politica ed ha bisogno di tempo per metterla in carreggiata e tentare di riprendere quanti più voti possibile. Dall’altra parte, malgrado la vittoria sembra a portata di mano, Bersani non ha certamente ancora “coagulato” una maggioranza in grado di portare fuori dalla tempesta senza particolari turbolenze. Oltre al fatto che l’avvicinarsi all’orizzonte di nuovi gruppi politici “centristi” – leggi i vari Giannino, Montezemolo o Passera – necessita un sistema in grado di smorzare la loro capacità di interdizione, riconducendoli all’obbligo di cercare alleanze nelle diverse coalizioni, pena l’emarginazione politica. E cosa meglio del “porcellum”?
Possiamo girarci attorno quanto vogliamo, ma forse il problema attuale democratico, economico e quant’altro, è una forte concentrazione del potere sia politico che economico nelle mani di pochi. Una sistema fondamentalmente di èlites che tende, anche in queste ore, a perpetuare se stesso: una nuova èlite che tenta di sostituirsi a quella precedente. Questa è forse la battaglia a cui stiamo assistendo in queste ore, e la parte “tecnica” sembra essere solo una variante delle vecchie consorterie o meglio ancora una delle squadre in campo, dato che i gruppi che si contendono la partita sono diversi e non solo due. Come se ne esce? Credo che abbia ragione chi sta cercando di rimettere in campo il problema del recupero dei fondamentali con cui è stata costruita la nostra Repubblica; fondamentali che vanno anche al di là della nascita anagrafica della nostra repubblica del ’46. Uno di questi è sicuramente quello della riaffermazione della Libertà come mancanza di dominio, che si è più che degradato, sostituito con quella della Libertà liberal/liberista che lavora per una società in cui gli individui, per essere liberi, devono essere svincolati da ogni interferenza, possibilmente con una Stato dai confini molto stretti che si occupi solamente di un paio di cosette lasciando il resto alla concorrenza selezionatrice. (altro…)
Si riaffaccia la questione della legittimità della vittoria di Roberto Cota su Mercedes Bresso alle ultime elezioni regionali. Come già riportato da “Lo Spiffero” sono state depositate le motivazioni, da parte del giudice Alberto Oggè, della sentenza d’appello che ha condannato il Consigliere Giovine. Nella sostanza le motivazioni della sentenza potrebbero corroborare la tesi della Presidente Bresso che sono state sostenute davanti al Consiglio di Stato, che proprio in questi giorni dovrebbe esprimersi sul ricorso. La questione non è banale e potrebbe ancora ribaltare l’esito delle ultime elezioni facendo decadere l’attuale Governo della Regione Piemonte dopo l’ancora successivo passaggio attraverso il Tar di Torino. I passaggi della Magistratura non si commentano, ma certamente l’idea che almeno politicamente sia stata compiuta una vera ingiustizia nei confronti di Mercedes Bresso e degli elettori che l’hanno sostenuta rimane, a mio avviso, salda, al di là dell’attivo supporto che personalmente ho dato – e continuo a confermare – alla lista della Presidente Bresso.