Se proprio volessimo parlare di “rottamatori”, dovremmo prendere nota di questa data: 11 ottobre 1962, apertura del Concilio Vaticano II. Un Papa ormai anziano, considerato di transizione, mette in scacco le strutture vaticane provocando uno scossone che, a tendere l’orecchio, si avverte ancora oggi. Quando Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, a soli tre mesi dalla sua elezione a pontefice, diede l’annuncio nella basilica di S. Paolo fuori le mura di un “Concilio ecumenico per la Chiesa universale”, scese il gelo e, come racconta chi c’era, nessuno applaudì. E pochi avrebbero applaudito anche quando si affermò che il clero veniva superato dal sacerdozio universale dei credenti; quando ci si domandò non “cosa è la Chiesa” ma “chi è la Chiesa” o quando lo stesso Papa si rivolse agli esponenti della curia vaticana che si opponevano alla celebrazione del Concilio indicandoli come “profeti di sventura”. Questo “balzo in avanti” come lo definì Roncalli stesso, avvenne senza proclamare nuovi dogmi ma volendo interpretare “i segni del tempo”. Un metodo, che potrebbe tornare utile anche oggi…
Dorino Piras
La Salute, l'Ambiente, il Lavoro
Michele Boldrin spiega come il lavoro non sia una semplice merce con caratteristiche fisse regolata dalla semplice domanda e offerta. Il lavoro, e il suo “mercato”, hanno molti elementi di dinamismo ed eterogeneità che bisogna conoscere quando se ne discute, per non cadere in una semplice chiacchiera. Con un passaggio importante su come il lavoro contenga elementi di “bene comune” che ne caratterizzano l’interesse sociale.
Sulla questione degli eventuali votanti di centrodestra alle primarie del centrosinistra, basterebbe capire qual è il tasso di ispirazione al sistema americano. Sì, perchè i maggiori praticanti del sistema di scelta del candidato attraverso elezioni preventive sono, appunto, gli americani. Innanzitutto il sistema di registrazione ad albi di elettori democratici o repubblicani non è presente in tutti gli Stati dell’Unione. Ma soprattutto, giusto per trasparenza, esistono da sempre elettori di uno schieramento che si organizzano e votano per il candidato dell’altro Partito. Così nessuno si scandalizza più di tanto se esistono gruppi organizzati come ad esempio quelli del “Republicans for Obama” e viceversa. Certamente ogni popolo possiede una storia a sè ma non sarebbe neppure un male capire cosa succede da chi ha un’esperienza ormai centenaria, visto che richiamiamo quelle stesse esperienze quando ci fa comodo.
Questa storia delle decurtazioni della spesa della politica attraverso tagli dei Consigli regionali, in realtà rischia di aggiungere irritazione a indignazione nei comuni cittadini. Almeno per due ragioni. Chiaramente la chiamata all’austerità è molto tardiva e sospetta: se non ci fosse stato il ballon laziale dubito si sarebbe verificata un’accelerazione. Ma soprattutto la “riformetta” sui costi della politica segue, da buon’ultima, quella che ha asciugato le tasche popolari a colpi di Imu e via discorrendo. Questo non è molto accettabile e la credibilità di una manovra del genere avrebbe certamente tenuto se la cosiddetta politica avesse iniziato prima di altri ad autoriformarci. Cade cioè l’idea che lo snellimento delle prebende (snellimento e non vero e proprio talgo) possa intendersi come un momento di condivisione delle difficoltà generali. in sostanza prima tu che poi arrivo anch’io. Il secondo tempo della storia è ancora più simpatico e sottende una incapacità di fondo: le agevolazioni e denari che si stanno per sopprimere, non avranno un benchè minino effetto sulle casse dello Stato. Risulta comunque chiaro che mille euro stanno meglio in un asilo nido e che l’idea di una limatura alla sperequazione sia positiva, ma tutto questo non sarà minimamente efficace. Ed in fondo questo lo sappiamo tutti, e proprio perchè lo sappiamo siamo ancora in attesa di azioni che possano davvero ascriversi al bisogno di efficacia ed efficienza che tutti ormai richiedono dalle pubbliche amministrazioni. E se un qualsiasi provvedimento che toglie a qualcuno e nei fatti non aumenta il benessere degli altri viene propagandato come necessario, forse è solo fumo negli occhi e potrebbe anche essere incasellato nella categoria della stupidità pelosa
Marco Cattaneo sul suo blog di “Le Scienze”, racconta la storia della ricerca di Séralini che ha rilanciato il legame tra gli organismi geneticamente modificati (Ogm) e l’insorgenza di tumori. Non solo una bufala, ma un costume ormai largamente presente nel costume nazionale in cui si parla di scienza senza leggere i dati (e gli articoli, anche pseudoscientifici)
(…) Non appena il lavoro di Séralini e colleghi è stato disponibile alla comunità scientifica, però, si sono scatenate enormi polemiche. La quasi totalità degli esperti si è detta scettica sul design dell’esperimento, sul ceppo di topi scelto per l’esperimento, sulla durata dello stesso, sui metodi di analisi dei risultati, persino sulla selezione delle fotografie pubblicate (ci sono le foto dei topi trattati che hanno sviluppato tumori ma non di quelli di controllo…), sul metodo di analisi statistica, sul cherrypicking, ovvero la scelta accurata dei dati ritenuti rilevanti ai fini di dimostrare ciò che si vuole dimostrare. Insomma, secondo la comunità scientifica l’articolo di Séralini e colleghi non ha le caratteristiche della “buona scienza”, e secondo alcuni non dimostra proprio nulla. Alcune reazioni rilevanti le trovate sul sito del Science Media Centre britannico (sì, lì hanno un Science Media Centre, giusto per segnalare l’abissale distanza che ci separa dai paesi civili e avanzati…). E una discussione davvero ricca dei dettagli dello studio, delle critiche e delle controreazioni è in corso sul forum biofortified.org. Altre critiche sul fronte dell’analisi statistica piovono su Stats Chat. (Se vi fate un giro in rete ne trovate ormai a centinaia, di critiche pesantissime e articolatissime nel merito scientifico allo studio in oggetto.) (…)
” Sul Grand Canyon c’è un cartello a caratteri cubitali che dice: “Non dare da mangiare agli animali selvatici”. In caratteri più picoli spiega che in questo modo gli animali perderebbero la capacità di andare in cerca di cibo, mettendo a repentaglio la loro sopravvivenza nell’ambiente naturale. Sono stati gli uomini a piantare il cartello. Se la questione fosse stata demandata agli animali, la maggior parte di loro avrebbero forse preferito non esporre alcun cartello: meglio approfittare della generosità dei turisti e tanti saluti alla sopravvivenza della specie, se questo significa dover rinunciare a un pasto senza fatica. Lo stesso vale per il mondo degli affari. Individualmente, ogni imprenditore ha vita più facile se foraggiato dal governo: ecco perchè si spende tanto in attività di lobby. Ma nel suo complesso il sistema di mercato peggiora. Come sarebbe pericoloso lasciare che fossero gli animali a dettare le regole dei parchi nazionali, è imprudente permettere agli uomini di affari di imporre le regole del business, perchè non tengono in considerazione quanto i salvataggi indeboliscano il funzionamento del mercato. Al pari di dar da mangiare agli animali selvaggi, sovvenzionare le grandi banche e imprese per evitare i dissesti finanziari sembra un atto caritatevole, ma alla lunga nuoce al beneficiario. Un Paese che protegge gli animali dall’azione corruttrice del cibo dei turisti dovrebbe anche proteggere il mondo delle imprese dalla corruzione dei sussidi”
Luigi Zingales: “Manifesto Capitalista” Rizzoli editore
Devo dire che su una cosa sono d’accordo con quello che ha detto oggi Beppe Grillo: la questione della Regione Lazio ed altre similari, rappresentano solamente “briciole” rispetto ad altre partite come quelle delle concentrazioni della produzione dell’energia, industriali, delle aziende municipalizzate e via discorrendo. Effettivamente credo che ci stiano dando in pasto solamente robetta che, giustamente, indigna e provoca sommovimenti emetici (vomito per intenderci), ma che non rappresenta la vera “ciccia” di tutto ciò che sta avvenendo non solo nel nostro Paese. E, politicamente, basterebbe incrociare questo argomento con quello che, ad esempio, scrive Zingales sulle concentrazioni di monopolio e sul capitalismo drogato, per capire che esistono davvero altre strade rispetto all’ordine attuale, Però bisogna mettersi a studiare di più e non lasciarsi “intortare” da qualche giornale o network televisivo che sia.
P.S. Avendo frequentato un po’ di aule consiliari e sapendo che il ruolo delle opposizioni ha, come pilastro, il controllo dei conti mi sorge una piccola domanda: ma l’opposizione di sinistra dov’era?
Il Partito Democratico propone l’introduzione di una “patrimoniale”. Bene, sono personalmente d’accordo. Ma dall’enunciazione alla pratica ne corre. Così, per non rimanere delusi dopo, bisognerebbe anche capire come farla. Non sto parlando di cifre, di linee guida su cui costruire una sorta di prelievo “equo”, di pratiche ragionieristiche. Semplicemente, per fare una patrimoniale in tempi certi, bisognerebbe avere un’anagrafe dei patrimoni aggiornata e sufficientemente complete ed attendibili. Oggi questa 2anagrafe” non esiste e quindi l’eventuale “patrimoniale” rimarrebbe un pio desiderio. Allora, per far capire che si fa sul serio in caso prevalesse alle prossime politiche la “versione” di Bersani, bisognerebbe iniziare a costruirla con un semplice atto legislativo del Parlamento che non credo proprio costerebbe granchè. Dal momento che non costa e che oggi esiste una maggioranza di cui fa parte lo stesso Bersani, giusto per non creare aspettative irrealizzabili, soprattutto nei tempi, si agisca di conseguenza. E gli elettori, sicuramente, gradiranno. Molto.
Prendete queste parole di Julio Velasco e al posto di alzatore, schiacciatore, ricevitore, mettete “politico”.